Libero: “La Chiesa ha paura di benedire la Tav”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Dicembre 2013 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA
Libero: "La Chiesa ha paura di benedire la Tav"

Libero: “La Chiesa ha paura di benedire la Tav”

ROMA – Troppe violenze in val di Susa, anche la Chiesa ha paura: i sacerdoti della valle rifiutano di dire messa nel primo tratto di galleria. Il vescovo: si chiami un prete da fuori.

Scrive Giuseppe Pollicelli di Libero:

È notizia di non molte ore fa che nessun sacerdote valsusino, quest’oggi, celebrerà presso il cantiere della Tav di Chiomonte la tradizionale messa di Santa Barbara (il 4 dicembre si festeggiano, in quelle zone, operai e minatori). Ltf ha pertanto chiesto alla Curia di Susa di far venire da fuori un officiante che celebri la ricorrenza all’interno della galleria in costruzione. Uno scenario analogo a quello già registratosi un anno fa, allorché il vescovo di Susa, Alfonso Badini Confalonieri, annunciò che «la messa si celebrerà in chiesa perché la questione della Tav è delicata e facilmente strumentalizzabile».

È necessario, quindi, provare a capire che cosa abbia nuovamente spinto tutti i preti della Val di Susa a non compiere il proprio dovere di amministratori del culto. Monsignor Badini Confalonieri ha cercato di gettare acqua sul fuoco dichiarando: «Io mi limito a rispondere con un fermo no alle polemiche e trovo che sia meglio andare avanti amichevolmente. Quando si prega si fa sempre del bene. Quest’anno la messa si celebrerà all’interno della galleria ma non penso che vi sia nessun prete della diocesi disponibile, poiché non abbiamo abbastanza officianti. Credo che il sacerdote giungerà da fuori, ma non c’è nessuna polemica».

Una versione dei fatti quanto mai diplomatica e subito smentita dagli attivisti no Tav, i quali hanno pensato bene di piegare a proprio vantaggio le parole del prelato interpretandole come un’implicita condanna del progetto Tav nella sua globalità: «Gli stessi parroci, insistentemente contattati da Ltf, che si occupa dello scavo, hanno rifiutato di celebrare la messa»,dicono gli oppositori. «Rifiuti come questo hanno il peso e il valore di un corteo come quello del 16 novembre 2013, con oltre 40.000 no Tav in marcia in una valle che conta poco più di 30.000 abitanti. La Valle di Susa rifiuta quest’opera inutile e devastante, la comunità intera lotta e si espone».

Dal canto loro, LTF e tutti coloro che non nutrono ostilità verso la Torino-Lione sono rimasti stupiti dalla«resa» del vescovo, dopo che quest’ultimo, appena due mesi fa, aveva parlato a favore della presenza di forze dell’ordine nella Valle, sostenendo che fossero lì «a difesa dei diritti democratici, per impedire e contrastare qualsiasi atto criminale. Se vogliamo la pace nel nostro territorio, tutti devono collaborare a sanare ledivisioni e comprendere le posizioni altrui, ascoltando gli altri e rispettando chi la pensa diversamente». Ma se si mette da parte l’ipocrisia, le ragioni della rinuncia dei sacerdoti valsusini sono chiare: questi preti hanno paura. Non è dato sapere se abbiano mai ricevuto dirette intimidazioni da parte delle frange più esagitate dei no Tav; forse no, tuttavia è evidente che a spaventare isacerdoti basti e avanziil clima soffocante che regna ormai da tempo in Val di Susa e che condiziona le esistenze di chi non si allinea alle posizioni degli attivisti.

Un clima testimoniato da episodi tanto eloquenti quanto numerosi. Ne ricordiamo solo alcuni fra i più recenti: i pesanti scontri durante la manifestazione contro la Tav svoltasi il 20 novembre a Roma, con tanto di diffusione di un volantino delle nuove BR inneggiante a un «salto di qualità» nei sabotaggi; le minacce fisiche rivolte, lo scorso settembre, a una giornalista di Re – pubblica a cui un manifestante, durante un corteo, ha cercato di sottrarre, agitando un bastone, il cellulare con cui la cronista aveva effettuato delle riprese; sempre a settembre, le tre betoniere incendiate a Salbetrand, in Alta Valle, all’indomani della visita a Torino del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Adesso gli attivisti sono riusciti nell’impresa di rendere un atto «eroico» anche in Piemonte (nemmeno si fosse in un quartiere mafioso del Sud) il dire messa. Speriamo, a questo punto, che prima o poi si faccia avanti un sacerdote valsusino abbastanza coraggioso da celebrarla. Sarebbe un gesto importante.