Libero: “Ozpetek, Celestini e Pif. L’esercito dei mantenuti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Gennaio 2014 - 11:17 OLTRE 6 MESI FA
"Ozpetek, Celestini e Pif: è questo l’esercito dei mantenuti

“Ozpetek, Celestini e Pif. L’esercito dei mantenuti…”

ROMA – Ozpetek, Celestini e Pif: è questo l’esercito dei registi mantenuti secondo Libero: “Quasi 1 milione di euro all’ultima opera del regista italo-turco, 150mila euro per l’esordio alla cinepresa dell’attore teatrale e vantaggi fiscali per il polpettone antimafia dell’ex iena”.

L’articolo di Franco Bechis:

Ce l’ha fatta Walter Veltroni, che al suo esordio da regista cinematografico ha strappato il prezioso riconoscimento di «opera di interesse culturale» per il docufilm Quando c’era Berlinguer prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti (la stessa del commissario Montalbano). Non ce l’ha fatta invece Sabina Guzzanti, con la sua Trattativa che purtroppo per lei non pizzica solo Silvio Berlusconi, ma pure Giorgio Napolitano.

La sottocommissione del ministero dei Beni culturali guidato da Massimo Bray non le ha concesso il riconoscimento culturale, che Veltroni è riuscito a strappare per il rotto della cuffia (17° sui 18 ammessi). Meglio di Veltroni è riuscito un altro esordiente che fa riferimento alla medesima area politico-culturale: Ascanio Celestini, che ha ottenuto anche 150 mila euro per produrre il suo Viva la sposa. Poco prima di Natale il ministero dei Beni culturali ha sfornato una bella pioggia di contributi diretti e indiretti attraverso i riconoscimenti che faranno incassare abbondanti agevolazioni fiscali (l’interesse culturale a questo serve). Fra i fortunati che hanno conquistato anche la dichiarazione di eccellenza che il ministero rilascia ai film di essai c’è pure La mafia uccide d’estate di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, la iena nota anche per essere il compagno di Giulia Innocenzi, da anni spalla televisiva di Michele Santoro. Il giudizio di eccellenza concesso all’opera prima di Pif consente infatti di ottenere vantaggi fiscali diretti e indiretti e anche un premio in denaro alle sale che lo trasmettono, calibrato sulla lunghezza del periodo in cui esso rimane in programmazione. È un attestato che nell’ultimo anno e mezzo è stato concesso a grandissimi registi internazionali, come Roman Polanski (Venere in Pelliccia), Quentin Tarantino (Django), Ang Lee (Vita di P), Steven Spielberg (Lincoln), Martin Scorsese (Hugo Cabret) e fra gli italiani Paolo Sorrentino (La grande bellezza), Marco Bellocchio (Bella addormentata) e Giuseppe Tornatore (La migliore offerta).

Nella doppia delibera di finanziamento della sottocommissione a dicembre ci sono per altro quasi tutti gli habituè della cassa del ministero. Ottiene un milione di euro Matteo Garrone per Il racconto dei racconti, trasposizione cinematografica de Lo conto de li cunti. Novecentomila euro a Ozpetek per il suo Allacciate le cinture, ottocentomila euro a testa per firme sicure del cinema italiano come Ermanno Olmi (Cumm’è bella ‘a muntagna stanotte) e i fratelli Paolo e Vittorio Taviani (Me – raviglioso Boccaccio). Ha ottenuto 300 mila euro anche Carlo Verdone (solo per la distribuzione) per il suo Sotto una buona stella, e centomila di più ne ha strappati Michele Placido con La scelta. Non mancano Francesca Archibugi (Il nome del figlio), che ottiene 500 mila eu- ro, né Marco Bellocchio (La Prigione di Bobbio) e Cristina Comencini (Latin lover) che hanno incassato 400 mila euro di contributi pubblici. Fra i nomi noti strappa 350 mila euro Abel Ferrara per un film su Pasolini, stessa somma ottenuta dal regista più amato dalla Lega, Renzo Martinelli con il suo The missing paper. Hanno invece chiesto e ottenuto al posto dei contributi il riconoscimento di film di interesse culturale sia Nanni Moretti per il suo prossimo Margherita che Carlo Vanzina per Sapore di te, appena uscito nelle sale e perfino Enrico Vanzina per Un matrimonio da favola. È proprio un bello scherzo fatto da Bray, quello di mettere appaiati sullo stesso al- tissimo piano il cinema di Moretti e quello dei Vanzina. Il riconoscimento di interesse culturale è stato ottenuto a dicembre anche da Giovanni Veronesi (Una donna per amico e da Paolo Genovese (Tutta colpa di Freud). Bocciati perché è stato ritenuto assai scarso il valore del soggetto e della sceneggiatura sia la Guzzanti, che ha ottenuto 28 punti nella valutazione finale, ben al di sotto del minimo di 36 utili ad essere presi in considerazione per finanziamenti e riconoscimenti, e anche Asia Argento (figlia del maestro dell’horror Dario), che ha proposto il suo Incompresa. Non è stato appunto compreso dalla sottocommissione ministeriale di Bray, che comunque ha assegnato a soggetto e sceneggiatura il punteggio di 34, a un soffio dalla sufficienza, e ben superiore a quello ottenuto dall’altra silurata eccellente. Grazie a questa piccola rivoluzione nelle classifiche tradizionali dei beniamini del ministero, qualche maldipancia a sinistra verrà certamente vissuto. Può diventare un caso politico quella sliding door grazie a cui è entrato Veltroni ed è uscita di scena la comica più amata dall’ala militante. Può attutire il colpo l’occhio di riguardo mostrato per Pif, ma non toglierà il sospetto su una bocciatura che sembra avere una fisionomia più politica e istituzionale che stilistica.