Libero: “Per Laura Boldrini gli spot degradano la donna. Islam e rom invece no”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Novembre 2014 - 10:48| Aggiornato il 20 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Libero: "Per Laura Boldrini gli spot degradano la donna. Islam e rom invece no"

Laura Boldrini (LaPresse)

ROMA – “Per Laura Boldrini gli spot degradano la donna. Islam e rom invece no” è il titolo dell’articolo a firma di Francesco Borgonovo su Libero:

L’esistenza di Laura Boldrini dev’essere veramente estenuante. Non può nemmeno tornare a casa e accendere la televisione perché ogni volta le viene l’acidità di stomaco, poveretta. Peggio di Maria Elena Boschi che – prima di fidanzarsi – tornava a casa la sera tardi e si metteva in salotto con una tazza di latte, magari a lacrimare davanti al Diario di Bridget Jones. La presidente della Camera non ha neppure quella consolazione: appena pigia il telecomando, le viene l’orticaria. Per il suo bene le consigliamo di venderla, questa benedetta televisione. Anche perché sembra davvero essere il suo principale problema.

Già un anno fa si era esibita in una filippica contro le pubblicità. «Non può essere concepito normale uno spot in cui i bambini e il papà sono seduti e la mamma serve a tavola», disse testualmente. Poco dopo, tornò alla carica: «È inaccettabile che in questo Paese ogni prodotto, dallo yogurt al dentifricio, sia veicolato attraverso il corpo della donna. In Italia le multinazionali fanno pubblicità usando il corpo delle donne». E immaginiamo quante maledizioni le abbiano tirato le modelle, temendo di vedersi levate da un giorno all’altro metà del lavoro. Poi, per qualche tempo, non ha esternato. Si è limitata a soffrire in silenzio. Ma alla fine, ieri, il tappo è saltato. Bisognava che la nostra coraggiosa Laura denunciasse l’odiosa barbarie commessa ogni giorno contro le donne per via catodica. Partecipando alla presentazione del «report di WeWorld Intervita contro la violenza sulle donne», ha spiegato che quello degli spot è un «sistema agghiacciante».

Di cui sono responsabili le «nostre imprese», le quali «vogliono investire 66 milioni al mese in spot che riproducono un’immagine falsata della donna». Ah, questi malvagi imprenditori sessisti. Gente senza scrupoli. «La imprese preferiscono tirarsi fuori dall’evoluzione della nostra società», ha denunciato la Boldrini. «Un’impresa può partecipare attivamente allo sviluppo della società ma anche non farlo e ancorarsi a uno stereotipo vecchio. Le nostre aziende sono innamorate di quello stereotipo perché quello fa vendere». Certo, ovviamente il vero problema delle imprese italiane è il modo in cui rappresentano la donna negli spot. Pare addirittura che molti imprenditori si siano suicidati non per via della crisi, ma perché non sopportavano di vedere i propri marchi associati a immagini abominevoli tipo quelle – udite, udite – di una «donna o silenziosa e seminuda o che serve a tavola». A questo punto ci viene perfino il dubbio che il decoder di Laura funzioni male. Ma che pubblicità guarda? Ormai per trovare una mamma che serve a tavola al marito e ai figli bisogna aspettare le repliche del Carosello  (…)