Licenziate gli statali, no non si può. Patroni Griffi vs Fornero: ho già mollato

Pubblicato il 25 Maggio 2012 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA

Elsa Fornero, incapace di stare zitta troppo a lungo, ha detto una cosa giusta: devono essere “licenziabili gli statali. No alla disparità con i privati” (Stampa). Ma il ministro della Pa, Filippo Patroni Griffi, ha già mollato ai sindacati la garanzia del reintegro e ieri ha replicato piccato: “C’è la legge delega, a questo punto deciderà il Consiglio dei ministri” (Stampa). Naturalmente il “Governo è diviso” (Messaggero).

Giova ricordare che Patroni Griffi è la quintessenza del gran commis dello Stato, giurista, capo di gabinetto di ministri in vari Governi di questi vent’anni, ebbe la fortuna, che pochi mortali hanno, di comprare dall’Inps una casa in zona Colosseo a Roma, di cui era inquilino, pagandola meno di 2 mila euro al metro, cioè meno di un condominio a Torvajanica. Libero ha anche scritto che ha aiutarlo nella causa contro l’Inps per ottenere quel prezzaccio, fu Carlo Malinconico, meteorico sottosegretario del Governo Monti.

C’è stata polemica ieri, ma non se ne parla in prima pagina, tra Mario Draghi e Mario Monti, sui soldi che la Bce ha dato alle banche italiane e che queste hanno usato, invece che per rimettere in moto il credito e l’economia, per comprare i Btp.

Ne parla il Messaggero, in un articolo all’interno, in cui si citano le parole di Draghi, dette all’interno di un discorso rivolto ai giovani, a Roma, di cui nessuno ha il coraggio di trarre le conseguenze: non solo per l’impiego distorto dei fondi, che ha favorito nel breve gli obiettivi di apparente risanamento del Governo ma ha lasciato l’Italia a secco; ma anche per le cifre citate da Draghi, aride statistiche che fanno paura: in Italia la disoccupazione giovanile è oltre il 30%, in Germania è all’8%. Draghi la spiega, ma in termini consoni al presidente della Banca centrale europea, parlando di troppe rigidità all’ingresso e all’uscita del mercato del lavoro in Italia, e scusate se è poco, se si pensa che la Germania è uno dei Paesi più sindacalizzati e socialisti del mondo.

I primi giornali, Corriere della Sera e Repubblica, preferiscono dare fiato alle vuote promesse di Monti. Il Corriere annuncia un “Piano di Monti per i giovani”, la Repubblica precisa: “8 miliardi per i giovani”. Leggendo sul Messaggero la cronaca di Mario Aiello sul Messaggero, si capisce che è una frase di circostanza, messa lì in un discorso destinato a una assemblea di giovani, pura demagogia, come dire: non ci ho ancora pensato, ma so che da qualche parte ci sono 8 miliardi di euro di fondi già previsti dall’Europa (Sole 24 Ore),  e penso che qualcosa per voi ne faremo. Siamo su una brutta china: se davvero il Governo dispone di 8 miliardi, li usi per favorire l’uscita dei più anziani senza il trauma di una vecchiaia inndigente, e per immettere nuove forze nel sistema produttivo, senza gettare invece i soldi in posti di sussidio, inutili, dispersivi e, come poi si legge nella cronaca nera, portatori di corruzione e abusi.

Ieri ha esordito il nuovo presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, il quale ha squittito “Niente favori, un Paese normale, cioè azioni concrete su burocrazia, fisco e credito”.

Ma la Stampa tranquillizza tutti con un grande scoop: “Esclusivo, la pagella di Bruxelles sull’Italia: non servono altre manovre. Ue: bene i conti, ora crescete”: Ma chissà chi gliele ha passate quelle carte…?

Monti insiste sugli eurobond, quasi nessuno dice che la Merkel insiste a dire no, il Sole 24 Ore registra: !Monti: a breve gli eurobond”.

Un’altra notizia che lascia a bocca aperta è la seconda di oggi. Corriere della Sera: “Il banchiere Gotti Tedeschi licenziato dal Vaticano. Addio tra accuse e veleni”; Repubblica: “Terremoto allo Ior, il Vaticano caccia Gotti Tedeschi: la sua gestione insoddisfacente”. Quel che colpisce non è la notizia in sé, riportata da un po’ tutti in vari modi e interpretazioni, riconducibili più all’inadeguatezza complessiva nel ruolo di Bruni Tedeschi e ai suoi attriti personali con cardinal Bertone che non al mito della trasparenza mancata. Quel che colpisce è la brutalità del comunicato, del tutto in contrasto con lo stile ovattato, allusivo, mai esplicito.

Intanto la Camera ha approvato, girandola al Senato, la nuova legge sul finanziamento ai partiti. Qualcosa puzza, non solo perché Antonio Di Pietro (Idv) e Beppe Grillo (5 Stelle) hanno subito denunciato la legge come destinata a tagliarli fuori, ma è anche insorta, perché esclusa dalle procedure di controllo (Repubblica),la Corte dei Conti, cioè la magistratura contabile dello Stato, al cui esame in teoria tutta la spesa pubblica è sottoposta. Gli avevano sottratto la Protezione civile ai tempi di Bertolaso, ma ora anche questa è rientrata. Viene legittimo chiedersi: perché i partiti non vogliono i controlli?

Monta lo scandalo della discarica di Roma a poca distanza da Villa Adriana, a Tivoli, la città satellite costruita duemila annio fa dall’imperatore Adriano e che, con le sue rovine, è uno dei posti più belli del mondo. Adriano Celentano ha scritto al Fatto, prendendo posizione contro la discarica e il giornale ci ha fatto la prima pagina. Repubblica ha in prima pagina un articolo di Francesco Merlo, il Corriere della Sera ne ha uno di Gian Antonio Stella, la Stampa di Mattia Feltri. Il Messaggero fa cronaca: “Blitz del ministro Ornaghi a Villa Adriana, il prefetto Pecoraro a Monti: lascio”, intanto “in arrivo per Malagrotta [la vecchia discarica] la proroga fino a dicembre”.

Sulla Gazzetta dello Sport una intervista a Marchisio della Juventus (“Non chiamatemi più Tardellino), la notizia che “Conte firma fino al 2015” (Andrea Agnelli dimostra di avere il quid) e la notizia che “Cassano piace agli sciecchi” e ci sarebbero richieste dal Qatar per avere l’estroso, anzi geniale calciatore del Milan.