Ligresti, Cancellieri, Peluso: intrighi, fedeltà, tradimenti e la telefonata

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Novembre 2013 - 12:03 OLTRE 6 MESI FA
Ligresti, Cancellieri, Peluso: intrighi, fedeltà, tradimenti e la telefonata

Ligresti, Cancellieri, Peluso: intrighi, fedeltà, tradimenti e la telefonata (Foto LaPresse)

ROMA – Intrighi, fedeltà e tradimenti si celano dietro la telefonata di Anna Maria Cancellieri per Giulia Ligresti, scrive Giovanni Pons su Repubblica. “Ho visto crescere Piergiorgio Peluso”, dice Salvatore Ligresti. Per questo Peluso, figlio di Cancellieri, diventa il “salvatore” dei Ligresti, che appare ogni volta che la famiglia è nei guai.

Ligresti, Cancellieri e Peluso, tre famiglie che sono unite da conoscenze personali, prima che professionali, scrive Pons:

“È una storia di siciliani emigrati a Milano quella che in questi giorni sta travolgendo la famiglia Ligresti e la famiglia Peluso, in un affaire che sta minando le fondamenta del governo Letta e la credibilità del suo ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri in Peluso, accusata di essersi adoperata a favore della carcerata Giulia Ligresti. Un abbraccio quantomeno incauto, che trova una spiegazione solo se si inquadra in un contesto più ampio, che ricomprenda tra i protagonisti anche Mediobanca, merchant bank milanese fondata nel 1946 da Enrico Cuccia, anch’egli siciliano trapiantato a Milano”.

Dal niente Salvatore Ligresti avrebbe costruita la sua fortuna, complici conoscenze importanti e il fiuto per gli affari immobiliari e di Borsa, continua Pons:

“In un ventennio le conoscenze giuste hanno dunque spinto Ligresti a diventare un uomo molto potente, al centro di un crocevia fatto di immobili, rastrellamenti di Borsa, banchieri influenti ed esponenti delle istituzioni in grado di facilitare la sua ascesa. In questo milieu così blasonato non poteva mancare Silvio Berlusconi”.

Berlusconi che per Ligresti è “amico di vecchia data” che come lui ha fatto la stessa gavetta. E nella storia personale di Ligresti c’è anche la famiglia Peluso, con cui i contatti iniziano nella Milano degli anni Settanta, dirà il figlio della Cancellieri ai pm:

“«Negli anni ‘70 mio padre gestiva una farmacia che si trovava vicina allo studio medico esercitato da Antonino Ligresti. È nata così una conoscenza familiare. Ho avuto rapporti di lavoro con il gruppo Ligresti già nel 1999, quando lavoravo in Mediobanca alle dipendenze del dott. Pagliaro, mi ero occupato della Premaimm»”.

E proprio dopo la bufera di Tangentopoli, Salvatore Ligresti si affida a Peluso, scrive ancora Pons:

“Tocca così a Peluso farsi le ossa da banchiere nel salvataggio immobiliare dei Ligresti e poi dal 2002 nel gruppo Capitalia si imbatte ancora nelle società di Don Salvatore. «In questo periodo ricordo due operazioni importanti con il gruppo Ligresti: una prima ristrutturazione del debito che il gruppo Sinergia aveva nei confronti di Capitalia e un nuovo finanziamento erogato da Capitalia a Premafin». Mentre Peluso si occupava della parte immobiliare in Mediobanca decidono di sfilare la Fondiaria dalla morsa degli Agnelli e di offrirla in sposa alla Sai di Ligresti. Unica raccomandazione di Maranghi: smetterla con la gestione “tutto in famiglia”.

Ma dopo la fedeltà, arrivano i tradimenti:

“Ma senza Cuccia il patto non regge e comincia la stagione dei tradimenti. É Ligresti il primo a rompere le fila e ad allearsi con le banche di sistema per far fuori Maranghi. Poi cerca la sponda con l’Unicredit di Profumo portando in dote la conoscenza con Berlusconi, quindi tenta lo sganciamento attraverso l’accordo con la francese Groupama”.

Ligresti, ormai considerato non più affidabile, viene emarginato e Peluso viene chiamato a salvare la situazione:

“Ancora Peluso, che accetta di passare armi e bagagli nella compagnia. Ligresti è contento, pensa di essersi messo in casa uno della sua cerchia, «uno che ha visto crescere fin da bambino», come dice il teste della procura Gismondi. E invece è l’inizio della fine. Il pentolone della galassia Ligresti viene scoperchiato, Peluso figlio lautamente ricompensato per il suo lavoro, con la famiglia di Paternò in galera al completo”.

Ed è questo il momento in cui la Cancellieri fa “la telefonata”:

“L’ultimo affondo, per il momento, è di Salvatore: il 19 dicembre, dai domiciliari, ricorda al guardasigilli che non è lì per caso: «Mi feci latore del desiderio dell’allora prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione. L’attuale ministro Cancellieri è persona che conosco da moltissimi anni e ciò spiega che mi sia rivolta e che io abbia trasmesso la sua esigenza al presidente Berlusconi. In quel caso la segnalazione ebbe successo perché la Cancellieri rimase a Parma». Ma la ministra smentisce tutta la ricostruzione e resta al suo posto”.