“Londra è il più grande paradiso fiscale al mondo”: ecco perché

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Aprile 2015 - 07:21 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA – C’è un paradiso fiscale a una Manica – 34 km di mare – dal continente europeo: è Londra, capitale dell’Isola più “caiman” di tutte le Cayman, la Gran Bretagna. Con il suo 20% di tasse sulle persone giuridiche (ovvero società e aziende), ha creato un clima “amichevole” che le grandi multinazionali gradiscono.

Le 500 più grandi corporation al mondo hanno una sede nella City. E riescono con un po’ di ingegneria fiscale, ad abbassare l’aliquota su dividendi e profitti al 5%. Con un ulteriore pizzico di creatività non sono in pochi ad arrivare a pagare zero tasse. Scrive Federico Ruffo sul Fatto Quotidiano:

È come essere in mare aperto, ma senza essere in mare. “Off Shore”, dicono gli addetti ai lavori. Niente imbarcazioni, ma 14 linee di metropolitana, le più efficienti del mondo, che ogni giorno spostano 606 mila esperti fiscalisti, avvocati. […]. Un’efficienza assoluta, in cui non sono ammesse sbavature, perché è su di essa che si fonda la movimentazione di oltre 400 miliardi l’anno. Sull’affidabilità, sull’efficienza, ma soprattutto su una politica fiscale “attrattiva”, come dicono da queste parti. Il che tradotto vuol dire: “Qui, fiscalmente parlando, tutto è possibile”.

Perché siamo in Inghilterra, mica a Panama: nessuno verrà a chiedervene conto. Un paradiso fiscale, di fatto. Londra è una zona franca, nascosta in piena vista. […] Per questo, chi può scegliere, viene qui. Le 500 maggiori società del mondo hanno almeno una sede nella City. Amazon, Facebook, Cisco, Google. Loro hanno addirittura brevettato “l’elusione di ritorno”: hanno spostato parte degli utili in Irlanda (concordando col governo tasse sotto l’1 %), poi se le sono fatte rimandare indietro sulle consociate inglesi sotto forma di prestito, e i prestiti non sono tassabili e si detraggono. Risultato: tasse 0.

Camminano tutti a testa bassa, fissando la prima pagina del Guardian su cui campeggia l’insegna della HSBC appena travolta dall’ennesima rivelazione di conti correnti milionari nascosti nelle filiali svizzere. Quello che gli interessa è l’elenco degli imprenditori inglesi coinvolti, che ora non potranno più nascondersi. “Tutti quanti sapevano cosa fa la HSBC e chi aveva nascosto i propri soldi. Anche il governo britannico ha sempre saputo, ma non ha mai mosso un dito per frenare il fenomeno, anche perché se operi finanziariamente a Londra, non hai bisogno di andare in Svizzera a nascondere i soldi, puoi fare tutto qui”. Ha enormi occhi blu John Christensen, ipnotici. Ti cattura e poi riesce a spiegarti l’alta ingegneria fiscale in un modo che potrebbe capire un bambino di 6 anni. Il tempo di un caffè, poi chiede di spostarci a casa sua, fuori Londra. Non lo amano nella City, e lui non ama gli squali, pur essendo stato uno di loro, forse il migliore della sua generazione. Perché per uno che è nato sull’Isola di Jersey, forse la più efficiente sulle isole del canale con tasse 0, diventare consulente economico è un destino a cui non si sfugge.

Quindici anni alla “Touch” come promoter, a vendere trust, compagnie anonime, società dietro cui nascondersi e nascondere tutto quello che vuoi. Poi 11 come consigliere del governo del Jersey. “Giravo il mondo per spiegare a chiunque, aziende, multinazionali, sceicchi, ma soprattutto altri governi, cosa era possibile fare in Jersey. Mi sono passati davanti miliardi di dollari, tutti esentasse. Poi un giorno mi ritrovo ad Hong Kong, davanti a un funzionario del governo. Stiamo cenando, ordino champagne a fiumi senza neanche preoccuparmi di quanto costi, siamo completamente spesati, basta portare i soldi nel Regno Unito. Gli illustro alcune possibilità, lui è felicissimo, mi parla di montagne di soldi. Finché non mi spiega che li vorrebbe far transitare da altri conti offshore in paesi africani, centroamericani. È a quel punto che capisco che non stiamo parlando di un governo che vuole fare affari: erano mazzette, soldi che il funzionario stava rubando e voleva nascondere. È stato il mio ultimo giorno di lavoro”. Poco dopo Christensen ha fondato “Tax Justice”, una rete internazionale che investiga sull’evasione fiscale e promuove conferenze, gruppi, manifestazioni.

Devi capire che Londra è il più grande paradiso fiscale al mondo. È la piazza finanziaria più importante del pianeta, non esiste un altro posto dove si movimentano così tanti soldi o proprietà. E nessun’altra potenza occidentale possiede, al suo interno, così tanti paradisi fiscali con cui collaborare. Il Regno Unito ha fatto dell’interazione con i propri paradisi fiscali una parte centrale della strategia di sviluppo!”.