M5s, tsunami di espulsioni. L’Espresso: avvocati per eliminare il dissenso

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Dicembre 2014 - 16:44 OLTRE 6 MESI FA
M5s, tsunami di espulsioni. L'Espresso: avvocati per eliminare il dissenso

Una delle lettere, dal sito de L’Espresso

ROMA – Gli avvocati come arma di guerra. Per fare “pulizia” dentro al Movimento 5 Stelle, allontanando o diffidando dall’uso del nome e del simbolo militanti ritenuti scomodi.
E’ quanto starebbe accadendo, secondo il settimanale L’Espresso all’interno di M5s.

Uno “tsunami di espulsioni” scrive Ilaria Giupponi nel suo lungo reportage. Tsunami che avrebbe colpito i meet up di tutta Italia dalla Sicilia alla Lombardia passando per Roma.

Scrive l’Espresso:

Ed è proprio da qui, tramite lo Studio legale Squassi e Montefusco, che sono partite le decine e decine di mail con la diffida ad utilizzare il logo: “Diffida all’uso del nome Movimento 5 stelle”, si legge. Gli avvocati indirizzano “in nome e per conte del sig. Giuseppe – detto Beppe – Grillo” la stessa missiva indistintamente a organizer di interi gruppi locali o semplici attivisti. La motivazione? A libera interpretazione.

Ipotizza Giupponi che dietro ad alcune espulsioni ci sia l’aver dato fastidio a qualche cittadino eletto. In Sicilia, almeno. Ancora l’Espresso:

Verrebbe da pensare che sia dovuta al fastidio dato a qualche eletto, come il consigliere regionale dell’Ars, Giancarlo Cancelleri, vicinissimo al guru Gianroberto Casaleggio. Debora Borgese, un’attivista di Catania colpita dalla scomunica, aveva infatti depositato una richiesta di remissione di mandato per il gruppo regionale, motivata – spiega l’attivista – da dinamiche poco chiare nell’assunzione dei collaboratori.

Assieme a lei, colpiti da espulsione e diffide decine di attivisti: 3 diffide e 3 espulsioni a Catania; 8 diffidati e 8 espulsi nel Meet Up di Misterbianco; 8 diffidati e 4 espulsi Caltagirone. Il filo conduttore? Sarà un caso, ma “sono i membri inseriti nel gruppo di coordinamento del blog PRIMA LINEA CRITICA”, spiega Debora, “E sono anche coloro i quali avevano incontrato in via informale gli attivisti di 878 (meet up romano colpito da scomunica), ma di tutto abbiamo parlato men che di M5S o di azioni sovversive atte all’implosione del M5S”. L’accusa? “Voler organizzare un movimento parallelo. Niente di più falso”.

Idem in Lombardia:

 Passando dall’altro capo d’Italia infatti, in Lombardia, a denunciare l’ammonimento è un attivista di Arese che addirittura lavora (gratuitamente) per il Gruppo di lavoro Comunicazione “costituito su richiesta dello stesso gruppo regionale oltre un anno fa”, e che si occupa di fornire la piattaforma di invio di email utilizzata per il servizio di newsletter di tutti gli attivisti lombardi. Sergio Clerici, bandito assieme ad altri 6 attivisti, è più sconfortato che arrabbiato: “la delusione e la frustrazione prende molti di noi, che non capiscono perché farci scrivere da un avvocato, invece di parlarci con trasparenza e correttezza”, che denuncia un approccio ormai “quasi staliniano dei vertici”.

Sembrerebbe sia proprio quello che dalla casa madre detentrice del logo si voglia evitare. Discussione interna e organizzazione territoriale sembrano non essere graditi.

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