M5s, un elettore su tre: “Faremo meglio senza di Beppe Grillo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Dicembre 2014 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA
Un elettore di Grillo su tre: faremo meglio senza di lui La maggioranza della base vede con favore la nomina del direttorio

Beppe Grillo (LaPresse)

ROMA – Dopo il deludente risultato alle Regionali di due settimane fa, il Movimento 5 Stelle sta attraversando un periodo di forte turbolenza caratterizzato dal crescente dissenso interno che ha portato all’espulsione dei deputati Massimo Artini e Paola Pinna, dalle polemiche sulla mancata rendicontazione delle spese e delle indennità parlamentari e, soprattutto, dalla decisione di nominare un “direttorio” di 5 esponenti che affianchi il leader Beppe Grillo il quale, citando un’espressione di Forrest Gump , ha dichiarato di sentirsi un po’ “stanchino”.

Scrive Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera:

Le reazioni degli elettori alla decisione di Grillo di fare un passo «di lato», pur mantenendo il ruolo di garante del movimento, sembrano molto controverse: il 37% ritiene che il M5S si avvantaggerà da questa decisione, il 31% è di parere opposto e pensa abbia poco futuro perché Grillo rappresenta l’anima del Movimento e il 25% è convinto che dopo un’iniziale difficoltà il M5S sia in grado di andare avanti da solo. Gli elettori pentastellati sono ancora più divisi: il 35% manifesta pessimismo sul futuro, il 34% prevede difficoltà iniziali seguite da un consolidamento e il 30% è ottimista: se Grillo si fa da parte le cose andranno meglio.

Nel complesso due elettori su tre salutano con favore la nomina di un gruppo dirigente mentre uno su cinque ritiene che la decisione snaturi quei principi che, fin dalla sua costituzione, hanno riconosciuto a tutti i membri lo stesso potere: «uno vale uno» in una logica referendaria. E tra gli elettori grillini l’utilità di un gruppo dirigente viene riconosciuta da una percentuale ancor più elevata (71%): ciò sta a significare che si fa strada una domanda di cambiamento rispetto al modello finora adottato e privo di rappresentanza. Un modello che prevede processi decisionali concentrati su Grillo e Casaleggio e ratificati dagli iscritti mediante deliberazioni in Rete, in una sorta di versione contemporanea della democrazia ateniese di Pericle.

Riguardo al futuro, la maggioranza degli elettori (68%), in particolare quelli del Pd (83%) e degli alleati di governo (77%), auspica che il Movimento possa essere coinvolto nella definizione delle principali riforme mentre il 24% è di parere opposto e pensa che debba preservare la sua «purezza» senza accordi con nessuno. Su questo tema l’elettorato grillino appare molto diviso: il 50% sostiene l’indisponibilità ad accordi, il 48% è di parere opposto.

In questo scenario in forte evoluzione, tuttavia, gli orientamenti di voto a favore del M5S non sembrano risentire delle criticità: nei sondaggi di questa settimana, infatti, si attesta al 20%, confermandosi al secondo posto dopo il Pd, con un consenso di poco inferiore rispetto a quello ottenuto alle Europee. E, a conferma di questa stabilità, anche la valutazione dell’operato del Movimento non appare intaccata dagli ultimi avvenimenti, e si mantiene sul 25% senza differenze apprezzabili rispetto al dato di metà settembre pubblicato su questo giornale. Ciò induce a riflettere sulla strategia comunicativa del Movimento in questa fase delicata: appare evidente, infatti, che la Rete è uno strumento necessario ma non più sufficiente sia a conoscere le opinioni dei suoi elettori sia a comunicare con loro (…)