Mafia Capitale. “La grande truffa dell’amico del boss”, Corriere della Sera

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Dicembre 2014 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA
Mafia Capitale. "La grande truffa dell’amico del boss", Corriere della Sera

Massimo Carminati

ROMA – L’ultima accusa è per un conoscente di Massimo Carminati, Massimo Perazza, 63 anni, detto anche “Massimo il Romanista”, che nell’inchiesta su Mafia Capitale ha rivestito finora i panni della vittima di un’estorsione da appena 600 euro.

Strana storia, scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, anche perché in altre conversazioni lo stesso Perazza era il destinatario di alcune confidenze di Carminati, presunto boss della presunta organizzazione criminale.

Come quando «discuteva con Perazza del suo coinvolgimento nelle vicende giudiziarie di Gennaro Mokbel e Marco Iannilli», riferiscono gli investigatori dell’Arma, nell’ambito delle indagini su Finmeccanica. E si mostrava sicuro rispetto ad eventuali imputazioni che i magistrati avrebbero potuto muovergli per l’inchiesta a suo carico di cui conosceva l’esistenza: «M’accollanno malversazione», o reati minori come «fatture false». Poi ci sarebbe un’altra intercettazione, nella quale sempre Carminati parla di Perazza con altre persone in termini lusinghieri, dal proprio punto di vista, spiegando che va trattato con rispetto perché in passato s’è «fatto la galera» per loro, rimanendo «muto».

Storie che tornano d’attualità dopo l’ordine d’arresto contro lo stesso Perazza e cinque sospetti complici, fra cui tre appartenenti alla Marina Militare, per associazione per delinquere finalizzata a truffe e frodi ai danni dello Stato.

L’accusa è di aver messo in piedi un sistema che avrebbe fruttato oltre cinque milioni di guadagni illeciti grazie a false forniture di carburante alla Marina italiana. In pratica, tra il 2012 e il 2014 sono state contabilizzate forniture per oltre 9 tonnellate di gasolio, pagate e mai consegnate. Sarebbero dovute servire a far viaggiare le navi militari, ma quel carburante non è mai arrivato a destinazione, né nessuno ne ha mai reclamato la necessità. Operazione fatta figurare sulla carta (falsa) per ottenere i soldi.

Formalmente risultano dieci consegne al porto di Augusta, in provincia di Siracusa, avvenute attraverso la nave petroliera Victory, che — scrive il giudice — «stando alle notizie pubblicate sui siti web sarebbe addirittura naufragata il 22 settembre 2013, ossia in epoca antecedente ad alcune delle sospette forniture». Un controllo nel porto siciliano — effettuato dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Roma su ordine dei pubblici ministeri Mario Palazzi e Giuseppe Cascini — ha permesso di verificare che non sono mai avvenute.

Massimo Perazza è considerato uno degli organizzatori della truffa, in qualità di amministratore unico della Global Chemical Broker srl che ha operato in Italia per conto della società danese O. W. Supply, con la quale la Marina Militare ha stipulato i contratti per l’approvvigionamento di gasolio: sia quello regolarmente consegnato su altre due imbarcazioni, sia quello mai arrivato con la «nave fantasma» Victory.