Mafia Capitale, lo sfogo dell’ex assessore: rubavano sulle emergenze

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Giugno 2015 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA
Mafia Capitale, lo sfogo dell’ex assessore: rubavano sulle emergenze

Mafia Capitale, lo sfogo dell’ex assessore: rubavano sulle emergenze

ROMA – “Rita Cutini, espressione della Comunità di Sant’Egidio, è l’assessore ai Servizi sociali che Mafia Capitale non voleva e che pezzi di maggioranza non difendevano” come scrive Mauro Evangelisti del Messaggero.

L’articolo di Mauro Evangelisti: Passaggio illuminante delle intercettazioni: Salvatore Buzzi, re e ras del business su immigrati, emergenza abitativa e assistenza, dice al telefono: «Con Cutini stamo messi proprio male». Lo dice a Carminati? No, notò non senza amarezza la Cutini quando uscirono le carte, lo dice al vicesindaco Luigi Nieri che gli risponde: «Lo so, lo so, come no?». In un mondo normale il capo di una cooperativa che lavora per il Comune non andrebbe dal vicesindaco a lamentarsi perché non può controllare l’assessore che deve assegnagli milioni di euro di lavoro. In una città normale. L’ONESTÀ NON È NORMALE Rita Cutini in queste ore non parla, però il suo pensiero è noto: «Volevano fare soldi sull’emergenza, la corruzione dilaga quando non si gestiscono le cose normalmente, con bandi pubblici». No, doveva esserci sempre l’emergenza, l’assegnazione diretta dei business che fossero i rifugiati, gli anziani, i rom. Quando Rita Cutini inizia la sua esperienza di assessore con la volontà di rompere i vecchi schemi – quelli per cui lavoravano sempre le solite cooperative, in primis quelle del duo Carminati-Buzzi – da pezzi della maggioranza che, secondo la Procura, sono funzionali a Mafia Capitale, cominciano a uscire ad arte le voci che la vogliono già con la valigia. Il Pd chiede il rimpasto e la Cutini è il corpo estraneo. Il Pd chiede il rimpasto e l’allora assessore al Bilancio, Daniela Morgante, giudice della corte dei conti, è il corpo estraneo. «La Morgante fu costretta a dimettersi, fui ancora più sola in giunta». Insieme, i due corpi estranei alla politica e al sistema di Mafia Capitale, volevano chiudere i rubinetti a Buzzi. Basta con la proroga degli appalti, basta con gli affidamenti diretti, gare pubbliche perché vinca la concorrenza. Sembra normale, ma alla fine i corpi estranei vengono espulsi. Rita Cutini, 53 anni, docente al Corso di Roma Tre per assistenti sociali, cosa c’entra con Buzzi e i suoi commenti grevi al telefono? Poco. «Ho cominciato a sentirmi abbandonata, quando ho tentato di difendere il capo del mio dipartimento». Oggi le carte parlano. Rita Cutini all’assessorato ai Servizi sociali, da sempre mangiatoia di Mafia Capitale, eredita una situazione disastrosa: pagamenti fuori bilancio, disorganizzazione, irregolarità. Il capo del V dipartimento precedente (gestione Alemanno) Scozzafava (coinvolto nell’inchiesta), se n’era appena andato e la Cutini trova una dirigente arrivata dai Municipi, Gabriella Acerbi. Alla Cutini dicono che la Acerbi non va bene perché è troppo rigida. La Cutini pensa che la rigidità sia una qualità nelle macerie trovata all’assessorato. (Anche di lei, tra l’altro, diranno che è troppo rigida). Quando viene riorganizzata la macro struttura la Cutini spiega al sindaco: l’Acerbi è brava, tengo lei. Non si può fare. Buzzi ha già sentenziato che Gabriella Acerbi non va bene, con lei non si fanno affari: «Basta che se ne va questa, non te riceve, non te parla…e che cazzo, no!». «BASTA CHE SE NE VA QUESTA» Come si permette l’Acerbi a non ricevere il padrone della Coop 29 Giugno e socio di Carminati? La Cutini punta i piedi. Scrive il giudice: «Buzzi caldeggiava presso Figurelli, capo segreteria del presidente dell’Assemblea capitolina, Coratti, la nomina di Politano ritenuto da Buzzi un soggetto funzionale ai propri scopi». La Cutini perde, ma evita Politano. E Buzzi sintetizza al telefono: «Comunque la Acerbi semo riuscita a farla fuori vai a fare in culo… c’avemo la Cozza (la nuova dirigente)». In sintesi: Buzzi decide chi doveva essere fatto fuori, l’assessore Cutini viene isolata perché si oppone ai voleri di Mafia Capitale, subito si comincia a parlare di rimpasto E si prepara il lungo addio del «corpo estraneo». «Io pensavo che fosse solo un problema politico, quando sono uscite le carte ho capito cosa c’era dietro». La seconda spallata di Mafia Capitale alla Cutini arriva con la rivolta di Tor Sapienza contro un centro di accoglienza. Racconta ai suoi la Cutini: «Il centro lo aveva messo Alemanno, io non ero assessore alla Periferia, eppure contestavano me». Proteste alimentate da frange dell’estrema destra, pilotate anche da Mafia Capitale. E guarda caso la seconda spallata c’è quando la Cutini vuole indire le gare per appalti che, con la scusa dell’emergenza, invece le coop avevano considerato sempre cosa loro. «Marino mi disse che al posto mio voleva metterci Ozzimo». Sì, proprio lui, l’assessore del Pd arrestato con l’accusa di essere funzionale a Mafia Capitale (…).