Marcello Dell’Utri, estradizione o rinvio? Gli scenari possibili

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Aprile 2014 - 09:43 OLTRE 6 MESI FA
Marcello Dell’Utri, oggi udienza ma legali potrebbero chiedere rinvio a Cassazione

Marcello Dell’Utri (LaPresse)

ROMA – Questa mattina Marcello dell’Utri sarà messo davanti ad un giudice a Beirut che dovrà decidere sul suo arresto e sulla sua estradizione richiesta dall’Italia.

Scrive Grazia Longo su La Stampa:

Calmo e sicuro di sé, l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi non è uomo che lascia trasparire le emozioni. Una freddezza che gli sarà quanto mai utile anche stamattina, davanti al giudice del Tribunale di Beirut che dovrà esprimersi sull’arresto per decidere se convalidarlo o meno. Tanto più che dietro l’angolo c’è più di una sorpresa. Il difensore di Dell’Utri, l’avvocato Giuseppe Di Peri, ha infatti già annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del Riesame per il mandato d’arresto della Corte d’Appello di Palermo.

Ma il vero colpo di scena potrebbe arrivare proprio stamani, se si scoprisse che la difesa chiederà per «motivi personali» il rinvio dell’udienza della Cassazione prevista per domani a Roma. Questo significherebbe uno slittamento sulla decisione per la concessione dell’estradizione, vincolata alla sentenza della Suprema Corte. Da Roma, fonti del ministero fanno sapere di essere fiduciosi: non ci sarà alcun rinvio.

Stamattina, comunque, l’ex re di Pubblitalia non sarà solo al Palazzo di giustizia. Al suo fianco siederanno la moglie Miranda Ratti e il figlio Marco, arrivati nella capitale libanese ieri sera. «Era il minimo che potessi fare» dice Dell’Utri junior, 32 anni. Anche lui era già stato a Beirut altre volte. Compreso il 24 marzo scorso, quando un passeggero lo notò, insieme al padre, sul volo Parigi-Beirut. «Avevamo alcuni importanti appuntamenti d’affari» afferma.

Di più Marco Dell’Utri non vuole dire. Perché? Non vuole sbilanciarsi per non danneggiare il padre? E ancora: a quali affari allude? A quelli personali, relativi alle cure mediche del padre dopo l’intervento al cuore al San Raffaele di Milano? Oppure gli «affari» sono legati alla fuga che l’ex senatore Pdl avrebbe potuto organizzare se non fosse stato arrestato? Il giallo del suo rifugio dorato nell’hotel 5 stelle lusso Phoenicia Intercontinental, dov’è stato fermato dalla polizia, è ancora tutto da risolvere.

Non è chiaro se la scelta di Beirut si sia fondata sulla speranza del rifiuto all’estradizione, «cavillando» sull’unico aspetto che si presta a diverse interpretazioni: il concorso esterno. Non ci sono dubbi, infatti, sull’associazione mafiosa che è contemplata dall’ordinamento giuridico libanese.

Ma c’è anche un altro scenario possibile. Quello con Beirut come tappa intermedia, in attesa di un fuga in Guinea o nelle Antille. La prima destinazione è ventilata ampiamente dal fratello gemello Alberto, intercettato l’8 novembre scorso mentre parla con l’amico Vincenzo Mancuso nel ristorante romano dei vip Assunta Madre.

L’ipotesi delle Antille, invece, si affaccia ripensando agli investimenti nelle slot machine di Marco Dell’Utri, imprenditore cinematografico. Operazione che qualche anno fa lo portò a collaborare con il leader incontrastato del mercato, Francesco Corallo, re dei casinò alle Antille Olandesi. Una semplice suggestione? Marco e Francesco hanno in comune, tra l’altro, le disavventure giudiziarie dei rispettivi padri. Quello di Marco è, come sappiamo, in attesa che la Cassazione si esprima sulla sua condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Mentre il padre di Francesco, Gaetano Corallo, oggi è un uomo libero ma ha scontato una pena dopo la condanna a 7 anni per associazione a delinquere per la scalata ai casinò negli Anni 80.

Gli inquirenti non si sbilancino sul motivo che ha condotto Marcello Dell’Utri proprio a Beirut. «Sappiamo con certezza che il suo ultimo biglietto aereo comprendeva due voli: andata Parigi-Beirut il 24 marzo scorso e ritorno Beirut-Parigi il 29. Di quest’ultimo viaggio non abbiamo riscontri, mentre è nota la presenza di Dell’Utri a Beirut il 3 aprile». Da qui la decisione di far scattare un mandato d’arresto internazionale, eseguito dalla polizia libanese alla presenza di un funzionario della nostra polizia di Stato.