Marcello Dell’Utri, scoperti tre conti bancari in Libano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Luglio 2014 - 10:26 OLTRE 6 MESI FA
Marcello Dell'Utri, scoperti tre conti bancari in Libano

Marcello Dell’Utri (LaPresse)

ROMA – I magistrati che indagano sulla trattativa mafia-Stato cercano adesso il tesoro di Marcello Dell’Utri. Si comincia da tre conti bancari scoperti nelle scorse settimane dal centro operativo Dia di Palermo a Beirut, il buen retiro dove l’ex senatore Pdl cercava di evitare il carcere dopo la condanna per mafia.

Un deposito è risultato intestato al figlio Marco, aperto e chiuso all’inizio di febbraio nel giro di pochi giorni, gli altri due sarebbero stati gestiti direttamente da Dell’Utri. I pubblici ministeri Di Matteo, Del Bene e Tartaglia stanno preparando una rogatoria da inviare in Libano, per conoscere l’ammontare dei conti e soprattutto la movimentazione. Servivano per gestire una tranquilla latitanza all’estero o per far transitare in modo sicuro patrimoni ancora nascosti? È questa la domanda attorno a cui ruota l’ultima indagine della procura di Palermo.

Scrive Salvo Palazzolo su Repubblica:

Emilio Fede, nel racconto rubato dal suo personal trainer Gaetano Ferri, parlava di «settanta conti esteri, tutti che fanno riferimento a Dell’Utri». Poi, però, interrogato dai magistrati ha fatto una brusca marcia indietro: «Se io ho parlato di questi settanta conti sono un pazzo, io non posso avere detto settanta conti esteri. Impossibile». Secondo Fede, Ferri avrebbe manomesso la registrazione.

Ma, il racconto dell’ex direttore del Tg4 è ricco di particolari su Dell’Utri e Berlusconi. Quando il personal trainer dice “Quindi Berlusconi è costretto ad averlo questo onorevole”, Fede spiega: «Sì, per risparmiargli l’arresto… se riesce, capito… votare alla Camera, al Senato… per non farlo finire ancora dentro… per me devo dire è sempre stato di grande cortesia siciliana». E poi chiosa: «Io ho conosciuto segreti di tutti e due, che se io… con i segreti che so… non me ne approfitto… ti giuro su quello che ho più caro al mondo».

All’interrogatorio, i magistrati gli leggono la frase e Fede sbotta: «Non ho detto queste cose come le può dire un delinquente… Io non conosco segreti di Berlusconi, tranne quelli che conosco superficialmente… perché non è che conosco dove Berlusconi ha i soldi, non è che conosco se li ha messi di qua o di là, idem di Dell’Utri… «. Fede spiega di avere «simpatia umana» per Dell’Utri, «l’ho conosciuto in prossimità della discesa in campo politica di Berlusconi, l’ho incrociato qualche volta alle cene ad Arcore». Ed emerge chiaramente che la «simpatia umana» fra i due è nata in questi ultimi tempi, per una curiosa comunanza di destini: «Dell’Utri non è stato candidato, come non sono stato candidato io, e quindi è stato messo a rischio». Fede racconta di essersi rivolto proprio a Dell’Utri «quando la mia vita in Mediaset si è complicata». Spiega: «Sono andato a chiedere che si facesse interprete della mia onestà, quando sentivo che qualcosa stava succedendo per eliminarmi dal Tg4… Probabilmente, la mia vicinanza a Berlusconi dava fastidio ad altri componenti di vertice». Gli chiedono i pm: «E perché si rivolge a Dell’Utri avendo lei ottimi rapporti, anche personali, con Berlusconi?». Risposta: «Perché i rapporti di Dell’Utri con Silvio Berlusconi erano più importanti di quelli che avevo io». Il discorso torna al boss stalliere nella villa di Arcore. «So per certo che Berlusconi, tutte le volte… io ho assistito solo una volta… che Dell’Utri tornava da Palermo per il suo processo si informava di come stava la famiglia Mangano… Berlusconi aveva tutta l’intenzione di aiutare la famiglia di questo che è morto in carcere, secondo Berlusconi da eroe, perché non ha voluto dire nulla contro di lui» (…)