Marco Palombi sul Fatto Quotidiano: “Legge di stabilità? Resta solo una manovrina…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Ottobre 2013 - 11:22 OLTRE 6 MESI FA
Marco Palombi sul Fatto Quotidiano: "Legge di stabilità? Resta solo una manovrina..."

Marco Palombi sul Fatto Quotidiano: “Legge di stabilità? Resta solo una manovrina…”

ROMA – Enrico Letta illustra la sua Legge di Stabilita, la sua “manovretta” o “manovrina” come scrive Marco Palombi per il Fatto Quotidiano, presentata “giusto in tempo per i Tg della sera”. In sintesi, la manovra prevede uscite o minori entrate per 11, 5 miliardi nel 2014 e per altri 15 miliardi nel biennio successivo. Le coperture per l’anno prossimo ammontano però solo a otto miliardi e mezzo. “Merito della flessibilità contrattata in Europa”. Secondo Letta la pressione fiscale scenderà dal 44, 3 al 43, 3 per cento nel triennio 2014-2016.

Il conto sembra tornare con le notizie disponibili: circa tre miliardi di sgravi, infatti, sono destinati alla riduzione del cuneo fiscale, ma poi ci sono pure due miliardi di nuove tasse tipo l’aumento dell’imposta di bollo sui prodotti finanziari e la “revisione delle tax expenditures” (tagliano deduzioni e detrazioni, cioè che aumentano le tasse) più altro gettito da manovre fiscali su banche e assicurazioni. A stare ai numeri, sembra che pure la famosa Trise – la nuova tassa comunale sugli immobili – non venga considerata meno onerosa dell’accoppiata Imu-Tares, anzi a consuntivo potrebbe essere anche peggiore: sui rifiuti infatti si paga a tariffa e sarà più cara della vecchia Tarsu applicata finora dal-l’ 80 per cento dei comuni (la Tares era “cifrata” ad un miliardo di gettito in più della tassa sui rifiuti); sui servizi comunali decideranno i sindaci col vincolo che l’aliquota massima sia quella più alta dell’Imu “maggiorata dell’ 1 per mille”.

INVESTIMENTI E WELFARE – È la parola più ripetuta da premier e ministri. Uno sforzo c’è: dovrebbero ammontare a circa sei miliardi nel 2014.

Gli obiettivi sono i soliti: grandi infrastrutture stradali e ferroviarie (dal corridoio Adriatico alla Salerno-Reggio Calabria, dal Mose alla ristrutturazione della rete di Rfi fino alla ricostruzione de L’Aquila), appalti della difesa e delle forze dell’ordine. Viene pure rifinanziato per un miliardo l’ecobonus sulle ristrutturazioni e gli arredi e un miliardo di sforamento dal patto di stabilità interno è concesso ai comuni solo per le spese in conto capitale. Una parte della copertura, tre miliardi e mezzo, viene da una riduzione della spesa corrente: 2, 5 miliardi dalle amministrazioni centrali e uno dalle regioni (sulle une e le altre, giova ripeterlo, gravano anche i tagli di Monti e Tremonti per il 2014), ma non dal comparto salute, università e ricerca. Il cuneo fiscale è la parte più deludente: pochi fondi rispetto alle previsioni e concentrati sugli anni a venire (si parlava di 15 miliardi subito, saranno 10, 6 in tre anni). Il governo, comunque, ha provveduto a rifinanziare in tutto o in parte alcuni fondi sociali: dalla non autosufficienza alla social card, dal 5 per mille al Fondo per le politiche sociali: 1, 28 miliardi a cui vanno aggiunti i 600 milioni per la cassa integrazione straordinaria.

ARRIVA LA TRISE La nuova imposta sulla casa che rimpiazza l’Imu GRANDE SODDISFAZIONE da parte delle Regioni per lo scampato pericolo sulla sanità. Anche se i tagli ci saranno lo stesso per l’importo di un miliardo. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, preferisce mettere l’accento sul segno più: “È molto positiva la scelta fatta sul tema della sanità. Siamo soddisfatti che siano state ascoltate le nostre buone ragioni”. Per quanto riguarda il resto, aggiunge, “vedremo i tagli, quali saranno quelli che riguardano il comparto e poi faremo una valutazione”. Chi esulta più di tutti è però la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, secondo cui “per la prima volta in dieci anni niente tagli alla sanità. Un risultato di cui vado molto fiera. Anche perché sembrerebbe che il Consiglio dei ministri ha trovato la copertura di 2 miliardi per scongiurare l’aumento dei ticket sanitari dal 2014. La Legge di Stabilità, comunque, prevede una riduzione degli stanziamenti alle Regioni per 1 miliardo. Si tratta di una delle voci di risparmio che affianca i tagli previsti alla spesa dello Stato (2,5 miliardi nel 2014). Nelle previsioni della vigilia si trattava di tagli funzionali, cioè quelli relativi alle spese di funzionamento delle Regioni stesse: uffici, funzionamento delle assemblee, spese per la presidenza e gli assessorati. Si vedrà se è così. Intanto Letta ha annunciato la soppressione dell’aumento dell’Iva per le cooperative sociali e le associazioni del Terzo settore che avrebbero visto, in mancanza del provvedimento, l’aliquota Iva salire dal 4 al 10%.

UN MILIARDO Niente tagli alla Sanità, pagano solo le Regioni IL MODO IN CUI il governo ha deciso di intervenire sulla tassazione sul lavoro non piacerà agli interessati e alle loro associazioni. Sindacati e Confindustria chiedevano un impegno da 15 miliardi subito, un punto di Pil, ma il governo ha dato loro 10,6 miliardi in tre anni: cinque serviranno a sgravare le buste paga dei lavoratori e 5,6 le imprese. Si parte da quest’anno con poco più di tre miliardi di euro: da quel che si capisce significa che, bene che vada, i dipendenti potranno guadagnare al massimo 200 euro in più all’a nno (ma solo quelli che hanno un reddito attorno ai 17 mila euro, il beneficio si assottiglia con l’aumento dello stipendio); per i datori invece dipende da quale meccanismo sarà scelto in Parlamento. La cosa curiosa di questa parte della manovra di Enrico Letta è infatti proprio questa: non si sa ancora chi e attraverso quale leva potrà godere del beneficio. “A bbiamo dovuto correre e per forza di cose alcuni aggiustamenti verranno fatti in Parlamento col concorso delle parti sociali”, ha spiegato ieri sera il premier in conferenza stampa. Il governo, comunque, ha promesso che sul cuneo fiscale verranno devolute anche le eventuali risorse in arrivo dal concordato fiscale con la Svizzera e dalla ridefinizione delle quote di Bankitalia. La Cgil è la prima a reagire: “Così le risorse per i lavoratori sono insufficienti e nemmeno una parola è stata detta sui redditi da pensione”.

MENO DEL PREVISTO – Sgravi fiscali ai dipendenti 10,6 miliardi in tre anni della spesa corrente: 2,5 miliardi dalle amministrazioni centrali e uno dalle regioni (sulle une e le altre, giova ripeterlo, gravano anche i tagli di Monti e Tremonti per il 2014), ma non dal comparto salute, università e ricerca. Il cuneo fiscale è la parte più deludente: pochi fondi rispetto alle previsioni e concentrati sugli anni a venire (si parlava di 15 miliardi subito, saranno 10,6 in tre anni). Il governo, comunque, ha provveduto a rifinanziare in tutto o in parte alcuni fondi sociali: dalla non autosufficienza alla social card, dal 5 per mille al Fondo per le politiche sociali: 1,28 miliardi a cui vanno aggiunti i 600 milioni per la cassa integrazione straordinaria.