Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Sentenza pro veritate”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Agosto 2013 - 08:20 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Sentenza pro veritate"

La prima pagina de Il Fatto Quotidiano del 30 agosto

ROMA – “Sentenza pro veritate”, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio di venerdì 30 agosto, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano.

Dopo un mese di depistaggi politici e mediatici, le motivazioni della condanna definitiva del senatore Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale riportano al centro della scena i fatti. Fatti non nuovi, almeno per chi in questi anni ha voluto informarsi e poi ricordare. Ma ormai consacrati da un verdetto irrevocabile che mette la parola fine all’ipocrisia del linguaggio alla vaselina, tutto dubitativi e condizionali.

Se dal 1º agosto, dopo la lettura del dispositivo, si poteva affermare senza tema di smentita che il senatore Silvio Berlusconi è tecnicamente un delinquente pregiudicato, da ieri si può anche aggiungere il perché: perché il sistema truffaldino che gli ha consentito per vent’anni di frodare il fisco gonfiando i prezzi dei film acquistati da Mediaset presso le major americane tramite intermediari occulti e fittizi, intascandone le plusvalenze sui conti esteri di società offshore create ad hoc dall’avvocato Mills, derubando il fisco e la sua stessa azienda per centinaia di milioni, anche dopo la quotazione in Borsa, anche mentre sedeva in Parlamento e addirittura a Palazzo Chigi, l’aveva “ideato”, “creato”, “organizzato” e “sviluppato” lui a partire dagli anni 80.

Nelle 208 pagine firmate da tutti e cinque i membri del collegio della sezione feriale della Cassazione (non solo dal relatore Amedeo Franco e dal presidente Antonio Esposito, come di solito avviene), ci sono le risposte a tutti e 94 i motivi di ricorso presentati dai legali di B. e dei suoi tre coimputati contro la sentenza d’appello (…).

E non sono opinioni o “teoremi” di questo o quel pm più “accanito” o “politicizzato”: sono verità processuali accertate in nome del Popolo Italiano nell’ultimo grado di giudizio, che nessuno potrà mai ribaltare né modificare. Nessun ricorso suppletivo alla Cassazione, nessun pellegrinaggio al santuario di Strasburgo, nessun altro mezzuccio da azzeccagarbugli per camuffare da provvisoria una sentenza definitiva. Per quasi un mese, in tv e sui giornali s’è parlato di tutto, fuorché dei fatti che hanno portato alla condanna.

Se si facesse un sondaggio fra i cittadini, ben pochi saprebbero rispondere che il tre volte presidente del Consiglio e sette volte parlamentare B. è stato condannato per una frode fiscale d 300 milioni di euro (la gran parte falcidiata dalle prescrizioni causate da leggi ad personam fatte da lui medesimo, una piccola porzione di 7,3 milioni scampata alla falcidie). Che è molto peggio della semplice evasione fiscale, visto che è un reato aggravato dai mezzi fraudolenti (le decine di società offshore e il sistema di sopravvalutazione dei diritti) creati per truffare lo Stato, cioè tutti i contribuenti onesti. (…)