Marco Travaglio: “Il collega Lucianone”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Settembre 2015 - 08:10 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio: "Il collega Lucianone"

Marco Travaglio: “Il collega Lucianone”

ROMA – “La notizia è di quelle destinate a gonfiare di orgoglio il cuore di tutti gli appassionati della libera informazione – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – da ieri Luciano Moggi è giornalista pubblicista, con tanto di tesserino verde dell’Ordine consegnatogli alla veneranda età di 78 anni in una breve ma toccante cerimonia nella città di Torino, dove fino al 2006 dispiegò tutto il meglio della sua etica sportiva”.

L’editoriale di Marco Travaglio: Poi i noti giacobini della giustizia sportiva lo radiarono dalla Federcalcio, e fu allora che scoprì la sua vocazione giornalistica, scrivendo commenti per Libero e per il sito del settimanale ciellino Tempi e facendo l’opinionista alla radio (Manà Manà) e in tv (Sportitalia). “Mi hanno vestito di bianconero, ma questo non mi esime dallo scrivere cose negative sulla Juventus – ha commentato il novello giornalista, fresco di promozione –, in ambito sportivo non sempre le cose vengono raccontate come sono realmente accadute”. Poi ha lanciato un severo monito all’intera categoria, richiamandola ai più profondi valori della deontologia professionale: “Spero di essere un giornalista che dice le cose come stanno. L’Ordine dei Giornalisti dovrebbe colpire chi non si attiene alla verità e vuole raccontare la sua, di verità”.

Parole sante. Dopo la riammissione di Renato Farina, a suo tempo radiato dall’Ordine per l’appartenenza al Sismi col temibile nome di battaglia “agente Betulla” e per la condanna a 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar, la stampa italiana si nobilita vieppiù con l’apporto di un’altra indiscussa autorità morale, reduce da due condanne in appello per violenza privata (1 anno al processo Gea World, annullata per prescrizione) e per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva (2 anni e 4 mesi processo Calciopoli, annullata per prescrizione) e da una in primo grado a 4 mesi per minacce. Ove mai qualcuno nutrisse perplessità per la new entry, non ha che da leggere le motivazioni della sentenza della Cassazione su Calciopoli, depositate la scorsa settimana. Moggi è descritto come “l’ideatore di un sistema illecito di condizionamento delle gare del campionato 2004-2005 (e non solo di esse)”, colpevole e impunito, nonché “principe indiscusso” del calcio italiano “senza alcuna apparente giustificazione”. La sua gang – scrivono i supremi giudici – “era ampiamente strutturata e capillarmente diffusa nel territorio” (…).