Marco Travaglio: Magna magna a Roma, rimbocchiamoci le mani

a cura di Sergio Carli
Pubblicato il 31 Ottobre 2015 - 08:34 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio: Magna magna a Roma, rimbocchiamoci le mani

Marco Travaglio: Magna magna a Roma,. Un capo pd ha scritto per un refuso (freudiano) sulla Unità “rimbocchiamoci le mani” …

ROMA – Marco Travaglio cerca di vedere quello che si nasconde “dietro le verità ufficiali” e dietro la cacciata di Ignazio Marino da sindaco di Roma da parte del suo stesso partito, il Pd: è un mistero e tale probabilmente resterà, ma i 5 punti sui cui Marco Travaglio argomenta sono scolpiti col fuoco.

La verità ufficiale sarebbe che Ignazio Marino è stato

“un sindaco tutto sommato onesto, ma incapace e pasticcione, travolto da uno scandalo non gravissimo ma comunque imbarazzante, che va a casa per aver perduto la fiducia del partito, della giunta, della maggioranza e di parte degli elettori, rimpiazzato da un commissario prefettizio che governerà Roma con la massima correttezza ed efficienza in attesa delle elezioni”.

L’analisi di Marco Travaglio, nell’editoriale intitolato “Magna Capitale”, pubblicato sul Fatto di sabato 31 ottobre 2015, è un po’ diversa:

1) Al Pd, cioè a Renzi che ne è il padrone, degli scontrini e delle eventuali bugie di Marino non è mai fregato nulla, né prima né dopo la sua iscrizione sul registro degli indagati (un atto segreto, curiosamente filtrato proprio, mentre il Pd cercava un appiglio per convincere i propri consiglieri renitenti all’ordine di dimettersi).

Matteo Renzi, ricorda Marco Travaglio, nel 2014 ha

portato al Governo quattro indagati per le note spese regionali e [ha] ammesso la candidatura in Campania di Vincenzo De Luca, addirittura condannato in primo grado per abuso d’ufficio e incompatibile con qualunque incarico per [effetto della legge] Severino.
Inoltre Renzi si affretterebbe a far pubblicare dal fedele Nardella i rendiconti delle sue note spese da presidente della Provincia e poi da sindaco di Firenze.

2) Il diktat di Matteo Orfini, cioè di Renzi, ai 19 consiglieri comunali del Pd perché si dimettessero subito […] giungendo a ignobili trattative sottobanco con [l’ex sindaco di Roma Gianni] Alemanno e i suoi simili per raggiungere la fatidica quota 25, è un atto talmente violento e intimidatorio da non ammettere altre spiegazioni se non questa: l’imbarazzo di un partito che caccia a pedate il proprio sindaco eletto direttamente dal popolo e non ha neppure il coraggio di dirgli in faccia il motivo preciso: non per la sua incapacità (nulla è cambiato rispetto a due mesi fa, quando Orfini e tutto il Pd lo difendevano, dando dei mafiosi a chi lo criticava), ma perché i poteri che da sempre governano Roma sottobanco vogliono rimetterci le grinfie, specie ora che arrivano i 500 milioni del Giubileo.

3) Il passaggio democratico in Consiglio comunale avrebbe consentito un’operazione verità su quello che non è il “caso Marino”, ma il “caso Pd & centrodestra”, dove nessuno è innocente tranne chi non ha mai governato. Anche in questi ultimi due anni e mezzo, Marino non ha mica governato da solo. Se Roma è passata dal malgoverno del centrosinistra [Rutelli e Veltroni] e poi di Alemanno (i protagonisti di Mafia Capitale) al nongoverno di Marino, non è soltanto colpa sua. Nella sua giunta sedevano uomini di tutte le correnti del Pd e Sel, compresi ultimamente gli orfiniani, cioè renziani, Causi ed Esposito. IlPd ha votato tutte le scelte di Marino fino all’altroieri.
Ora sarebbe interessante conoscere la relazionedella Commissione prefettizia su Mafia Capitale consegnata a Gabrielli e Alfano e subito segretata, con i motivi per cui il Comune andava sciolto per mafia e i nomi dei 101 dirigenti e funzionari coinvolti che nessuno ha allontanato: li avrà messi lì Marino o le giunte precedenti? Sarebbe seccantese, via Marino, quei 101 restassero.

4) La Curia romana ha ripreso a impicciarsi come ai bei tempi del Papa Re. Continue [sono le] intromissioni della Segreteria di Stato, del vertice della Cei e del Vicariato. Dov’erano questi sepolcri imbiancati quando Roma veniva depredata da Mafia Capitale e dai suoi sindaci di fiducia? […] Casualmente da quando Marino registrò qualche unione gay, il vicario di Roma monsignor Vallini ci fa sapere un giorno sì e l’altro pure che a Roma si vive malissimo: le buche, lo smog, il traffico…

5) Il Premio Tartufo 2015 va però all’orfiniano, cioè renziano Marco Causi, che accusava sulla prima pagina dell’Unità il sindaco Marino di “unascelta contro la città” (il ritiro delle dimissioni) e della “rimozione psicanalitica del problema” (l’inchiesta sugli scontrini). Causi non è un passante: è il vicesindaco di Roma, al fianco di Marino per mesi, fino all’ultima giunta dell’altro ieri. Poi èarrivato l’ordine di Orfini, cioè di Renzi, e ora fa finta di non conoscerlo.
Ma un diavolo di refuso in coda all’intemerata di Causi gli fa dire quel che già pensano in molti, in vista dell’arrivo dei 500 dobloni: “E ora rimbocchiamoci tutti le mani ”. Meglio di una confessione.