ROMA – Marco Travaglio lancia l’allarme e due inquietanti domande sul conto di Matteo Renzi e il suo “giglio magico”:
1. sono “solo calunnie le voci di un progetto” del Governo di Matteo Renzi per smantellare la Consob e punire il suo presidente GiuseppeVegas “per la mancata omertà sullo scandalo del decreto” che impone la trasformazione in società per azioni delle Banche popolari?
2. è proprio vero che “nessun amico di Renzi sapesse nulla del decreto prima che fosse approvato?”.
Le domande pesano nella politica italiana di oggi, perché una delle Banche popolari toccate dal decreto dello scandalo è la Popolare d’Etruria, di cui è vice presidente il padre della ministra Maria Elena Boschi, inner dello inner circle di Matteo Renzi, il cuore del “giglio magico”.
Attorno alla legge sulle Popolari c’è stato un giallo politico: dove era Maria Elena Boschi quando passava il decreto in Consiglio dei ministri, salvo riemergere, nelle prime ore di venerdì 13 febbraio 2015, al fianco di Matteo Renzi, nella incursione alla Camera?
Alla fine, sospira Marco Travaglio, la risposta ufficiale è arrivata:
“Maria Elena Boschi, ministra delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento, era assente al Consiglio dei ministri riunito fra le 15.45 e le 17.20 del 20 gennaio 2015 per varare il decreto sulle banche popolari. Dunque non si pose il problema della sua astensione per il suo personale conflitto d’interessi (piccolo) di mini-azionista della Banca popolare d’Etruria né di quello (più grande) di figlia del vicepresidente dell’istituto, il padre Pier Luigi Boschi, e di sorella di un altro socio nonché dipendente, il fratello Emanuele Boschi. La ministra aveva già replicato al Fatto il 26 gennaio spiegando che sei giorni prima non era a Palazzo Chigi in quanto “impegnata in Parlamento nel percorso di riforme costituzionali ed elettorale”. Poi però si era scoperto che alla Camera nessuno l’aveva vista, mentre al Senato risultava un suo intervento-lampo alle 17.40, dopo la chiusura del Cdm. Prima – ci ha poi detto il suo portavoce – era “chiusa in una stanza di Palazzo Madama”.
Il verbale (segreto) del Consiglio dei ministri, in cui la Boschi risulta assente, è stato passato al sito di Repubblica, che peraltro non le aveva chiesto nulla [perché la domanda era stata posta dal Fatto, di cui ora Marco Travaglio è direttore]”.
Purtroppo, però, il “pasticciaccio” delle Banche popolari, prosegue Marco Travaglio,
“è ben lungi dall’essere chiarito. Il decreto del governo di cui la Boschi fa parte anche in contumacia le ha trasformate in Spa, facendo lievitare i loro titoli in Borsa e guadagnare chi possiede azioni e le ha rivendute lucrando sull’improvviso rialzo. La banca più fortunata è stata proprio quella d’Etruria, che in gennaio ha stabilito addirittura il record di performance in Piazza Affari con un +59%: un capolavoro di arte etrusca fuori tempo massimo, rispetto sia all’andamento delle altre popolari, sia alla crisi nera della banca aretina, che infatti la Banca d’Italia ha appena commissariato per “insufficienza patrimoniale rispetto ai requisiti prudenziali”.
Intanto, la Consob e la Procura di Roma
“indagano sulle operazioni sospette di insider trading che hanno preceduto il decreto da inizio gennaio, quando già serpeggiavano voci su una riforma che ancora non c’era ma qualcuno già conosceva fin troppo bene.
Il risultato l’ha rivelato il presidente della Consob Giuseppe Vegas alla Camera: massicci e “anomali acquisti” di azioni delle banche popolari nei giorni precedenti il decreto e precipitose cessioni subito dopo l’annuncio. Operazioni ordinate in gran parte da Londra, dov’è attivissimo un altro amico-finanziatore di Renzi, Davide Serra, titolare del Fondo Algebris. Il quale ha negato di aver comprato titoli di popolari dal 1° al 19 gennaio e di aver mai trattato titoli di Etruria. Ma ha ammesso di aver fatto affari con le popolari, poi riformate dal governo amico con profitti milionari per qualcuno. Chi? Ah saperlo. Serra, fino a prova contraria, resta un uomo d’affari che fa i suoi legittimi business all’estero e sostiene Renzi (anche finanziariamente) perché crede in lui. La Boschi, fino a prova contraria, è una persona perbene e va criticata solo per le riforme sbagliate che promuove. E così Renzi”.
Restano i sospetti o timori adombrati dalle due domande riportate all’inizio. Nell’ipotesi fossero fondati, Marco Travaglio rispolvera una vecchia feroce battuta:
“Bisognerebbe aggiornare la definizione che Guido Rossi diede di Palazzo Chigi ai tempi di Massimo D’Alema presidente del Consiglio e della privatizzazione all’italiana di Telecom, ceduta a debito ai “capitani coraggiosi” Colaninno, Gnutti & C.: “Una merchant bank dove non si parla inglese”. Se si dovesse scoprire che qualcuno del Giglio Magico renziano conosceva in anteprima i contenuti del decreto e ci ha fatto affari, si dovrebbe parlare di una merchant bank dove si parla inglese. E anche etrusco”.
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