Marco Travaglio: Sono fiancheggiatore Isis, Riotta ha capito

Marco Travaglio: Sono fiancheggiatore Isis, Riotta ha capito
Marco Travaglio: Sono fiancheggiatore Isis, Riotta ha capito

ROMA – Marco Travaglio contro Gianni Riotta. Nell’intervento di Gianni Riotta al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, Marco Travaglio ha letto un paragone tra la sua concezione di giornalismo e l’ideologia dell’Isis. Il sillogismo di Ginni Riotta è: Travaglio è intollerante, chi non la pensa come lui va “cancellato”; è la stessa linea dell’Isis;  ergo, “se critichi la Compagnia delle Opere [braccio finanziario di Comunione e Liberazione] perché si struscia a ogni potente che passa incassando poi appalti e soldi pubblici, anche in cambio di mazzette, sei complice dell’Isis”.

Marco Travaglio costruisce il suo articolo (“Mi hanno iscritto all’Isis”) di domenica 23 agosto 2015, sul filo dell’ironia e del paradosso:

“Ora che sono stato scoperto, non mi resta che confessare: sono un fiancheggiatore dell’Isis. Non sul piano militare, […] ma la mia penna, quella sì, è al completo servizio del califfo Al Baghdadi. […] Potevo continuare a nascondermi, ma purtroppo ieri quella volpe di Gianni Riotta mi ha smascherato al Meeting di Rimini davanti a migliaia di persone, in veste di biografo supplente di don Giussani. Non ha fatto il mio nome, è vero, ma ci vuol poco a capire chi era il suo bersaglio, da lui cripticamente definito “il direttore di un giornale che ha scritto un editoriale molto duro contro questovostro incontro”, cioè il Meeting: quel direttore sono io, quel giornale è il Fatto e quell’editoriale esplosivo s’intitolava “Grand Hotel Rimini”. […]

“Era dedicato alla vagonata di politici e potenti di ogni colore che i ciellini hanno invitato alla loro corte nelle 36 edizioni della kermesse adriatica per ingraziarsi i favori di tutti i governi […] Ma erano chiaramente parole in codice, che l’astuto Johnny Raiotta ha subito decrittato per quello che erano: bieca propaganda terroristica. E purtroppo mi ha denunciato, segnalando i pericoli di vita che corre anche lui da quando il sottoscritto “ha fatto ben due editoriali contro di [lui Riotta]” […] “dedicati all’epocale catastrofe televisiva denominata 47 35 Parallelo Italia”,

programma che lo stesso Gianni Riotta conduce su Rai3,

“Ecco come ha fatto il volpone a scovarmi:“Qual è l’obiezione, e lo dico con grande rispetto (sic, ndr), di quel direttore? Che voi in 36 anni avete sempre invitato politici e ministri per servilismo, subalternità al potere. E invece è l’opposto: chi invita tutti, destra, centro e sinistra, non è servo di nessuno perché vuole dialogare con tutti!” (applausi). “Ma quel direttore pensa: se non sei come me, sei il male, e vai esorcizzato, cancellato, eliminato. […] Questo atteggiamento cresce moltissimo nella società italiana, europea, americana” (tutto permerito mio, ndr). E non voglio dire che questo atteggiamento sia uguale al terrorismo che uccide le persone come Isis […] e demolisce i monumenti per azzerare la nostra civiltà e cancellare il passato. Ma la strada è la stessa!”.

Ancora una citazione dall’intervent di Gianni Riotta, che porta Marco Travaglio a ricordargli le origini di militanza nella sinistra extraparlamentare:

“Io voglio ammonire: l’abbiamo già visto negli anni 70, la strada della demonizzazione del nemico è la stessa del terrorismo politico, militare e ideologico: è la stessa!”.

Ricorda Travaglio che Gianni Riotta,

“naturalmente militava nell’ultrasinistra, poi Fiat e Confindustria lo guarirono –tant’è che passò dal Manifesto [all’Espresso] a La Stampa al Tg1 al Corriere al Sole 24 Ore–, ma non del tutto: in una ricaduta ideologica, non rinunciò a combatterli dall’interno e li lasciò per lo più in macerie.Però, beninteso, “non devo vergognarmi perché ero giovane”.

 

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