Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano “Ballista colpisce ancora”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2013 - 08:11 OLTRE 6 MESI FA
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La prima pagina del Fatto Quotidiano

ROMA – “Ballista colpisce ancora”, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di mercoledì 30 ottobre.

Da tempo ripetiamo che l’Ordine dei giornalisti è un ente inutile da sbaraccare al più presto. Ma ogni tanto viene la tentazione di rinviarne la dipartita (peraltro altamente improbabile), nella speranza che faccia il suo dovere di tutelare le minime regole della nostra professione.

Una a caso: il dovere di dire la verità, o almeno di non raccontare frottole. Che non sono gli errori in buona fede, o le imprecisioni, sempre in agguato nelle redazioni: sono le balle di chi mente sapendo di mentire. Nel 2008 Vauro immortala, in una vignetta, la schizofrenia del centrodestra che si proclama filoisraeliano e poi candida fascisti patentati come Ciarrapico e la Mussolini. Il bersaglio è Fiamma Nirenstein, giornalista amica di Israele e candidata del Pdl nella stessa lista del Ciarra e della Ducia. La vignetta la raffigura con tre stemmi sul petto (…) e la scritta “Fiamma Frankenstein”, perfetta sintesi satirica del mostro Pdl fatto di pezzi così incompatibili e contraddittori.

Giuseppe Caldarola, sul fu Riformista , tuona: “Vauro disegna una vignetta sulla Nirenstein dove la definisce ‘sporca ebrea’”. Levàtegli il vino, si dice a Roma: quell’epiteto antisemita non c’è nella vignetta e – chi lo conosce lo sa bene – neppure nella mente di Vauro. Caldarola se l’è inventato. Potrebbe almeno scusarsi, rettificare e risparmiarsi una querela. Invece niente. Vauro ovviamente denuncia lui e il suo direttore Antonio Polito, che vengono condannati dal Tribunale di Roma a risarcirlo con 25 mila euro. A questo punto interviene uno dei disinforma-tori ufficiali del Corriere , Pigi Battista. Contro il falsario Caldarola? No, contro la vittima Vauro. E anche contro il giudice che ha osato sentenziare “alla vigilia della Giornata della Memoria”. Antisemita pure lui. E poco spiritoso: non ha colto la sottile ironia di Caldarola che – scrive Battista falsificando la realtà – si era limitato a “criticare satiricamente una vignetta satirica”. Cioè: dire che uno ha scritto “sporca ebrea” di una donna ebrea quando non l’ha nemmeno pensato, è satira. Al salvamento del diffamatore accorre anche il compagno Macaluso, che s’arrampica sui soliti specchi (quelli del Quirinale) sostenendo che Caldarola ha sì attribuito fra virgolette a Vauro una frase mai scritta, ma l’ha fatto “per sintetizzarne il pensiero”. Un caso di telepatia, o di processo alle intenzioni. La Nirenstein scrive sul Giornale che Caldarola è stato condannato “per aver detto la verità”.

L’altro giorno, al processo d’appello, Caldarola e Polito vengono ricondannati a una pena più lieve, com’è ampiamente prevedibile visto che hanno torto. Ma riecco Battista dar loro ragione sul Corriere . La ri-condanna è, a suo avviso, “una brutta notizia”. Il suo articolo invece è una falsa notizia: anziché ricordare l’unico e vero motivo della condanna (la falsa accusa a Vauro di aver dato della “sporca ebrea” alla Nirenstein), Pigi Ballista sostiene che Caldarola era accusato di aver “bollato come antisemita la vignetta”. (…)

Anche perché Ballista associa la tempistica del verdetto con gli “appena celebrati 70 anni della deportazione degli ebrei di Roma nei campi di concentramento”: dunque i tre giudici d’appello che sentenziano su Caldarola & Polito “proprio all’indomani” di quella cerimonia devono essere antisemiti anche loro. Tant’è che usano addirittura l’espressione “razza ebraica”. Ballista li segnala ai “responsabili del Tribunale romano (è la Corte d’appello, ma fa lo stesso, ndr), al ministero della Giustizia e al Csm” per una punizione esemplare. Se fossimo come lui, chiederemmo all’Ordine di occuparsi delle balle che scrive. Ma, per fortuna, siamo diversi. (…)