Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Carta straccia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Maggio 2015 - 08:13 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Carta straccia"

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Carta straccia”

ROMA – “Ma perché – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – non la aboliscono una volta per tutte, la Costituzione, invece di continuare a cambiarne un pezzo di qua, un pezzo di là, o a tradirla senza neppure toccarla, o a stracciarsi le vesti perché la Consulta (troppo raramente, purtroppo) la fa rispettare bocciando le leggi che la calpestano?”.

L’editoriale di Marco Travaglio: Un bel tratto di penna, e via: via il lavoro dei padri costituenti, via i principi fondamentali, via i diritti e i doveri dei governanti e dei governati, via i pesi e i contrappesi, via tutto. E via anche il Parlamento, la magistratura penale, civile e amministrativa, gli altri organi di controllo (non parliamo della libera stampa, ormai in estinzione). Decide tutto il governo, a botte di decreti e di fiducie. E i cittadini, pardon i sudditi, obbediscono, anzi subiscono. Come dice uno dei nostri magistrati più illuminati, Roberto Scarpinato, la Costituzione è per la classe dirigente italiota una camicia di forza troppo stretta, un lusso eccessivo. Essa sbocciò dalla mirabile congiunzione astrale di alcune culture democratiche da sempre minoritarie in Italia, che riescono a prendere il sopravvento solo in rare ed eccezionali parentesi temporali, in seguito a eventi traumatici: la Resistenza dopo la guerra fascista, la Primavera di Palermo dopo le stragi, Mani Pulite dopo la lunga Tangentopoli che s’era mangiata l’Italia. Poi le acque del Mar Rosso tornano regolarmente a chiudersi e riprendono piede le culture autoritarie e impunitarie di sempre (…).

Augusto Barbera dice che la sentenza è sbagliata perché l’art. 81 della Carta prevede l’equilibrio di bilancio. E allora? Se per riequilibrare il bilancio il governo borseggia i cittadini, si legittima lo scippo? Roba da matti. Quell’altro genio di Giovanni Belardelli del Corriere lacrima come una vite tagliata per “lo svuotamento dell’autonomia di decisione dei governi democratici”: come se non fosse decisiva proprio per definire “democratici” i governi la presenza di un controllo di legittimità dei loro provvedimenti, specie se adottati con la solita tenaglia aggira-Parlamento del decreto e della fiducia. Belardelli contesta “l’idea della magistratura come protettrice dei soggetti deboli che la trasforma nella ‘garante dei diritti e della Costituzione anche contro il potere politico’”. Ma proprio a questo servono i giudici: sono – diceva Vaclav Havel – “il potere dei senza potere”, come il brechtiano “giudice a Berlino” che difende il povero mugnaio di Potsdam dai soprusi del signorotto. O Belardelli preferirebbe il contrario, cioè una giustizia garante del potere politico contro i cittadini più deboli? (…).