Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “E so’ contento”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Novembre 2014 - 08:10 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "E so' contento"

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “E so’ contento”

ROMA – “Ne I mostri di Dino Risi, l’episodio più feroce è quello dei due pugili suonati: Enea Guarnacci (Ugo Tognazzi) piazza l’amico ex campione strabollito Artemio Antinori (Vittorio Gassman) a una riunione di boxe, dove la borsa di 200 mila lire è assicurata restando in piedi per tutto il primo round – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – Lo spaccia per “il nome giusto”, “il clou della serata”, uno che “mena ancora di brutto” come ai bei tempi del titolo italiano dei Massimi, e ne mima le virtù fisiche agli scettici impresari mulinando i pugni nell’aria. Poi convince l’amico sulla spiaggia di Ladispoli”.

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Artemio, totalmente rintronato, lo riconosce a stento e ripete macchinalmente, lo sguardo perso nel vuoto: “So ’ contento”, “me ricordo”, “vuoi magnà?”, “me fa piacere”. E l’altro: “Ma lo sai che ti trovo proprio in forma? Guardi ancora le donne eh? Io non so come fai, guardi le donne, non ti alleni e sei sempre il numero uno. Col fisico che c’hai, metti al tappeto chiunque quando vuoi! È più facile che organizzare una rapina!”. Sul ring, nella sfida ìmpari col giovane e nerboruto Bordignon, Enea sta all’angolo e tenta di salvare quel che resta di Artemio: “Stagli lontano! Scappa! Buttati per terra!”. Il relitto umano viene finito a cazzotti e termina i suoi giorni sulla spiaggia in carrozzella a guardare gli aquiloni. “Porello – dice la moglie –, soffrì nun soffre: eccolo là, è diventato come un bambino” (…) L’avido Enea, anzi Bruno, ha convinto l’attempato gagà (peraltro poco più anziano di lui) che la funerea presentazione, vieppiù funestata da Sorgi e Polito El Drito, sarebbe stata la sua Grande Rentrée. Infatti lo intervistava impietosamente come se il tempo si fosse fermato al secolo scorso. Gli chiedeva di alleanze, elezioni, riunificazioni del centrodestra per tornare a vincere, candidature a Palazzo Chigi e financo al Quirinale. E lui, pover’ometto, dismessi gli occhialoni da uveite alla Franco Bracardi, rispondeva parlandosi da vivo. “Sono pronto all’estremo sacrificio, a dare la vita per riportare la democrazia in Italia”. “Sarò candidato e anche innocente, mi metterò in campo come competitor, spiegherò agli italiani come fare”. “Salvini è un goleador, un fuoriclasse, siamo legati da affettuosa amicizia, mi ha chiesto di fare il vicepresidente del Milan, vorrà dire che farò il regista”. “Brunetta e Capezzone stanno lavorando a un progetto di flat tax”. “Nel mio partito mi considerano un eroe, un martire”. “Sarei il miglior presidente della Repubblica di sempre”. (…) Anzi. La Stampa vede in lui “il piglio del condottiero”. Stefano Folli, su Repubblica, s’interroga pensoso sulla sottile “strategia”, anzi sul “bandolo della matassa”. Il suo Giornale lo trova molto “agguerrito”. Il suo Giuliano Ferrara, come l’Enea dei Mostri, titola: “Al solito il Cav giganteggia”, “fa, disfa, dice, contraddice”, insomma è sempre “tonico, intelligente e anche furbo”, “non poteva dire e fare meglio”. Direbbe il Guarnacci: è “il nome giusto”, “il clou della serata”, “mena ancora di brutto”. E par di sentirlo, il povero Artemio-Silvio in carrozzella: “Me ricordo. Vuoi magnà? Me fa piacere. E so ’ contento”.