Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Emulsione e Costituzione”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Giugno 2014 - 08:19 OLTRE 6 MESI FA
Emulsione e Costituzione

La prima pagina del Fatto Quotidiano del 12 giugno

ROMA – “Emulsione e Costituzione” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano del 12 giugno:

Tenetevi forte, perché c’è da sbellicarsi. Secondo la Costituzione repubblicana (quella vera, quella del 1948), “il Presidente della Repubblica è eletto per 7 anni” (art. 85). Punto. Non riapriamo, per carità di patria, la vexata quaestio se i padri costituenti (quelli veri, quelli del 1948), intendessero che poteva essere rieletto per altri 7 anni: totale 14. Non lo scrissero, ma neppure lo esclusero. Una cosa è certa: secondo la Costituzione (quella vera, quella del 1948) Giorgio Napolitano è stato rieletto il 20 aprile 2013, a 88 anni, “per 7 anni”, cioè fino al 20 aprile 2020, quando ne avrà 95. Punto. Salvo, si capisce, gravi impedimenti o cause di forza maggiore, che non si augurano a nessuno. Ora leggiamo l’ultimo monito di Napolitano ai David di Donatello: “Non potevo mancare, visto il temporaneo prolungamento del mio mandato, che cerco di esercitare nei limiti del possibile fermamente e rigorosamente, ma soltanto nell’interesse del Paese” che “suggerisce cambiamenti e riforme in molti campi, anche quello istituzionale”.

Ricapitolando: l’unico presidente ad aver giurato due volte sulla Costituzione continua a dare ordini al Parlamento che l’ha eletto affinché riscriva la Costituzione su cui ha giurato due volte; crede che l’interesse del Paese sia quello che garba a lui; e continua a minacciare ora di restare (come gli imporrebbe la Costituzione) finché il Parlamento che l’ha eletto non fa quel che dice lui, ora di andarsene anzitempo (come non prevede la Costituzione) se il Parlamento che l’ha eletto non fa quel che dice lui. Quindi il suo mandato non solo è “a termine” (…), ma anche “a condizione” (…). Se i padri costituenti avessero voluto tutto ciò, avrebbero scritto “resta in carica quanto pare a lui: è lì di passaggio”. Invece scrissero “per 7 anni” perché ritenevano fondamentale per gli equilibri politici e costituzionali che tutti conoscessero l’inizio e la fine del mandato presidenziale: negli ultimi sei mesi (semestre bianco) il capo dello Stato non può sciogliere le Camere, a meno che la sua scadenza non coincida con quella naturale della legislatura. Quindi niente elezioni anticipate. Perciò l’ennesimo annuncio del mandato a tempo di Napolitano diventa una bomba a orologeria che destabilizza un quadro politico già instabile di suo, visto che difficilmente questo Parlamento, delegittimato dal malaffare, dalla sentenza della Consulta sul Porcellum, dall’arrivo di Renzi e dalle elezioni europee, terminerà i suoi giorni nel 2016.

Infatti il toto-Quirinale, appena un anno dopo l’elezione del presidente, già impazza sui giornali e a palazzo, dove si intrecciano alleanze e candidature aggiungendo caos al caos. Ma non basta ancora. Repubblica rivela che Napolitano vorrebbe abdicare dopo il semestre di presidenza italiana della Ue (un evento di normale routine, che a turno tocca a tutti gli Stati membri e solo il provincialismo italiota carica di significati epocali). Cioè dopo il 31 dicembre 2014 e prima del 29 giugno 2015 quando compirà 90 anni. Però Renzi vuole “chiedergli una sorta di ‘proroga’ almeno fino al prossimo maggio” per “l’inaugurazione di Expo”. Par di sognare: Napolitano scade nel 2020, lui però vorrebbe andarsene a fine 2014, ma Renzi gli chiede una proroga (rispetto a che, visto che a quella data avrebbe ancora 5 anni e mezzo di mandato?) di altri cinque mesi per inaugurare una fiera, che peraltro espone più mazzette e manette che padiglioni. E che c’entra il premier con la durata del capo dello Stato che ha nominato lui e il governo? Davvero al Quirinale e a Palazzo Chigi siedono analfabeti così sesquipedali da vincolare la prima carica dello Stato a un’esposizione di cavoli e fave? La risposta, strepitosa, la fornisce la stessa Repubblica: tra Napolitano e Renzi “è come se fosse scoccata una scintilla. Una strana alchimia tra il veterano e il più giovane rappresentante delle nostre Istituzioni che produce una singolare emulsione di sintonie e affinità”(…)

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