Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “La questione umorale”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Aprile 2015 - 08:25 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "La questione umorale"

La prima pagina del Fatto Quotidiano

ROMA – “La questione umorale” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di mercoledì 1 aprile.

Ci risiamo. Basta che il nome di qualche Vip non indagato venga citato in un provvedimento giudiziario per scatenare la solita canea.L’altro giorno è toccato a Lupi, ora tocca a D’Alema. E tutti, sempre, a strillare contro la barbarie della giustizia che disturba tanta brava gente. E i giornali di sinistra che invocano una legge che proibisca loro di conoscere le intercettazioni penalmente irrilevanti, dopo aver gridato al bavaglio quando la stessa cosa la voleva Berlusconi. E i giornali di destra che rinfacciano alla sinistra i suoi silenzi quando c’era di mezzo Berlusconi (peraltro quasi sempre indagato), ma contemporaneamente denunciano il culetto sporco dei “compagni” e delle coop rosse e le misteriose “manine” che passerebbero le intercettazioni ai giornali (se stessi compresi) secondo un fantomatico “metodo Woodcock” che non si sa bene che cosa sia. Woodcock o non Woodcock, è bene che si sappia che ciò che è accaduto a Lupi e poi a D’Alema è normale in tutto il mondo. Nel 2008, un mese dopo l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca, fu arrestato il suo amico ex governatore dell’Illinois Rod Blagojevich, intercettato per giorni e giorni mentre metteva all’asta il seggio senatoriale liberato proprio dal nuovo presidente.

La stampa americana riportò regolarmente le intercettazioni in piena inchiesta, essendo contenute in un atto ufficiale della Procura inoltrato al Tribunale federale di Chicago e poi integrate con altro materiale depositato alla difesa, dunque pubbliche, quindi pubblicabili. Comprese quelle in cui Blagojevich parlava con due big non indagati, Jesse Jackson jr. (figlio del noto reverendo) e Rahm Emanuel, braccio destro di Obama. Nessuno, men che meno la Casa Bianca, polemizzò con i giudici, né con i giornalisti. L’unico a finire nei guai fu Blagojevich, che chiese perdono ai cittadini elettori (“ho sbagliato, mi scuso”), mentre Obama prendeva le distanze da lui e gli altri personaggi casualmente coinvolti diedero le dovute spiegazioni all’opinione pubblica delle proprie telefonate. L’ex governatore fu poi condannato a 14 anni per corruzione. Sono pazzi questi americani: anziché con le guardie e con la stampa, se la prendono con i ladri. Sorge il dubbio che, quando disse “ho sbagliato”, Blagojevich intendesse: ho sbagliato paese. In Italia, la notizia del suo arresto sarebbe stata oscurata dagli alti lai dei non indagati contro i pm. Tipo quelli di Lupi l’altroieri e di D’Alema oggi. Secondo quest’ultimo, la vicenda dell’inchiesta sulle mazzette della coop al sindaco ex forzista e dunque pidino di Ischia è “scandalosa” non per quello che emerge dagli atti (…).