Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “L’ultimo spenga la luce”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Giugno 2015 - 08:47 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "L’ultimo spenga la luce"

La prima pagina del Fatto Quotidiano

ROMA – “L’ultimo spenga la luce” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di venerdì 5 giugno.

Ricordate gli scudi umani? Entrarono in azione nell’autunno 2013 su mandato del Quirinale per scongiurare la decadenza da senatore del neopregiudicato B. Decadenza automatica e immediata, diceva la legge Severino (così come dev’essere ora la sospensione da presidente della Regione Campania del neoeletto Vincenzo De Luca per la sua condanna in primo grado). Ma ciò che valeva allora per B. (e poi per tanti al-tri) non vale più oggi per De Luca. O meglio: oggi a invocare la sospensione di De Luca sono gli stessi che due anni fa tentavano di scongiurare la decadenza di B., mentre a tentare di scongiurare la sospensione di De Luca sono gli stessi che invocavano la decadenza di B.

Forse siamo degli inguaribili ingenui: ma vedere il Pd schierato a testuggine a difesa di un condannato che non vuole sloggiare e contro una legge votata da tutti e persino contro l’Antimafia che ha osato dire che il re è nudo, ci fa ancora un certo effetto. E non possiamo non notare la crisi di identità del Pd che fino a ieri voleva sciogliere per mafia tanti comuni che avevano magari un paio di arrestati o di sospettati, e oggi fa quadrato attorno al consiglio comunale di Roma che in sei mesi ha collezionato cinque consiglieri arrestati per Mafia Capitale,senza contare i neo indagati coperti da omissis, i funzionari e gli amici degli amici: forse, per scioglierlo, Renzi aspetta che arrivi l’accalappiacani a ingabbiarli tutti fino all’ultimo (che, si spera, spegnerà la luce). Più che un partito, il Pd ricorda un detersivo: quello che lava più bianco,contro lo sporco più sporco.

Dicevamo degli scudi umani di B., annata 2013. Partì inquarta Luciano Violante, benedetto da Re Giorgio, con una supercazzola che coinvolgeva la Corte costituzionale e quella di Strasburgo, ma forse anche quelle di Lussemburgo, Friburgo, Edimburgo e Magdeburgo. Il terrore dei corazzieri era che il Caimano decaduto facesse crollare le larghe intese, con annesso governo Letta. E qui sottovalutavano la perfetta aderenza fra la poltrona e il deretano di Alfano, che ormai erano un tutt’uno, e infatti restarono amorevolmente incollati l’una all’altro. Al noto participio presente, seguirono in rapida successione altri scudi umani, pronti a sacrificare la propria faccia impapocchiando le più improbabili patacche giuridiche pur di garantire un rinviodella decadenza automatica e immediata del pregiudicato (…)