Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Mai dire regime”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Aprile 2015 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Mai dire regime"

Gli scontri del G8 di Genova (foto Ansa)

ROMA – “Mai dire regime” è il titolo dell’editoriale a firma di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano di giovedì 9 aprile.

Dice bene Concita De Gregorio: “Bisogna essere molto longevi, in questo Paese”. Molto longevi per avere giustizia almeno in Europa. Ma anche per ricordare a chi non c’era, a chi ha dimenticato, a chi ha visto solo la tv tanti fatti gravissimi, e chiamarli con il loro nome.

Ora che l’ha messa nero su bianco la Corte di Strasburgo, molti scoprono che l’Italia ha conosciuto la tortura. Non nelle galere nazifasciste nel 1943-45. Ma in una scuola di Genova, 14 anni fa, in piena “democrazia”. Negli stessi mesi l’Italia conosceva anche la censura. Ma era vietato parlare di regime e quei pochi che si azzardavano a farlo venivano scomunicati. Non solo dal regime, ma anche dalla stampa “indipendente”, e persino dalla cosiddetta opposizione. Non è acqua passata, perché con quella stagione nefasta non abbiamo mai fatto i conti. “Voltiamo pagina”, si dice. Troppo comodo il revisionismo di opinionisti e intellettuali “di sinistra”, che confondono la “normalità” con l’amnesia.

E non s’accorgono che il berlusconismo non finirà con Berlusconi (ammesso che sia giunta la sua ora): finirà quando si chiameranno finalmente le cose con il loro nome (non solo a Strasburgo, ma anche in Italia), e il virus che ha contagiato tutto e tutti, a destra e a sinistra, sarà sradicato dalle nostre teste e viscere fino all’ultimo sintomo. Berlusconismo è “politica del fare” purchessia, leggi per favorire i pochi contro i molti, collusione fra arbitri e giocatori, disprezzo per la Costituzione camuffato da “riforme istituzionali”, Parlamento controllato da due o tre boss con legge elettorale ad hoc, insofferenza alle critiche della libera stampa, allergia a un’opposizione forte e radicale (l’unica possibile nelle vere democrazie), ostracismo ai controlli terzi (magistratura, informazione e opinione pubblica), orrore per la “piazza”, occupazione partitocratica della tv, trasformazione della stampa in megafono del potere, cupidigia di servilismo ai piedi dei potenti, impunità per la classe dirigente gabellata per “primato della politica”.

Tutte tossine letali che tuttora ammorbano l’Italia. I “fatti di Genova”, come pudicamente la vaselina della stampa di regime ha sempre chiamato le torture del G8 2001, non spuntarono dal nulla come un fungo raro. Furono la prova generale di un’operazione studiata a tavolino, e perfettamente riuscita, per abituarci alle maniere spicce e sfigurare i fondamentali della democrazia liberale e dello Stato di diritto. Chi nel 2001 non era nato o andava all’asilo non ha mai avuto la fortuna di vederli. Così non ne sente neppure la mancanza (…)