Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Poveretti, come s’offrono”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Agosto 2013 - 13:43 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Poveretti, come s'offrono"

Beppe Grillo e Marco Travaglio (foto Lapresse)

ROMA – Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano ha scritto un articolo dal titolo “Poveretti, come s’offrono”. Il pezzo è rivolto ai giornali, rei secondo Travaglio di “vendersi” ai potenti (nella fattispecie Berlusconi).

Ecco alcuni passaggi dell’articolo:

Dopo il preambolo su Bruno Vespa, Travaglio passa al Corriere della Sera:

Da leggersi rigorosamente con i guanti, per non macchiarsi le mani di un ributtante impasto di lacrime, salive e altri liquidi organici. Il Polito nella piaga. Estratto a sorte da un bussolotto che comprendeva anche i nomi di Ostellino, Galli della Loggia, Panebianco e Pigi Battista (quest’ultimo ammutolito dal giorno della condanna di Del Turco), Antonio Polito ha vinto l’editoriale sul Pompiere della Sera. Avrebbe potuto cavarsela con una sola riga: “Ragazzi, non ci ho mai capito un cazzo. Scusatemi, ora mi ritiro in convento a leggermi i pezzi di Ferrarella, che almeno sa le cose”. Invece, impermeabile ai fatti e perfino al ridicolo, ha partorito tre colonne di piombo all’interno per ricicciare la solita lagna sulle “due troppo forti minoranze che si sono aspramente fronteggiate in questo ventennio”, cioè i berlusconiani e gli antiberlusconiani, che secondo lui sarebbero uguali e avrebbero addirittura impedito all’Italia di “riformarsi”: e pazienza se i berlusconiani han sempre difeso un delinquente e gli antiberlusconiani han sempre detto ciò che l’altroieri la Cassazione ha confermato.

Il finale è una lezione di “separazione dei poteri”: che a suo avviso non significa difendere l’indipendenza della magistratura dagli assalti della politica, ma prendere la sentenza che dichiara B. frodatore fiscale e metterla in un cassetto, onde evitare il terribile rischio di “una crisi di governo”. Lui dice “tracciare una linea nella sabbia”, ma vuol dire mettere la testa sotto la sabbia.

Il pompierino in seconda Massimo Franco, che ci spiega come “la sentenza della Cassazione regali a Berlusconi un ultimo, involontario aiuto”. Ma certo, come no: gli han fatto un favore da niente. Se lo gusterà tutto dagli arresti domiciliari.

Poi Travaglio passa a La Stampa, dove

impazzano i manutentori del governo Napoletta. Mario Calabresi teme che “a pagare il conto della condanna di Berlusconi” sia “il Paese”: forse dimentica che il conto delle frodi fiscali di Berlusconi l’han già saldato con gli interessi quei fessi di italiani che pagano le tasse. Ma per Calabresi il problema non è un governo sostenuto da un pregiudicato, bensì che Letta possa arrivare incolume “al semestre di presidenza italiana della Ue che inizierà il 1° luglio dell’anno prossimo”: quella sarà la nostra “unica salvezza”, e anche un discreto figurone, visto che potremo finalmente esibire in tutto il mondo un governo appoggiato da un monumentale evasore fiscale. Del resto, “una sentenza che colpisce un politico nelle sue vesti di imprenditore (mentre frodava era pure presidente del Consiglio e parlamentare, ma fa niente, ndr) non determina il destino di un governo”. Anzi, lo rafforza, soprattutto nella lotta all’evasione fiscale.

Marcello Sorgi aggiunge altre acute analisi. Tipo che B. “è consapevole che la sua stagione s’è chiusa” (resta soltanto da avvertirlo). E che il vero problema dell’Italia è “il soccombere del potere politico rispetto a quello della magistratura” ed è “venuto il momento di risolverlo”: in effetti non s’è mai vista nel mondo una magistratura che processi e condanni un evasore fiscale. Dunque bisogna guardarsi dal terribile pericolo che il Pd metta B. alla “gogna” e alla “ghigliottina”: Epifani ha giusto il physique du role del boia assetato di sangue, basta guardarlo.

Poi è il turno del Messaggero:

da non perdere il commento di Piero Alberto Capotosti, che è una specie di Napolitanino. Anche per lui, come per il principale, il guaio non è un politico che froda il fisco, ma “i rapporti fra magistratura e politica che diventano più complessi dopo questa vicenda giudiziaria”. Il processo a un politico per reati comuni diventa per lui “p r ocesso politico”, come nelle dittature, e meno male che lui stesso denuncia “una certa carenza di cultura istituzionale” (degli altri, si capisce).

Segue il rammarico perché i giudici, stretti “tra Curva Nord e Curva Sud” (cioè tra il partito della legalità e quello dell’impunità, che per lui pari sono), “non possono farsi carico di conseguenze politiche di estremo rilievo, come una crisi di governo o addirittura lo scioglimento delle Camere”: giusto, siccome l’evasore è al governo, dovevano assolverlo.

Sole 24 Ore

Anche il Sòla-24 ore è quello delle grandi occasioni. Fabrizio Forquet lacrima copiosamente perché “in Italia ci ritroviamo nel momento peggiore di una drammatica crisi economica a discutere delle mille incognite di un’ennesi – ma crisi politica determinata da una vicenda giudiziaria”, mentre “a Berlino e a Washington si può guardare con fiducia al futuro”. Già, forse perché a Berlino e a Washington i politici si dimettono per una tesi copiata o per una colf non in regola.

Di fianco, Stefano Folli (“Il sasso che rotola a valle”), noto manutentore di qualunque governo, annuncia che “da oggi entriamo in un’Italia post-berlusconiana”, ma subito dopo auspica che il governo Letta, di cui B. è signore e padrone, resti tale e quale in eterno “nel – l’interesse superiore dell’Italia”. Che, all’insaputa dell’Italia, è appunto la sopravvivenza dell’inciucio Pd-Pdl. Ma a una condizione, e qui Folli le canta chiare: “la riforma della giustizia”, “messa sul tavolo” nientemeno che da Napolitano. Infatti “la sentenza di Roma parla anche ai democratici e li sfida sul terreno del riformismo”. Siccome la giustizia ha funzionato ed è riuscita a condannare un noto frodatore fiscale, bisogna riformarla perché ciò non accada mai più.

Poi Travaglio passa ai giornali più vicini a Berlusconi:

Il Giornale incita il padrone come fanno i secondi a bordo ring col pugile suonato: “Berlusconi, non è finita” (è vero, ci sono altri cinque processi in arrivo). L i b e ro è mistico: “Risorgerò” ( r i v i s itazione del canto religioso dei funerali, “Io credo risorgerò”, che fa il paio con il cunnilingus del giorno prima firmato Mario Giordano: “Quel santo che pensa solo a salvare l’Italia”). Belpietro spera nella grazia: non divina, ma napolitana. Invece Sallusti, o quel che ne resta (l’abbiamo visto molto provato in tv), ha scoperto perché B. è stato condannato con una “sentenza politica”:non, come potrebbe pensare qualcuno, perché fosse colpevole, anzi era innocente. La prova è granitica: “L’ha ben spiegato il principe del foro avvocato Coppi”, e come si può dubitare di una fonte super partes come l’a vvocato dell’imputato? No, l’hanno condannato perché “Napolitano aveva assicurato una pacificazione nazionale” e adesso “o ha preso in giro il Pdl e i suoi elettori oppure è stato a sua volta preso per i fondelli” dai giudici della Cassazione. I quali pare che abbiano sentenziato senza neppure fargli un colpo di telefono in Val Fiscalina.

C’è spazio anche Per Giuliano Ferrara sul Foglio:

Anche il noto giurista Ferrara, sul Foglio , concorda: “Sentenza nulla”, “glossa ininfluente”. Quando i carabinieri andranno a prelevarlo come Pinocchio per condurlo agli arresti, il Cainano potrà sempre obiettare: “Guardate che la sentenza è nulla, è una glossa ininfluente, lo dicono Sallusti e Ferrara”. Potrà sempre sperare in un Tso per infermità mentale.

Il Tempo

La direttora uscente Sarina Biraghi ci spiega perentoria: “Un fatto è certo: Berlusconi resta Berlusconi”. Non solo. Sarina ha pure capito un’altra cosa: “Berlusconi non è Craxi”. Di questo passo, si arriverà prima o poi alle conclusioni tratte a suo tempo da Paolo Panelli in un noto varietà: “Il legno è il legno”.

L’Unità

Molto comica anche la fu Unità, dove ancora una volta giganteggia il sempre perspicace direttore Claudio Sardo. Il quale ha un piccolo problema: non l’hanno ancora avvertito che il Pd è alleato col Pdl. Infatti tuona vibrante di sdegno contro B: “In qualunque Paese democratico una condanna simile segna irrevocabilmente la fine di una carriera politica”. In Italia invece no, perché? Perché il Pd se l’è appena portato al governo? No, per colpa “d e ll’insuccesso del Pd alle elezioni, combinato col cinismo di Grillo”. Ecco, se il Pd governa con B. e contro Grillo è colpa di Grillo. E il governo Letta? “È nato senza alleanza”. Sardo non sa che è nato per volontà di Napolitano e su designazione di B. dall’alleanza fra Pd, Pdl e Scelta civica. Lui è ancora convinto che l’abbia portato la cicogna.