Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Scemo chi legge”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Luglio 2015 - 08:09 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Scemo chi legge"

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Scemo chi legge”

ROMA – “Il guaio dei greci – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – è che non leggono i giornali italiani, se no l’avrebbero capito subito che dovevano votare Sì. La Stampa, per esempio, li aveva avvertiti: “Grecia, la mafia russa allarga il suo potere grazie alla crisi”. Per non parlare dell’imminente invasione delle cavallette, seguita da tutte le altre piaghe d’Egitto. Anche il Corriere dispensava ogni giorno l’oroscopo del Tiresia di via Solferino, al secolo Federico Fubini: “Gli ultimi sondaggi danno il Sì in recupero”, “il Sì è davanti al No”, “un Sì può forse evitare il peggio, ma probabilmente non sarà schiacciante”, “gli ultimi sondaggi danno una differenza fra i 40 mila e i 100 mila voti fra No e Sì”; “più folla alla manifestazione del Sì che a quella del No”; “concreto ma non scontato che il Sì prevalga”; “se vincesse il Sì, come sembra possibile visto il panico nel Paese, Tsipras lascerebbe a un nuovo governo”. La Pizia Giavazzi confermava: “I sondaggi lasciano intravedere, pur con grande incertezza, una vittoria dei Sì”. Nel malaugurato caso di un No, Cassandra Fubini dipingeva scene a metà fra The Day After e il Deserto dei tartari ancora prima che si votasse: “Crollo del turismo”, “il Paese sprofonda nel caos”, “il fallimento del sistema bancario”, “presto scontri a tutti i livelli, dai tribunali alla piazza”, “nessuno sale più all’Acropoli”, “i torpedoni dei turisti sono spariti”. Mancavano solo la peste bubbonica e il ritorno del Minotauro”.

L’articolo di Marco Travaglio: Ma niente, quei baluba mica leggono la miglior stampa del mondo. E sbagliano a votare. Peggio per loro. A nulla sono valsi i missili anti-Tsipras dei fratelli Reichlin in stereo (Lucrezia sul Corriere e Pietro sull’Unità, che ospitava anche uno strepitoso attacco del renziano Nicodemo a Pericle). Né il grido di dolore di Casini sul Messaggero di suo suocero (e dove, se no?): “Il Sì un argine alla demagogia”. Né le prediche di Scalfari e Ferrara, noti portafortuna, utilissimi per bilanciare la potenza jettatoria di Vendola e della minoranza Pd ad Atene. “Io non capisco affatto – scriveva nel suo straziante appello domenicale l’Eugenio – perché siano ad Atene anche Fassina e i suoi compagni della sinistra. Vogliono che l’Europa si arrenda al ricatto greco o che vada per aria?”. Già, perché è la Grecia che ricatta l’Europa, mica viceversa. Quanto a Ferrara, anche quando si firma col nome de implume Claudio Cerasa, ha spiegato in lungo e soprattutto in largo quant’è buona la Troika: essa vuole soltanto “mettere la Grecia con la testa a posto o sulla buona strada in cambio di altri miliardoni”, insomma il No è roba da “Casa Pound e Alba Dorata”.

Che poi è pure la tesi di Johnny Raiotta: “Gli stalinisti che militano in Syriza e i nazisti di Alba Dorata” sono “alleati nel No”, mentre “la vittoria del Sì va sostenuta e auspicata” contro la “follia” di Tsipras, “uno di quei matti che minacciano di farsi esplodere con l’appartamento che occupano pur di impedire lo sfratto” per dirla con Belpietro. Stefano Folli, su Repubblica, aggiunge che addirittura “il governo Tsipras è sostenuto dai nazisti di Alba Dorata”: non è vero niente, ma tutto fa Sì. Però si sa come sono quei brubru dei greci: non danno retta nemmeno a Raiotta, Belpietro e Folli. Per dire come sono messi, non hanno manco visto Panorama col titolo “Pagliacci” e le foto di Tsipras e Varoufakis col nasone rosso e il papillon da bagonghi (…).