Mario Draghi raffredda l’euro ma gela Renzi sul rinvio del pareggio di bilancio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Maggio 2014 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA
Mario Draghi: "Nessun rinvio sul pareggio strutturale"

Mario Draghi (LaPresse)

ROMA – Mario Draghi raffredda l’euro ma gela Renzi sul rinvio del pareggio di bilancio. Doccia fredda da Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, sulle pretese di Matteo Renzi di ottenere dall’Europa un rinvio degli obblighi di pareggio del bilancio dello Stato in Italia. Con l’annuncio di ieri che la Bce si sarebbe mossa a giugno Draghi ha ottenuto l’immediato raffreddamento dell’euro, con la precisazione destinata al governo italiano, ha gelato Renzi.

Mario Draghi, nella sua conferenza stampa, ha detto con chiarezza che “il rinvio dell’aggiustamento dei conti non è la strada giusta per la crescita”. La via maestra restano le riforme, scorciatoie come posticipare gli impegni assunti vanno nella direzione contraria. E il riferimento è circostanziato perché il Senato ha approvato ad aprile la richiesta del Governo di rinviare il pareggio di bilancio al 2016, primo passo di una procedura costituzionale, in linea con le stesse richieste presentate alla aCommissione europea di posporre di un anno il raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio.

Come riferisce Alessandro Merli sul Sole 24 Ore, Mario Draghi ha anche detto che

“per uscire dalla crisi in atto, l’Europa ha bisogno di maggiore integrazione, non di una «rinazionalizzazione delle economie». Un’affermazione di notevole peso a poco più di due settimane dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo, nel mezzo di una campagna elettorale in cui spira forte, in molti Paesi, il vento dell’euroscetticismo e appare destinato a rafforzarsi il fronte del no all’euro.

Sulla politica fiscale, Draghi ha ripetuto nella sua introduzione, come fa da mesi, che i Governi non devono «disfare» i progressi ottenuti finora nel risanamento dei conti, considerato che il debito pubblico resta alto (il 96% del prodotto interno lordo nella media dell’Eurozona). Poi, rispondendo a una domanda sull’opportunità della richiesta di rinvio del pareggio strutturale di bilancio da parte dell’Italia e il mancato rispetto del 3% da parte della Francia, è stato ancora più esplicito. «Al principio avevamo delle regole – ha ricordato – Queste, all’inizio del decennio scorso, sono state infrante da Germania, Francia e Italia. Ciò ha creato una mancanza di credibilità ed è stata una delle cause che hanno portato, dal 2003 al 2009, all’accumulazione di debito che in alcuni Paesi si è poi rivelato insostenibile nel corso della crisi. Minare la credibilità delle regole esistenti non è mai una buona politica che possa generare crescita».

Draghi ha insistito anche, come d’abitudine, sulla necessità di riforme strutturali e sottolineato i buoni risultati, anche se dopo «sforzi dolorosi», ottenuti da Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna grazie ai programmi concordati con l’Europa in cambio di aiuti. In tutti e quattro i Paesi ci sono chiari segnali di ripresa e le previsioni per l’anno prossimo non sono male, ha sostenuto il presidente della Bce. «Non c’è alternativa», ha affermato, dichiarandosi d’accordo con la linea adottata dall’Ecofin di martedì scorso, secondo cui i Paesi che soffrono di squilibri macroeconomici hanno bisogno di «azioni decise di politica economica» su risanamento dei conti e riforme.”