Massimo D’Alema: Matteo Renzi cambia idea troppo spesso. Fine dell’asse

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Luglio 2013 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA
massimo d'alema

Massimo D’Alema (foto LaPresse)

ROMA – Massimo D’Alema a capotavola e poi tutti i suoi “fedelissimi” attorno. Va in scena, a Roma, nella serata di giovedì una cena con D’Alema e i suoi. E va in scena l’ufficializzazione della rottura tra D’Alema e Renzi. I due non si sono mai piaciuti troppo. Negli ultimi mesi c’era stato un avvicinamento. Ma come racconta sul Corriere della Sera Tommaso Labate, è durato poco.

“L’idea del correntone anti-Renzi è una follia. Io con Renzi ho parlato tante volte. Ma è una persona che ha l’abitudine di cambiare spesso idea e anche di fare la vittima”, le parola che Labate attribuisce genericamente ai “d’alemiani”

Scrive il giornalista del Corriere:

È in quella sede che il presidente di ItalianiEuropei lascia intendere ai suoi che la base del suo dialogo con Renzi – che avrebbe dovuto aspettare un giro e candidarsi alle primarie per la leadership del centrosinistra – di fatto non c’è più. Perché il sindaco di Firenze, che questo dialogo l’aveva reso pubblico omettendo il nome di D’Alema («I capicorrente vengono a sussurarti all’orecchio di aspettare un giro»), nella versione dalemiana, è ormai un ragazzo che cambia spesso idea. 
Al tavolo del ristorante di Testaccio c’è anche un dalemiano con un piede fuori dall’emisfero del Lìder Maximo. Come Nicola Latorre, le cui simpatie renziane sono in continua ascesa, convinto che «o Matteo si candida adesso alla segreteria o non avrà una seconda possibilità». La serata è all’insegna del dialogo e della riflessione, e quindi D’Alema ascolta e dialoga con tutti. Ma le sue colonne d’Ercole sono fissate. «Il governo non si tocca in nessun caso».

La questione però si allarga a tutto il partito e diventa una questione tra i sostenitori del Governo e i renziani. Scrive Labate:

L’eco della cena dei dalemiani arriva ieri pomeriggio al Nazareno, a quella che doveva essere un’iniziativa dei fedelissimi di Bersani destinata a aprire i primi varchi per la candidatura alla segreteria di Stefano Fassina. E invece, come dopo un colpo di scena che finisce per spiazzare tutti, la riunione dell’area «Fare il Pd» si trasforma nel punto d’incontro di tutti i «governisti». Di tutti quelli che, per proteggere l’esecutivo dalla tensioni congressuali, hanno come unico obiettivo quello di evitare le condizioni perché il sindaco di Firenze scenda in campo. 

I ministri in quota del Pd si presentano tutti. Ci sono Dario Franceschini e Flavio Zanonato, Andrea Orlando e Maria Chiara Carrozza. Manca solo il premier. Ma il messaggio da portare alla «ditta» è chiarissimo. «La verifica all’interno della maggioranza è andata benissimo», confida Franceschini ai suoi, che per una parte hanno disertato l’evento. «Persino Brunetta», è l’entusiasta rivendicazione del ministro dei Rapporti col Parlamento, «durante la riunione ha detto che il governo deve durare cinque anni. Adesso vogliamo far casino noi?».