Renzi-Bersani, paradisi fiscali, Corea del Nord e truffa benzina: prime pagine e rassegna

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Aprile 2013 - 08:28 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Rassegna stampa del 5 aprile 2013. Editoriali, prime pagine e commenti de Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale, Il Manifesto, La Stampa, IL Fatto Quotidiano, Il Sole 24 Ore, Libero.

Il Corriere della Sera: “Napolitano: non perdo tempo”. Patrimoniale mascherata. Editoriale di Massimo Fracaro e Nicola Saldutti:

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“Se c’è una cosa che il Fisco sa fare bene è cambiare spesso il nome (e il volto) delle tasse. Salvo, ogni volta, aumentarne il peso. Era accaduto l’anno scorso con l’Imu, prima denominata Ici. E adesso entra in scena la neonata Tares (Tributo sui rifiuti e sui servizi). Che prenderà il posto della Tarsu (la Tassa sui rifiuti solidi urbani). Tasse pesanti e dagli acronimi piuttosto bruttini. Costose e di difficile comprensione. A cominciare dal nome.
La sensazione — o meglio la certezza — è che i contribuenti, ancora una volta, corrono il rischio di perdere su tutti i fronti. Già l’Imu, apparsa all’orizzonte come imposta municipale destinata a finanziare i Comuni, è diventata nei fatti una pesante patrimoniale sulla casa. Adesso si rischia la replica con la Tares. Una sorta di mostriciattolo giuridico che contiene in sé due diversi tributi: la vecchia tassa rifiuti e la nuova imposta sui servizi indivisibili dei Comuni (le spese per l’illuminazione pubblica, per la polizia municipale, per il personale degli uffici amministrativi).
Nei libri di diritto tributario esistono le tasse (sono il corrispettivo di un servizio, come appunto la raccolta dei rifiuti) e le imposte (i soldi che vanno a finanziare in modo indistinto il funzionamento della macchina statale o locale). Il Fisco italiano, unico al mondo, è riuscito nell’impresa di farle convivere sotto uno stesso nome. Una sorta di esperimento, non si sa quanto riuscito, di mutazione genetica. Un prelievo surrettizio a orologeria visto che il governo attualmente in carica lo lascia in eredità a quello successivo. Si sentono già voci di una possibile manovra. E alla fine chiunque salirà a Palazzo Chigi avrà davanti due sole strade: ridurre le spese o aumentare le imposte”.

L’ira dei bersaniani. E il fantasma scissione. Articolo di Maria Teresa Meli:

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“Tocca a un vecchio parlamentare del Pd, un fu Pci, sintetizzare con una citazione quali sono i rischi a cui va incontro questo Partito democratico sempre più tormentato. Da Fausto Bertinotti, in procinto di diventare segretario di Rifondazione comunista: «I merli con i merli, i passeri con i passeri». Una frase pronunciata per spiegare per quale motivo la sinistra e il Pds erano due forze distinte e distanti.
Ecco, è questo quello che potrebbe accadere nel Pd: che ci si divida. Ma non seguendo solo i binari immaginati finora. E che prevedono una scissione dei renziani. Quella potrebbe esserci nel caso in cui veramente i bersaniani rifiutassero le primarie al sindaco di Firenze in caso di elezioni. «Allora — continua a ripetere Matteo Richetti ai compagni di partito — finalmente ce ne andremmo». Ma il primo cittadino del capoluogo toscano continua a dire di “no” a questa ipotesi e invita i suoi a «restare sott’acqua» e a non agitare questo spettro”.

Cinquestelle, resa dei conti Grillo affronta i «ribelli», 9 pronti a votare la fiducia. Scrive Alessandro Trocino:

“Primo deputato: «Ma che è, ci portano allo zoo comunale?». Secondo deputato: «Bello, magari cantiamo pure “Dieci ragazze per noi, posson bastare”». Senatore: «Ma ci andiamo bendati?». Divertimento, ma anche sconcerto e ironia dolceamara per quella che si preannuncia come un’escursione a metà tra la scampagnata e la gita aziendale. Stamattina un plotone di neoparlamentari a 5 Stelle si radunerà a piazzale Flaminio e salirà a bordo di un autobus (o forse più). Direzione: ufficialmente ignota. Nel senso che per evitare fughe di notizie, si è deciso di non rivelare a tutti il luogo dell’incontro con Beppe Grillo ma solo ad alcuni fidatissimi. C’è chi dice i Castelli Romani, chi un hotel della periferia, chi L’Aquila. Comunque sia, il grande capo, anzi il «facilitatore» (come si è definito), non vuole la stampa in giro. Grillo (qualcuno prevede anche la presenza di Gianroberto Casaleggio) prenderà per primo la parola e, dopo il prevedibile monologo, porrà la fatidica domanda: «Qualcuno di voi non è d’accordo?».
Domanda non certo retorica, visto il clima di questi giorni”.

Si cerca un metodo per svelenire almeno la corsa al Quirinale La Nota di Massimo Franco:

“Il primo contatto ufficiale che riguarda le votazioni per eleggere il prossimo presidente della Repubblica è stato quello di ieri tra il premier Mario Monti e il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. È durato due ore, non sono stati discussi nomi di possibili candidati. E si è tentato di offrire un metodo da applicare nella trattativa con gli altri partiti; e questa è già una novità. Il riferimento alla «chiarezza e trasparenza» contenuto nel comunicato finale cerca di arginare l’impazzimento delle voci e dei veleni che circondano la lotta per il Quirinale. E abbozza un metodo che dovrebbe permettere «la più ampia condivisione possibile fra le forze parlamentari».
Si tratta di un approccio che evita le preclusioni nei confronti del Pdl berlusconiano. E non insegue ritorsioni per il modo in cui si è interrotto l’incarico a Bersani. Evidentemente, nel Pd l’idea di coinvolgere in una coalizione di governo e per il Quirinale il Movimento 5 Stelle del comico Beppe Grillo sta rientrando. I rifiuti ripetuti e sprezzanti dei grillini e le critiche arrivate dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, sul rischio di perdere tempo, hanno sottolineato un disagio crescente nel Pd; e forse convinto Bersani a scegliere con maggiore decisione un percorso che tenda a includere e non a porre pregiudiziali. Da questo punto di vista, Monti è una sponda naturale, seppure indebolita”.

Paradisi fiscali, la lista dello scandalo. Articolo di Fabio Cavalera:

“Su il sipario. Ecco la multinazionale dell’imbroglio fiscale. La sua fisionomia, il suo capitale sottratto alle dichiarazioni patrimoniali ufficiali, che secondo lo studio di James S. Henry — l’ex capo economista di McKinsey — ammonterebbe a una cifra compresa fra i 21 mila e i 32 mila miliardi di dollari («pari alla ricchezza prodotta da Stati Uniti e Giappone»), il suo modus operandi, con la mappa dell’evasione mondiale negli ultimi trent’anni, sono in una scatola nera, l’«hard disk» di un computer che Gerard Ryle, direttore del Consorzio Internazionale dei Giornalisti d’Inchiesta (l’Icij di Washington), ha ricevuto per posta qualche tempo fa.
Vale più di mille miniere d’oro messe insieme: 260 gigabyte, 2,5 milioni di documenti archiviati con i nomi e le attività di 120 mila società offshore, con l’identità dei 130 mila titolari di conti cifrati (per ora 200 italiani, in compagnia ad esempio di Jacques Augier, il tesoriere della campagna elettorale di François Hollande, o di Maria Imelda Marcos, la figlia dell’ex presidente filippino, o della baronessa spagnola Carmen Thyssen-Bornemisza che ha utilizzato i suoi «risparmi occulti» per comperarsi un Van Gogh all’asta, «Il mulino ad acqua a Gennep»), conti cifrati nascosti alle Isole Vergini britanniche, alle isole Cook, alle Cayman, nel Liechtenstein, poi con la ragnatela dei movimenti e delle ricchezze depositate, infine con le banche (citate la Ubs, la Deutsche Bank con 309 società di comodo, la Clariden controllata dal Credit Suisse) che «hanno lavorato aggressivamente per fornire ai propri clienti le compagnie dei paradisi fiscali coperte dal segreto». Centosettanta nazioni coinvolte: le nazioni unite della frode fiscale”.

La Repubblica: “Il Pd a Napolitano: via i saggi”. Migliaia di conti segreti nei paradisi fiscali ecco il club degli evasori. Articolo di Giampiero Martinotti:

“Due milioni e mezzo di file per tentare di carpire i segreti di 120 mila società offshore, basate alle isole Vergini, Cayman, Cook, Samoa e Singapore: l’operazione lanciata da una ong statunitense con l’aiuto di un gruppo di giornali internazionali (per l’Italia
L’Espresso), mette a nudo la realtà di un sistema organizzato per non pagare tasse, riciclare denaro sporco, proteggere i patrimoni dal fisco. Una ragnatela in cui è facile perdersi, ma in cui si incontrano anche molte sorprese, fra cui una sgradita per François Hollande: il tesoriere della sua campagna elettorale, il finanziere Jean-Jacques Augier, è azionista di due società basate alle Cayman. Attività legali e dichiarate, dice l’interessato, ma la rivelazione della loro esistenza arriva nel peggior momento per il capo dello Stato, impelagato nell’affare Cahuzac, il ministro del Bilancio dimissionario che aveva un conto clandestino a Singapore.
I dati sono stati messi a disposizione di 45 testate dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), basato a Washington. Vista la mole, non sono ancora stati tutti spulciati e richiedono un lavoro da certosini: investire in certe isole caraibiche non è di per se un reato, fare la differenza tra elusione, evasione, riciclaggio e attività criminali è molto difficile, visti i sofisticati meccanismi della finanza odierna”.

La truffa della benzina. Inchiesta di Lucio Cillis e Luca Pagni:

“La tesi, alla base dell’esposto presentato dal Codacons e fatto proprio dai giudici di Varese, poggia su una analisi di Matteo Temporin, docente dell’università Cattolica del Sacro Cuore. Secondo cui il percorso che va dal pozzo petrolifero fino al serbatoio del cliente è mosso da regole che, anche secondo i baschi verdi e il gip di Varese, puntano a limitare gli scostamenti dei prezzi e accompagnarli senza troppi scossoni al distributore.
Un tragitto che si svolge alla luce del sole, è bene ricordare, ma che è quasi interamente controllato dai marchi più noti che oggi sono coinvolti nell’indagine. Insomma, per gli inquirenti, saremmo di fronte ad un sistema coordinato al punto che il gip nel suo atto d’accusa, scrive di «artifizi e raggiri», messi in atto per «livellare volontariamente, concordandoli, i prezzi dei prodotti petroliferi alla pompa». Un comportamento che, sempre a detta del magistrato, vede danneggiati indubitabilmente i consumatori. Subisce «un danno economico un numero indistinto e indeterminabile di fruitori del servizio, indotti in errore, ma in ogni caso privi di reale possibilità contrattuale, nella considerazione che le principali compagnie petrolifere agiscono in regime di monopolio». Ma come rispondono gli accusati? Per l’Unione petrolifera sono fatti da accertare: «Sulle indagini su presunti reati attinenti i prezzi dei carburanti, si chiarisce che dal provvedimento del gip di Varese emergerebbero semplici ipotesi investigative che dovranno essere verificate». Compito che spetterà alle procure di Milano e Roma, cui i giudici di Varese hanno inviato gli atti, per competenza territoriale, perché è lì che si trovano le sedi legali delle compagnie. Per i petrolieri non si approderà a nulla: «Allo stato, ogni affermazione in merito alla presunta esistenza di reati accertati è del tutto infondata». Insomma, uno scontro frontale che potrebbe svelare o contraddire, una volta per tutte, le tesi dei consumatori”.

La Stampa: “Gelo tra Bersani e Renzi”. La sfida sull’onore del Pd. Editoriale di Luca Ricolfi:

“E’ da un po’ di tempo che me lo chiedo: la scissione del Pd avverrà a destra o a sinistra? Sì, perché fino a ieri davo abbastanza per scontato che una scissione ci sarebbe stata. Vista la disastrosa conduzione di Bersani, vista la cocciutaggine del gruppo dirigente”.

La Nord Corea sposta i missili. Articolo di Paolo Mastrolilli:

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“La Corea del Nord sta spostando missili sulla sua costa orientale, per quello che potrebbe diventare un attacco, ma più probabilmente un test delle sue capacità. Gli Usa preparano le difese, ma nello stesso tempo lanciano segnali finalizzati a raffreddare le tensioni, ammettendo che le risposte date alle provocazioni di Pyongyang in base a una procedura approvata in passato possono aver contribuito a generare malintesi. La notizia sull’attività missilistica del regime di Kim Jongun è stata rivelata dal ministro della Difesa della Corea del Sud, Kim Kwan-jin. Mercoledì Pyongyang aveva dichiarato di aver dato via libera ad un attacco nucleare contro gli Stati Uniti, e ora sta preparando un lancio”.

Il Fatto Quotidiano: “Quirinale, fra Pd e M5s”. Doppiogrillismo. Editoriale di Marco Travaglio:

“Abbiamo scritto più volte come la pensiamo sull’occasione che sta perdendo il movimento 5 Stelle di giocarsi il poker d’assi che i partiti e gli elettori gli hanno messo in mano. Nessuno può chiedere ai pentastelluti di appoggiare un governo Bersani né di mettersi d’accordo col Pd, dopo aver promesso tutt’altro in campagna elettorale. E qui ha ragione Grillo. Ma non si vede perché M 5 S, per proporre un premier e una squadra di ministri fuori dai partiti da offrire a chi ci sta, debba aspettare l’incarico da Napolitano (che non glielo darà mai, specie dopo che Bersani ha fallito pur avendo la maggioranza almeno alla Camera grazie al premio-porcellum). E qui Grillo sbaglia. Anche perché, se non abbiamo capito male, è questo il percorso scelto per il Quirinale: interpellare online gli iscritti per conoscere il loro candidato preferito e poi votarlo con 163 voti sicuri nelle Camere riunite dal 18 aprile, nella speranza che altri partiti o parlamentari sciolti si associno (piano A). Se ciò non avvenisse e il candidato a 5 Stelle restasse al palo dei 163 voti, si riproporrebbe il dilemma già sorto con l’elezione dei presidenti delle Camere: votare scheda bianca (piano B), o accodarsi al candidato meno peggiore proposto dagli altri (piano C), o concordare con qualcuno degli altri (si spera non con B.) un presidente accettabile (piano D)? La decisione, se vale sempre quel che scrisse Grillo per i vertici delle Camere, verrà presa a maggioranza dai gruppi parlamentari: e sarebbe saggio, se sfumasse il piano A, optare per il D. Tutto ciò premesso, è francamente insopportabile il trattamento doppiopesista che politici e media continuano a riservare al M 5 S rispetto agli altri partiti”.

Il Giornale: “E’ tutto un scherzo”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

Povera Italia, ogni giorno se ne scopre una. Ieri addirittura tre. La prima: l’in­chiesta su Berlusconi nota come «bun­ga bunga » è stata ed è, come ha dichia­rato ieri la presunta vittima Ruby, un atto di vio­lenza psicologica della magistratura su una ra­gazza con il dichiarato scopo di rovinare l’imma­gine e la vita del Cavaliere. La seconda: come di­mostra l’onorevole Capezzone nell’articolo che trovate su questa prima pagina, il governo Monti ha truccato i conti del Paese tanto che sarà neces­saria una dura manovra finanziaria. Terzo: i die­ci saggi scelti da Napolitano per trovare una solu­zione allo stallo politico, per ammissione del più autorevole di loro, sono solo una farsa organizza­ta per perdere tempo (come da noi sostenuto fi­no dalla prima ora).
Quest’ultimo punto ci dice in che mani siamo molto più di tante analisi. Protagonista è uno dei saggi scelti da Napolitano, Valerio Onida, già pre­sidente della corte Costituzionale. Raggiunto al telefono da una falsa Margherita Hack (uno scherzo della Zanzara ,trasmissione di Ra­dio24), il saggio si è lasciato andare a giudizi pe­santi sulla commissione di cui fa parte ( cosa inuti­le, serve a coprire questo periodo di stallo), e su Berlusconi (è anziano, speriamo lasci in pace gli italiani). Eccolo, in tutta la sua ipocrisia, il prototi­po del saggio, di chi dovrebbe essere arbitro im­parziale della contesa politica. Dal Quirinale in giù, ci stanno prendendo tutti per i fondelli pur di non ammettere che la sinistra non ha vinto le ele­zioni e che bisogna tornare a votare. Pasticcioni, faziosi. Ecco di chi stiamo parlando”.