Matteo Renzi, lavoro e segreto di stato. Alitalia: prime pagine e rassegna stampa
Pubblicato il 23 Aprile 2014 - 08:26 OLTRE 6 MESI FA
Il Corriere della Sera: “Tensioni nel governo sul lavoro”. Una lezione allo sportello. Editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi:
La ragione, forse la più importante, che spiega perché i Paesi dell’euro stanno impiegando tanto più tempo degli Stati Uniti ad uscire dalla crisi riguarda le banche e, in particolare, la mancanza di credito. Questo è accaduto perché, negli interventi di politica economica successivi alla crisi, abbiamo fatto le cose nell’ordine sbagliato. Abbiamo cercato di ridurre i debiti e i deficit dei conti pubblici, dimenticandoci o quasi delle banche. Ma senza credito un’economia non funziona e quindi non cresce, e senza crescita rimettere in ordine i conti è molto difficile.
Una banca può fare nuovi prestiti se ha sufficiente capitale. Se lo ha perso, come è accaduto durante la crisi finanziaria e la lunga recessione che l’ha seguita, e non lo ricostituisce, non solo non farà nuovi prestiti, ridurrà anche le linee di credito concesse in passato. Il governo federale degli Stati Uniti ha prima obbligato gli istituti di credito a ricostituire il capitale perduto durante la crisi, solo dopo si è occupato della finanza pubblica. In Europa le banche sono ancora piu importanti. Negli Stati Uniti solo metà del credito alle imprese viene dalle banche (il resto direttamente dai mercati tramite azioni e obbligazioni) mentre in Europa è oltre l’80%. L’Europa quindi si sarebbe dovuta preoccupare ancor di più e ancor prima delle proprie banche. Ma non l’ha fatto e ora ne paga le conseguenze.
Ricapitalizzare le banche è difficile perché il nuovo capitale riduce il valore delle azioni possedute dai vecchi azionisti, e questi, comprensibilmente, si oppongono.
La prima pagina de La Repubblica: “Scontro sul lavoro. Renzi: basta attacchi da soloni milionari”.
La Stampa: “Tagli, le regioni in rivolta”.
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Il Fatto Quotidiano: “Alitalia in ginocchio dagli arabi. Il prezzo: 3mila licenziamenti”.
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Il Giornale: “La Cgil ordina, Renzi obbedisce”. Editoriale di Alessandro Sallusti:
Sono pochi i temi che devono segnare un solco invalicabile tra centrodestra e centrosinistra. Le politiche in materia di lavoro sono tra queste. La sinistra da una parte ( quella del controllo dello Stato e dei sindacati)i liberali dall’altra (meno Stato, più libertà di impresa e di lavoro). Così sul fisco: la ricchezza e la proprietà privata (vedi le tasse sulla casa) beni del diavolo da tartassare per la sinistra, beni da difendere e proteggere come lievito del benessere generale per chi è di centrodestra. Su queste diversità si gioca la partita del consenso. È una partita che non ammette ambiguità, si deve stare con chiarezza da una parte o dall’altra. Chi sceglie la via mediana – un po’ di qua è un po’ di là – fa il male del Paese, avallando soluzioni intermedie che non servono a nessuno se non ad allungare la vita politica di chi le vara. Sul tema del lavoro Renzi aveva speso molte parole, gradite anche in campo liberale. Il suo progetto di riforma non solo conteneva spunti per noi interessanti, ma per la prima volta sembrava scritto in autonomia dall’ala comunista della sinistra e dai sindacati.