Matteo Renzi, pensioni, Ue: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2014 - 08:34 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “La sfida europea di Renzi”. Tre ostacoli in una giungla. Editoriale di Maurizio Ferrera:

Con i provvedimenti varati l’altro ieri dal Consiglio dei ministri, ha preso finalmente forma il famoso Jobs Act, quel piano per i posti di lavoro che Matteo Renzi si era impegnato a elaborare subito dopo la nomina a segretario del Pd. Meno restrizioni e regole più snelle per le assunzioni, sostegni più efficaci per i disoccupati, incentivi e servizi per le madri che lavorano: queste le linee direttive dei nuovi provvedimenti, chiaramente ispirate al modello della flexicurity (flessibilità coniugata a sicurezza) da anni raccomandato dall’Unione europea.
Un decreto legge semplificherà da subito le assunzioni a tempo determinato e quelle degli apprendisti, andando incontro alle richieste delle imprese. Il riordino delle troppe forme contrattuali oggi esistenti e soprattutto la definizione di un nuovo tipo di contratto «a tutele crescenti» e di un compenso orario minimo (come quello appena introdotto in Germania) sono invece demandate a un disegno di legge. Quest’ultimo chiederà al Parlamento anche la delega a intervenire su altri cruciali fronti. Gli ammortizzatori sociali, con l’estensione dell’indennità di disoccupazione (la cosiddetta Aspi) alle tante categorie di precari oggi esclusi. I servizi per l’impiego, tramite l’istituzione di una Agenzia nazionale per l’occupazione responsabile sia per le politiche attive sia per l’erogazione dei sussidi (secondo il modello francese). La semplificazione della miriade di adempimenti a carico di imprese e lavoratori. E infine il rafforzamento delle misure di conciliazione fra responsabilità familiari e lavorative, soprattutto a vantaggio delle donne.

Silvio e Matteo, l’Arte di Vendere tra Vanità, Ironia e Culto del Record. Articolo di Gian Antonio Stella:
Sull’età, a dire il vero, tra il giovane Silvio degli esordi e il giovane Matteo di oggi non c’è gara. Ricordate cosa scrisse anni fa, allegramente perfido, Mattia Feltri sul «Foglio» di Giuliano Ferrara? «Che bello il Cav. con il lifting. Non gli si darebbe più di quarant’anni. Con le attenuanti generiche, anche trentacinque». Ecco, Renzi non ha bisogno, come rise Le Monde, «di mantenere un aspetto giovanile, a volte con uno zelo quasi comico». A Palazzo Chigi lui c’è arrivato prima di spegnere 40 candeline e con una ventina di anni di anticipo rispetto al Cavaliere che al momento della discesa in campo andava per la sessantina. È vero però che i punti di contatto fra i due, esaltati dalle stralunate imitazioni di Maurizio Crozza, sono diversi.
Per cominciare, hanno un’ottima opinione di se stessi. Silvio, chiamato a descriversi, rispose: «Il mio ruolo? Attaccante, centrocampista, difensore e anche regista in panchina. Sono fruibile per qualsiasi ruolo… Sapete, sono un po’ montato». Matteo, quando strappò a Lapo Pistelli la candidatura a sindaco di Firenze, il trampolino di lancio della sua ascesa, mandò un amico (o almeno così dicono i suoi avversari) ad appiccicare fuori dalla porta del comitato elettorale dello sconfitto un cartello irridente: «Chiuso per manifesta superiorità».
Certo, entrambi sorridono del vizietto sdrammatizzando con l’autoironia. A tutti e due, in tempi diversi, l’Italia chiede miracoli? Il primo ne rise così: «All’Ospedale San Raffale una madre mi pregò di convincere il figlio bloccato provvisoriamente su una sedia a rotelle a riprendere a camminare. Mi presentai dal ragazzo e gli dissi: “Giacomo, fatti forza. Alzati e cammina…” Lui, dopo alcuni giorni, si alzò». Il secondo, ogni tanto ammicca: «Un amico mi ha detto: Dio esiste ma non sei tu». Stessa tecnica: meglio prendersi in giro, sul tema della vanità, prima che lo facciano gli altri…

La prima pagina di Repubblica: “Renzi: le pensioni non si toccano”.

La Stampa: “Renzi tratta con la Ue sui costi”.

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Il Fatto Quotidiano: “Se potessi avere 80 euro al mese”.

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Il Giornale: “Occhio alla supertassa”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

Pronti via e subito arri­vano i bastoni tra le ruote. La Banca cen­trale europea del­l’italiano Mario Draghi dice a Renzi, sia pure con una lette­ra retrodatata, che così non va, che è meglio ridimensio­nare il libro dei sogni. Altro che meno tasse, dobbiamo pensare ai parametri euro­pei. Ora, capisco che nessu­no abbia mai osato non dico criticare ma neppure avanza­re un dubbio nei confronti del verbo di questo professo­rone che ha attraversato tutti i salotti finanziari e bancari nazionali ed europei. E capi­sco che dire «chi se ne frega di quello che dice Draghi» ci fa­rebbe passare per rozzi ed ignoranti. Però noi lo dicia­mo lo stesso: basta con l’asse­condare questi professori e banchieri che sono stati la causa dei nostri mali. Basta professori, abbiamo dato. Avanti coi piazzisti alla Renzi che coi loro modi fanno inor­ridire i benpensanti editoria­listi del Corriere della Sera (già filo montiani e poi filo let­tiani) tutti forma e poca so­stanza ma che fanno accende­re i sogni della gente e la fidu­cia del Paese.
Anch’io ho un desiderio che vorrei esaudito. Sogno che Renzi si presenti in tv e con quella sua faccia da schiaffi butti lì un: «Draghi chi?». Già sento l’eco della ola che attraverserebbe l’Ita­lia. Se lo farà sono disposto a dargli anche il mio voto. A un patto. Che al «Draghi chi?» per il popolo non seguisse una patrimoniale per il ceto medio e che rinunciasse a mettere le mani, come pare avvenga, nelle tasche di pen­sionati benestanti che i con­tributi li hanno versati davve­ro. Il premier ieri ha smentito una nuova tassa sui patrimo­ni, ma vedo già paduli volare a bassa quota.