Frau Merkel, Herr Draghi: Europa nelle loro mani. Euro a Londra e Francoforte

Pubblicato il 5 Giugno 2012 - 09:54 OLTRE 6 MESI FA

C’è di nuovo aria di elezioni anticipate: “Basta Monti, elezioni. Il Pd si spacca in due” apre il Fatto Quotidiano: due giovani della segreteria Pd “chiedono il voto in autunno” perché “il Governo non ha più la forza di fare nuove riforme”. I due sfasciacarrozze sono Matteo Orfini e soprattutto Stefano Fassina, responsabile del Pd per i problemi economici. Il Manifesto gli dedica l’apertura: “L’ottobre rosso di Fassina, tormento dei democratici”. Bersani replica: “Non se ne parla” ma Di Pietro e Vendola esultano: “Era ora”. Il sondaggio di Repubblica ha terrorizzato i partiti, sinistra inclusa: andava bene quando  Monti faceva il comunista e stangava la gente per una barca, fosse anche una bagnarola e i gestori dei bar per lo scontrino.

Poi quando si sono accorti che così la recessione da noi si è avvitata e che le tasse sono aumentate, nella percezione diffusa, ancor di più di quanto sia la realtà (real feel, come ha inventato il sito meteo Accuweather) anche tutti gli elettori hanno abbandonato i loro tradizionali partiti, troppo appecoronati davanti al Santo Mario Monti, e si sono buttati nella nebulosa demagogia negazionista di Beppe Grillo e ai piedi di San Luca Montezemolo, splendente sulla nube rossa della sua Ferrari.

Ingigantita anche dai giornali, che per ogni 100 euro di aumento hanno il riflesso condizionato della “stangata”, la percezione che le tasse ci stanno uccidendo è ormai universale, tanto che oggi il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino lo dirà apertamente al Parlamento. Repubblica ha l’anticipazione, ma ne parla solo all’interno, preferendo invece aprire sulla polemica di Obama contro l’Europa per come viene gestita la crisi dalle nostre parti. Vero è che Obama ha affrontato la crisi spendendo e stampando moneta (povero Berlusconi, qualcuno glielo deve avere raccontato, l’ha buttata lì e è stato travolto dall’ira degli ortodossi e ha fatto subito marcia indietro, umiliato e confuso, come per una battuta al bar del quartiere, senza trovare il coraggio di difendere una scelta fatta dalla prima economia del mondo).

Anche il Corriere della Sera e il Messaggero scelgono “Obama preme sull’Europa” e “Obama, schiaffo all’Europa”, dimenticando, come Repubblica, che Obama non è Babbo Natale ma un sopraffino politico in piena campagna elettorale e è già arrivato, per difendere le proprie scelte e attaccare Mitt Romney, a paragonare il concorrente alla Merkel.

Tutti qui da noi si agitano, i giornali parlano ancora dell’asse Parigi-Roma per un “patto per la crescita” cui ormai crede solo la Stampa di Torino. Intanto,  nelle segrete stanze del Nord Europa si sta definendo il vero asse, quello fra Angela Merkel e Mario Draghi, per accentrare nella Banca europea, di cui Draghi è presidente e Merkel la referente suprema, tutto il potere monetario e fiscale e budgetario dell’Unione.  Di questo si trova una eco nella prima del Corriere, nel sommario, dove José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, si schiera con la Merkel a favore di una “autorità per vigilare sulle banche”. Per saperne di più, leggere il Wall Street Journal (“Merkel apre la porta alla unione bancaria europea”) e la International Herald Tribune (New York Times internazionale): “La Bce sotto pressione per accorrere al salvataggio dell’euro”. Il Sole 24 Ore traduce: “Bce spinge il piano salva euro”.

Il nostro povero Governo si affanna a tirar fuori dal cilindro improbabili decreti sullo sviluppo: “Dall’edilizia alla ricerca ecco il piano crescita”, afferma il Messaggero, ma il Sole 24 Ore precisa che la “partita è ancora aperta sul credito di imposta per la ricerca”.  Come se poter detrarre un po’ più di spese di ristrutturazione di casa dalle tasse (Corriere della Sera) potesse rimettere davvero in moto l’edilizia. Ma se la gente deve pagare l’Imu, l’addizionale Irpef, l’Iva, lo scontrino fiscale pieno, la tassa della barca, la benzina al doppio me lo dite dove li prende i soldi per rifare il bagno?

Lo stesso si può dire dell’idea di concedere “benefici fiscali alle aziende che assumono” (Repubblica). Ormai le imprese un po’ di esperienza se la sono fatta e sanno che le tasse si possono togliere per decreto salva qualcosa, i dipendenti te li tieni più di una moglie o di un marito.

Il tutto aggravato da un Governo che non riesce nemmeno a tradurre in legge le promesse dei suoi annunci: “Niente soldi alle imprese, Monti non ci paga. Non mantenute le promesse: salta la compensazione fiscale dei crediti con lo Stato” (Giornale); “Compensazioni Iva, nel Dl sviluppo salta l’aumento del tetto. Sfuma la possibilità di elevare da 500mila a 700mila euro il tetto delle compensazioni dei crediti Iva, così come lo spostamento dei versamenti dei soggetti Iva da mensili a trimestrali” (Sole 24 Ore).

In questa luce, fa tenerezza la povera Elsa Fornero che si è ingaggiata nella polemica con i collega Filippo Patroni Griffi. Repubblica titola: “Statali, Fornero torna alla carica per i licenziamenti, lite nel Governo poi la tregua” (idem Corriere della Sera). Ha vinto ovviamente Patroni Griffi, ministro e patrono degli statali, casta alla quale appartiene lui stesso e con tutti i crismi e benefici. Libero la mette giù dura: “Patroni Griffi ribadisce: Vietato licenziare gli statali”.

I due quotidiani nazionali di destra scelgono altri temi. Il Giornale denuncia: “Gli enti di previdenza pubblici non versano i contributi”.

Libero: “Più casta per tutti. Monti salva i trombati. Gli ex deputati potranno dirigere società pubbliche. Della spending review si sono perse le tracce”.  Libero ha anche un altro paio di titoli che, umorismo a parte, dovrebbero fare riflettere: “Il nostro esecutivo in un fumetto del ’93. I professori copiano Topolino. Una striscia del 1993 anticipava la situazione dell’Italia di oggi: i tecnici chiamati a Paperopoli per far pagare le tasse ai cittadini, imposte sulle calorie, controlli a tappeto nei luoghi di vacanza…Occhio pperò alla conclusione: la rivolta fiscale”.

Come finirà non lo sappiamo, quel che è certo che sta tornando quel che accadeva nei primi anni ’70, descritto da Gianfranco Piazzesi nel libretto del 1975 “I soldi in paradiso”. Il paradiso non sembra essere più la peccaminosa Svizzera, dove ormai i segreti non reggono più, ma i Paesi del nocciolo duro in Europa: Germania, Lussemburgo, Olanda, dove i soldi rendono zero, ma sono sicuri e se salta l’euro ti trovi i marchi (Italia Oggi). Ma il paradiso non è solo valutario, c’è chi si fida di più del mattone: cosa meglio di Londra, paradiso già scoperto dai ladri del nuovo mondo, dalla Russia all’Africa nera? Infatti, informa l’Herald Tribune, “i ricchi investitori fuggono dalla zona dell’euro per trovare rifugio nell’immobiliare a Londra”.

Non dimentichiamo, in tutto questo il terremoto. Lo ricorda il Messaggero: “Scosse senza tregua in Emilia”. Su Messaggero e Repubblica una ineffabile Paola Severino, ministro della Giustizia: “I detenuti al lavoro per la ricostruzione”. Altrove li chiamano lavori forzati. Lo avesse detto Roberto Calderoli…

E non dimentichiamo che il calcio sfida tutte le leggi di gravità ed è l’unico mercato davvero comune in Europa. Il Paris Saint Germain ha offerto al Milan 40 milioni di euro per Zlatan Ibrahimovic e 27 milioni in tre anni al calciatore e giustamente, l’oculato Berlusconi ci pensa (Gazzetta dello Sport, Corriere della Sera).