Milano. Procura della Repubblica, fra Bruti Liberati e Robledo scontro più aspro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Luglio 2014 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA
Milano. Procura della Repubblica, fra Bruti Liberati e Robledo scontro più aspro

Milano. Procura della Repubblica, fra Bruti Liberati e Robledo scontro più aspro

MILANO – La Procura della Repubblica di Milano non conosce pace, nello scontro tra il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e il suo aggiunto Alfredo Robledo, che ha coinvolto anche il Csm, Consiglio superiore della Magistratura.

Il livello dello scontro si alza, riferisce Claudia Guasco sul Messaggero:

“Nella guerra tra il capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati e il suo aggiunto Alfredo Robledo scende in campo il procuratore generale Manlio Minale. E lo fa con una relazione inviata al comitato di presidenza del Csm, nella quale critica con durezza la decisione di Bruti di creare una «area omogenea» per gestire le tre inchieste sull’Expo.

Ai primi di giugno, quando la tensione con Robledo aveva raggiunto livelli elettrici, il procuratore ha inviato una circolare a tutti i suoi aggiunti e ai sostituti nella quale annunciava la nascita dell’Area Omogenea Expo a cui sono attribuite tutte le indagini che, a vario titolo, concernono direttamente o indirettamente l’evento. In sostanza avocava a sè tutte le indagini, presenti e future, sull’esposizione universale del 2015. Questa, per il pg Minale, sarebbe una decisione arbitraria.

Nella relazione al Csm il procuratore generale spiega: poiché l’Area Omogenea Expo riunisce reati diversi tra loro Bruti non può occuparsi da solo del coordinamento, quindi si riserva il diritto di assegnarli a sostituti indicati da lui, è l’attacco di Minale. Ultimo esempio in ordine di tempo è rappresentato dalle indagini sugli appalti della Piastra, il corpo centrale dell’Expo. Originariamente assegnato al procuratore aggiunto Robledo e ai pm Pellicano e Filippini, ora è di competenza esclusiva degli ultimi due: Robledo è stato esteromesso, ma la revoca parziale – ricorda Minale – è vietata da una risoluzione del consiglio giudiziario. Insomma, o restavano tutti e tre i pm o nessuno. Infine l’inchiesta Mose su Milanese e Spaziante trasmessa dalla Procura di Venezia.

Affermando che è «estranea alla capacità» di Robledo, scrive il procuratore generale, viola le norme interne e lede la trasparenza. In sostanza, ogni procedura è stata calpestata. Oggi la relazione sarà valutata dal comitato di presidenza del Csm, che l’assegnerà alla settima commissione competente per l’organizzazione del lavoro e anche alla prima, che si occupa dei trasferimenti d’ufficio per incompatibilità ambientale. Ma a Palazzo dei Marescialli c’è aria di fastidio per l’ennesima missiva che giunge quando, dopo due delibere, il caso veniva considerato chiuso. Sembra dunque esclusa una procedura d’urgenza, se ne riparlerà nella prossima consiliatura”.

Il nuovo “caso Milano” si aprirà al Csm la prossima settimana, contraddicono Liana Milella e Emilio Randacio su Repubblica:

“Sul tavolo quattro denunce. Ancora Robledo contro Bruti. Poi Minale contro Bruti. E ancora Bruti contro Minale e Robledo con l’accusa di aver violato la riservatezza dell’indagine Mose e della corrispondenza interna all’ufficio. Infine Bertolè Viale a favore di Robledo contro Bruti. Una “guerra” più che un “caso”, che coinvolge i più alti vertici del palazzo di giustizia, Bruti il procuratore, Robledo uno degli aggiunti, Minale il Pg, e Bertolè l’avvocato generale. Una faida che lascia basiti i vertici del Csm e della Cassazione.

Per una coincidenza, martedì Bruti è stato oggetto di un doppio “esame”. A Roma, al Csm, quello del vice presidente Vietti e dei capi della Suprema corte, Santacroce e Ciani, che per due ore hanno esaminato i nuovi esposti giunti da Milano e hanno deciso di inviarli alla settima commissione. La presidente Casella aprirà subito la nuova inchiesta, che potrebbe essere brevissima. A Milano ecco la riunione del consiglio giudiziario, con al vertice il presidente della Corte di appello Canzio, chiamato a valutare il progetto organizzativo della procura. Solo un parere consultivo, come stabilisce la legge sull’ordinamento del 2006. Sul tavolo gli stessi esposti di Roma. Si discute a lungo. Viene ritirata la proposta di bocciare il progetto.

All’unanimità viene giudicata positivamente l’idea del nuovo sistema di coordinamento, ma come riferiscono i presenti «viene aperta un’interlocuzione con Bruti», gli si chiede di «mettere ordine » su una serie di questioni aperte, dai criteri per affidare i fascicoli, a quali reati rientreranno nell’area. Alla domanda «ma avete bocciato la proposta di Bruti» chi era lì risponde: «Non c’è alcuna bocciatura, sono stati sollevati rilievi critici». Il consiglio giudiziario accetta l’impostazione «decisionista» di Bruti, che lo stesso Napolitano ha ricordato essere in regola con la legge del 2006, ma gli chiede «di fissare delle regole». Bruti si dice pronto a fornire i chiarimenti. È da vedere se subito o a settembre.

Ben più complicato l’affaire al Csm, dove la nuova pioggia di esposti non ha fatto una buona impressione. Commenta un alto magistrato: «È evidente che Bruti e Robledo sono come cane e gatto, non possono restare nella stessa casa ». Nel merito. La carta più importante è la lettera di una pagina con cui Bruti replica a Minale. Tra i due si apre uno scontro pesante. Bruti, che già aveva accusato Robledo di aver violato la riservatezza dell’inchiesta Expo perché aveva mandato carte a Roma, ora ripete l’accusa contro Minale, che ha allegato alla lettera il carteggio riservato tra Bruti e Robledo, e che evidentemente Robledo gli ha dato, sulla polemica per l’assegnazione dell’inchiesta Mose. Bruti sottolinea tre volte come la decisione di assegnare a sé e ai colleghi Orsi e Pellicano il troncone Mose è stata «ampiamente e dettagliatamente motivata e riservatamente comunicata il 2 luglio esclusivamente a Robledo, Orsi e Pellicano».

Ma ora, prosegue Bruti, «costituisce l’allegato 3 della nota del Pg». Sempre Bruti, «debbo precisare che nes- suna richiesta di informazioni o di copia di atti mi è pervenuta dal Pg». Il che significa che Robledo ha inviato il carteggio a Minale. Che ci sia un legame forte tra i due è noto, perché Robledo è stato allievo di Minale, come il primo ha più volte detto. Se Robledo lamenta che Bruti non gli ha assegnato Mose e lo taglia fuori dagli interrogatori, Bruti insiste sulla riservatezza «particolarmente rilevante in ragione della delicatezza del procedimento». Conclude: «Purtroppo, ancora una volta, la divulgazione sulla stampa ha vanificato l’esigenza della riservatezza». Nella guerra infinita, dal 3 luglio Bruti raccoglie elementi sul processo “derivati”, impostato da Robledo, chiuso in primo grado con una condanna ma finito con un “il fatto non sussiste” in appello.

Robledo scrive al Csm e parla di «azione ritorsiva ». Nella “guerra” Minale critica Bruti perché il progetto Expo «supera ingiustificatamente il sistema dei criteri obiettivi e automatici di assegnazione dei procedimenti con un indubbio vulnus alla trasparenza». Ancora quell’automatismo bocciato da Napolitano. Infine una “piccata” Bertolè Viale rimprovera Bruti «di non avergli risposto» quando gli ha chiesto chiarimenti sul “caso Vicario”, denuncia contro Robledo che Bruti ha gestito senza coinvolgere il diretto interessato.

Paolo Colonnello sulla Stampa aggiunge:

“La guerra continua e il clima, in Procura, peggiora. Reso più pesante dalla sconfitta subita ieri al processo Mediatrade che sebbene non abbia nulla a che vedere con lo scontro in atto ormai da mesi tra il procuratore capo Bruti Liberati e il suo aggiunto Robledo, riflette in negativo le difficoltà che ultimamente sembra dover affrontare la procura più blasonata d’Italia.

L’ultima puntata del conflitto tra i due alti magistrati è relativa a una lettera che il 3 luglio scorso Bruti ha fatto pervenire a Robledo chiedendo tutti gli atti del processo alle banche sui «derivati» venduti al Comune di Milano. Un processo perso clamorosamente in appello nel marzo scorso da Robledo dopo un’inchiesta durata un paio d’anni. Una decisione presa, come scrive il procuratore, «per procedere a un esame dei vari aspetti dell’indagine» e che potrebbe essere il preludio a nuove contestazioni.
Richiesta praticamente senza precedenti, che ovviamente ha irritato Robledo il quale l’ha girata per conoscenza al Csm e al Consiglio giudiziario di Milano accompagnandola da un commento: «avendo l’impressione che sia vagamente ritorsiva…».

Ed solo l’ultimo tassello di un puzzle che sembra infinito e che ormai impegna i vari organi di autogoverno della magistratura. Robledo sta infatti preparando un nuovo esposto contro il suo capo mentre ieri il Consiglio Giudiziario milanese, una sorta di Csm “locale”, presieduto dal presidente della Corte d’Appello Giovanni Canzio, ha dovuto occuparsi dei rilievi contenuti nella relazione firmata dal procuratore generale Manlio Minale che contestava la decisione di Bruti Liberati di costituire la cosiddetta “area omogenea” per le inchieste Expo riservando a se stesso il coordinamento e sottraendo di fatto a Robledo ogni iniziativa nelle indagini che pure sono in parte affidate a uomini del suo dipartimento.

Questione d’interpretazione del regolamento emanato più di un anno fa dal Csm secondo Bruti. «Un superamento ingiustificato dei criteri obiettivi e automatici di assegnazione» secondo il procuratore generale Minale.
Ieri, il Consiglio giudiziario ha deciso di prendere tempo chiedendo a Bruti Liberati «chiarimenti» sulle sue circolari, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei procuratori aggiunti e per il coordinamento della stessa “area omogenea”. E’ insomma il metodo ad essere messo in discussione, non il fine (ovvero un’omogeneizzazione delle vari indagini) che viene invece «apprezzato». Bruti assicura di essere pronto «a fornire tutti i chiarimenti richiesti dal Consiglio giudiziario». Pronto a continuare il braccio di ferro con Robledo.

Intanto ieri il Csm, che nei prossimi giorni verrà rinnovato con nuove elezioni, ha trasmesso alla settima commissione il nuovo incartamento milanese. La stessa che martedì si è spaccata sul fascicolo relativo ai rapporti tra la Procura nazionale antimafia e la direzione distrettuale di Milano guidata da Ilda Boccassini. Saranno i nuovi membri del Csm a decidere”.