Rassegna stampa. Monti: L’Italia sovvenziona Berlino. Olimpiadi, fioretto d’oro

Pubblicato il 6 Agosto 2012 - 09:23 OLTRE 6 MESI FA
Il Corriere della Sera 6.8.12

Monti teme i toni antitedeschi. Il Corriere della Sera: “Mario Monti esamina in una intervista al settimanale Der Spiegel le relazioni fra Italia e Germania. Il premier spiega che alla Germania l’Italia chiede «sostegno morale e non finanziario» e rivela le sue preoccupazioni per un «risentimento» antitedesco. Poi conferma: resterò fino al 2013 per scongiurare la rovina finanziaria.”

Il premier allo Spiegel: «Temo i sentimenti antitedeschi in Italia». L’articolo a firma di Andrea Garibaldi:

“Monti esamina con il settimanale di Amburgo Der Spiegel le relazioni fra Italia e Germania. Prova a smontare luoghi comuni e a sottolineare alcune realtà economiche. Come questa: «La Germania gode attualmente di tassi di interesse molto bassi, a volte negativi sui propri titoli di Stato: gli alti tassi che deve pagare attualmente l’Italia sovvenzionano quelli bassi della Germania». Il presidente del Consiglio italiano va avanti con la sua strategia di comunicazione «diretta»: numerose interviste, con un dosaggio delle spiegazioni dell’azione di governo e delle risposte più personali. Monti tiene a dire che alla Germania l’Italia chiede «sostegno morale e non finanziario»: «Ho l’impressione che la maggioranza dei tedeschi creda che l’Italia abbia già ricevuto aiuti finanziari dalla Germania o dalla Ue. Semplicemente non è vero: l’Italia non ha percepito un solo euro». Non solo: «Molto di ciò che hanno fatto Germania e Francia per il salvataggio della Grecia ha aiutato le banche tedesche e francesi, a lungo grandi creditrici della Grecia e delle banche greche, ciò che invece non vale quasi per l’Italia». Quindi: «Se si include il flusso di ritorno netto nel proprio Paese, l’Italia ha speso più della Francia o della Germania. Senza il nostro versamento di aiuti il deficit statale non sarebbe del 123,4 %, ma del 120,3».”

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Veleni del passato, nuovi sarcasmi. Nella crisi finanziaria c’è la storia. L’articolo a firma di Sergio Romano:

“Un passo indietro. Durante la crisi abbiamo già assistito in molte circostanze al palleggio dei luoghi comuni. Abbiamo letto e riletto, nelle sue diverse varianti, la favola della cicala e della formica. Abbiamo appreso che i Paesi del Sud sono, per i Paesi del Nord, spendaccioni, corrotti, bugiardi e inclini a rimangiarsi la parola data. Abbiamo appreso che il Nord, per il Sud, è arrogante e imperioso. Ci è stato detto che la Germania, dopo le due grandi guerre del Novecento, avrebbe addirittura sferrato il suo terzo assalto al potere mondiale. E sappiamo che i Paesi della fascia meridionale dell’Unione sono, per le società del Nord, partner infidi che non meritano di essere aiutati. Ho sperato che questo acido brontolio fosse soltanto l’inevitabile effetto della crisi economica e ho constatato con piacere che i governi, alla fine del negoziato, riuscivano a trovare una intesa. Molti osservatori italiani hanno riconosciuto che la Germania aveva qualche buona ragione per negoziare duramente: se avesse ceduto troppo presto, gli Stati indebitati avrebbero probabilmente annacquato la politica del risanamento. Molti osservatori stranieri hanno reso omaggio allo stile di Monti e a molte virtù italiane: il risparmio, il lavoro, la pazienza. Le soluzioni sono giunte quasi sempre troppo tardi, ma la crisi ha avuto anche il merito di costringere i governi europei a interrogarsi sul futuro dell’Unione. Senza i rischi che abbiamo corso negli ultimi mesi, non avremmo il Patto fiscale, non avremmo cominciato a parlare di Unione fiscale e la Banca centrale europea continuerebbe a comportarsi come se la stabilità della moneta fosse la sua sola preoccupazione.”

Il dilemma dei centristi. L’editoriale a firma di Angelo Panebianco:

“È probabile che l’alleanza Bersani-Vendola prevalga sul centrodestra nelle prossime elezioni. Non avrà però, verosimilmente, i numeri per governare. Dovrà fare i conti con Casini. Quanto potrà reggere il governo che si formerà? Nello «schema di gioco» di Bersani, a Casini spetterà la difesa della continuità con il governo Monti, a Vendola (ma anche a una parte del Partito democratico) spetterà rivendicarne la discontinuità. Con Bersani al centro che media fra le due componenti. Ma potrà mai reggere quello schema di gioco? Sicuramente no, se dovremo fare ricorso allo scudo anti-spread e accettare le rigide condizioni che ciò comporta: l’ala sinistra, vincolata a un programma di rigore e di tagli alla spesa che non è il suo, non potrebbe reggere a lungo il gioco. Ma anche senza scudo, e connesso commissariamento, lo schema di Bersani incontrerebbe grossi problemi. Non sarebbe facile per il governo, data la sua composizione, guadagnarsi la fiducia dei mercati. Le probabilità di fallimento nel giro di un anno sarebbero piuttosto alte. Figurarsi poi se all’assedio dei mercati dovesse sommarsi, poniamo, una improvvisa pressione politico-diplomatica dovuta al precipitare di una crisi militare (fra Israele e Iran) in Medio Oriente.”

Posti a Rischio, i 141 Tavoli anti-crisi. L’approfondimento a firma di Melania Di Giacomo:

“«Fino al 9 agosto abbiamo attività»: oggi c’è un incontro con Cantieri Apuania di Marina di Carrara, poi un tavolo con la Sixty, azienda di abbigliamento, in settimana anche un tavolo tecnico sulle acciaierie Lucchini. «Poi si ritorna per un settembre caldo», dice Giampietro Castano, ex sindacalista della Fiom, che da diversi anni sovraintende all’unità per la gestione delle vertenze del ministero dello Sviluppo economico dove con le aziende, i sindacati e gli enti locali si affrontano le crisi aziendali per provare a trovare nuovi proprietari o magari a cambiare la produzione, salvando il bene più prezioso, i posti di lavoro. Sulla scrivania di Castano c’è un elenco delicato di 141 vertenze, che mettono a rischio 168.462 lavoratori. Per poco più di un terzo delle aziende è stata individuato una soluzione, mentre 88 di questi tavoli sono ancora aperti al confronto, con incertezza sul futuro di 111 mila lavoratori, dicono le tabelle del ministero.”

Roma-Berlino, sospetti incrociati e per i falchi contrari agli aiuti Draghi ridiventa “l’italiano”. La Repubblica: “Buba, Csu e stampa attaccano il nostro Paese.” L’articolo a firma del corrispondente da Berlino Andrea Tarquini:

“«Cacciamo subito la Grecia dall’euro entro l’anno, così daremo una lezione e un avvertimento sonori a Italia e Spagna spendaccione e inattendibili», chiede Markus Soeder, ministro delle Finanze bavarese e ideologo della Csu. Alexander Dobrindt, segretario generale del partito cristiano- conservatore di Monaco alleato di governo di Angela Merkel, alza il tiro: «Accuso Draghi, si nota molto che egli è sempre attivo e vuole che la Bce compri titoli sovrani quando l’Italia ha problemi. E accuso Monti di attacco alla democrazia tedesca; la sua voglia rapace di soldi dei contribuenti tedeschi lo spinge su vie non democratiche. Monti si metta in testa che noi tedeschi non siamo pronti a distruggere la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani». Otmar Issing, veterano del fortino Bundesbank ed ex capo economista, attacca anche lui il presidente Bce con tutta la sua autorità: con queste politiche la stabilità dei prezzi è in pericolo. E persino Der Spiegel, nell’introduzione delle pagine speciali sull’Italia di cui l’intervista a Monti era il pezzo forte, avverte: Monti è un episodio che finirà al più tardi nella primavera 2013, poi torneranno i vecchi partiti, i populisti, da Berlusconi a Grillo. L’atmosfera è chiara, e non è di fiducia nell’Italia reale di oggi e di domani.”

L’agosto senza rete di Italia e Spagna pochi bond in scadenza, poi si spera in Bce. Il dossier a firma di Maurizio Ricci:

“In realtà, è improbabile che le due candidate, Spagna e Italia, si trovino, nei prossimi due mesi, di fronte ad uno sciopero degli investitori che rifiutano di finanziarne il debito o sono disposti a farlo solo a tassi che il rispettivo Stato sa che non può pagare, lasciando la bancarotta come unica alternativa. Il motivo di questo ottimismo è, semplicemente, il calendario. Qui, conta il mercato primario, le aste in cui i governi incassano direttamente i soldi degli investitori, non quello secondario, dove gli investitori si scambiano i titoli fra loro. E Italia e Spagna, da qui a fine settembre, hanno assai poco da chiedere ai mercati, nelle aste di titoli pubblici. In questi due mesi, Madrid conta di emettere titoli per non più di 18 miliardi di euro. Di questi, tuttavia, meno di 2 miliardi riguardano aste di titoli con scadenza superiore a tre anni. Il grosso ha una scadenza inferiore a 15 mesi. La differenza è importante, perché i titoli a breve sono quelli su cui Draghi ha annunciato l’intervento della Bce e l’effetto immediato sui mercati è già stato una discesa vertiginosa dei relativi tassi: difficile che, nelle prossime settimane, a meno di una tempesta, il Tesoro spagnolo si ritrovi preso per il collo nelle aste di questi titoli.”

Killer attacca il tempio sikh. Sei vittime. La Stampa: “Strage nel Wisconsin, spari su donne e bambini Ucciso l’assassino. Si segue la pista razziale.” L’articolo a firma dell’inviato a New York Paolo Mastrolilli:

“Sono passate appena due settimane dalla strage di Aurora, e la storia già si ripete. Stavolta il teatro della violenza è un tempio sikh del Wisconsin, dove ieri mattina un killer ha sparato sui fedeli. I morti sono almeno sette, tra cui l’omicida, mentre tre feriti sono in ospedale in gravi condizioni. I motivi dell’assalto sono ancora incerti, ma l’Fbi lo sta indagando come un «atto di terrorismo domestico». L’emergenza è cominciata alle 9,25 di ieri mattina, nel tempio di Oak Creek, poco fuori da Milwaukee. I fedeli erano riuniti per la celebrazione della domenica, come ogni settimana: prima le donne e i bambini, poi gli uomini adulti, per cucinare e consumare insieme un pasto dopo le preghiere. Stavolta però non è andata come sempre: qualcuno è entrato per uccidere e ha cominciato a sparare con armi automatiche. Secondo i testimoni era un uomo bianco sulla trentina, vestito con pantaloni neri e maglietta bianca. Non aveva capelli e mostrava un tatuaggio dedicato agli attentati dell’11 settembre 2001. Un bambino di dieci anni è stato il primo ad incontrarlo. All’interno è scoppiato il panico.”

La Gazzetta dello Sport 6.8.12

Bolt, cose mai viste. E’ il Re dei Re. La Gazzetta dello Sport: “Il giamaicano padrone dei 100 come a Pechino: «Gli altri si allenano io ho più talento». Blake argento, Gatlin è terzo.”

Adesso è proprio leggenda. L’articolo a firma di Gianni Merlo:

“Usain adesso è proprio leggenda: che bello. Lo ammettiamo: eravamo in pensiero per lui, perché le sue ultime uscite non erano state brillantissime. Appariva meno sereno del solito. Era un atteggiamento «tattico»? Onestamente non lo sappiamo dire. E’ certo solo che ha superato tutti i problemi che lo avevano portato alla sconfitta ai Trials giamaicani a Kingston. Adesso la Boltmania dilagherà ancora più di prima. Usain dovrà inventare un nuovo passo di danza, perché la capriola in cui si esibito è pericolosa per i sedentari. Lo aspettano i 200 per il bis con Blake nella scia.”

Fioretto d’oro. La Gazzetta dello Sport: “Aspromonte, Baldini, Cassarà e Avola piegano il Giappone: «Ispirati dai successi delle donne».”

Sono giovani, diversi e campioni Italia, l’oro è uno spot. L’articolo a firma dell’inviato a Londra Marisa Poli:

“Nel giorno della prima medaglia a squadre per il Giappone, tredicesimo Paese a podio in questa edizione, lo staff del fioretto gioisce per quella finale non certo tirata benissimo, ma ancora d’oro. Finirà 45-39 (i giapponesi sono rimasti attaccati fino al 36 pari) con un +1 di Avola, un +2 di Baldo, un +3 di Cassa, un urlo di Aspro dalla panchina. C’è qualcosa che funziona, da noi. Comincia sempre così: en garde, pret, allez. Giù la maschera.”