Rassegna stampa. Monti ottimista: “Vedo la fine della crisi”. Appello di Assange: “Stop alla caccia alle streghe”

Pubblicato il 20 Agosto 2012 - 09:16 OLTRE 6 MESI FA
Il Corriere della Sera 20_8_12

Il Corriere della Sera: “Monti: vedo la fine della crisi”. Nazione vera o mostriciattolo. Editoriale di Ernesto Galli della Loggia:

“Ci «serve» un’Europa politica. Lo ripetono in molti, aggiungendo che essa deve essere costruita soprattutto con realismo all’insegna dei sacrosanti interessi nazionali mediati da una giusta dose d’integrazione. Questa è l’Europa politica che utilitaristicamente «ci serve»: un termine che non deve farci paura.
Bene. Ma a tanta ragionevolezza (virtù che apprezzo, sia chiaro) vorrei porre una domanda: è davvero così che possono nascere, che nascono, i soggetti politici? Perché sono utili, perché «servono»? Ne è mai nato qualcuno a questo modo? Mi permetto di dubitarne.
La storia non dimostra quasi nulla. Ma se c’è una cosa che perlomeno essa sembra indicare è che i soggetti politici veri — cioè quelli dotati di sovranità (precisamente ciò che oggi è indispensabile alla Ue) — non nascono da una costellazione di interessi. Altrimenti non si capirebbe, tra l’altro, perché non sia mai riuscita a diventare un autentico soggetto politico quella elefantiaca costellazione di finanziamenti, contributi, fondi di ogni tipo — cioè di interessi, appunto — che è stata finora proprio l’Europa di Bruxelles”.

Lavoro e Pil, tutti i ritardi dell’Italia. L’approfondimento di Federico Fubini:

“Sono passati, rispettivamente, cinque e dieci anni. È tempo di un bilancio: l’Europa sta offrendo una dimostrazione di potenza produttiva e allo stesso tempo attraversa qualcosa di simile alla Grande depressione. Quanto all’Italia, queste tendenze bipolari convivono in modo se possibile più estremo. 
Sono passati cinque anni — siamo appena entrati nel sesto — da quando Jean-Claude Trichet interruppe le sue vacanze in Bretagna per compiere il gesto che simbolicamente certificò l’ingresso nella crisi finanziaria. Nell’agosto del 2007, l’allora presidente della Banca centrale europea lanciò le prime operazioni straordinarie di liquidità a favore degli istituti privati del continente. Presto sarebbe fallita Lehman Brothers, affondando l’economia dell’intera area euro”.

Lavoro e crescita – Il Corriere della Sera

La Repubblica: “Monti: vicini all’uscita dalla crisi”. Le misure. Resta l’ipotesi di condizioni poste dalla Ue. Bce, un tetto ai tassi Btp per lo scudo anti-spread ma Roma rischia il diktat. Articolo di D’Argenio:

“La Banca centrale europea affila le armi per affrontare il nuovo autunno caldo dell’euro. I super-tecnici di Mario Draghi stanno preparando le misure non convenzionali per soccorrere le nazioni alle prese con spread irragionevoli. Dovranno essere pronte per la riunione del direttivo dell’Eurotower del 6 settembre. Ed iniziano ad emergere i primi particolari del loro lavoro. Come la probabile decisione di fissare un tetto limite agli spread per ogni Paese superato il quale partiranno gli acquisti dei titoli di Stato “Made in Bce” chiamati ad abbassare i tassi dei Paesi sotto attacco. D’altra parte settembre si avvicina e con esso i timori di nuove fiammate sui mercati. Anche se l’uscita dalla crisi per alcuni leader, come Monti, appare più vicina, gli ostacoli che ci separano dall’uscita dal tunnel restano imponenti”.

Politica e giustizia. Tolta la scorta davanti la villa di Calderoli. Riporta Alberto Custodero:

“È stata tolta, ieri, la scorta di otto uomini, che presidiava 24 ore al giorno, la villa dell’ex ministro leghista Roberto Calderoli sui colli di Mozzo, in provincia di Bergamo, proprio mentre infuria la polemica sui costi per la protezione dei politici. La scorta a Calderoli è stata tolta su decisione del Comitato per la sicurezza, d’accordo con l’interessato per motivi non collegabili al caso Fini. L’esponente leghista era stato protetto dopo le minacce ricevute per aver esibito al Tg1 una maglietta con una vignetta satirica su Maometto. Quella sua esibizione, avvenuta il 15 febbraio del 2006, suscitò una violenta protesta davanti al Consolato Italiano di Bengasi, in Libia, e la polizia libica sparò sulla folla, uccidendo 11 manifestanti”.

Wikileaks. Assange attacca dall’assedio di Londra. Dal corrispondente Paolo G. Brera:

“Come un divo del cinema assediato dai fan e dai giornalisti e circondato dalla polizia, così maledettamente alto da rischiare continuamente una zuccata sullo stipite del balconcino, il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è finalmente apparso dopo due mesi di ritiro forzato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove ha chiesto e ottenuto asilo politico. Ha parlato, leggendo un discorso scritto senza variazioni; ha ringraziato «il presidente Correa per il coraggio», e ha dettato le sue condizioni: «Chiedo al presidente Obama di fare la cosa giusta».
La cosa giusta che Obama è chiamato a fare, con un tono perentorio, è piuttosto articolata: «Gli Stati Uniti devono rinunciare alla loro caccia alle streghe contro WikiLeaks. Gli Stati Uniti devono sciogliere le indagini dell’Fbi. Devono promettere che non cercheranno di perseguire il nostro staff e i nostri supporter. Devono impegnarsi davanti al mondo a non perseguire i giornalisti che accendono una luce sui crimini segreti dei potenti ». Parla per una decina di minuti, raccogliendo il calore dei fan che lo attendevano da giorni cantando slogan”.

Il Giornale 20_8_12

Il Giornale: “La bufala della nuova Dc”. Scrive dalla prima pagina Vittorio Feltri:

Da quando la Democrazia cri­stiana è morta, sepolta da Mi­no Martinazzoli, ogni anno, da circa 20, qualcuno va al ci­mitero- dove giace anche Alcide De Gaspe­ri – e tenta di resuscitarla. Cosicché pure in questa estate (c’è chi si sorprende sia cal­da, come fosse strano che in agosto si sudi) assistiamo al solito rito degli orfani incon­solabili della Balena bianca: tutti lì sulla tomba a pregare che essa si rianimi e nuoti. Pia illusione. I cadaveri non si rialzano dai tempi di Lazzaro, e la fede nello Scudocro­ciato non accenna a fare miracoli nemme­no stavolta, nonostante alla schiera dei do­lenti si sia aggiunto Gianfranco Fini, sì, pro­prio lui, già leader dei fascisti di risulta (Msi), già presidente di Alleanza naziona­le, cofondatore del Pdl, ora a capo del Fli e sul punto di diventare doroteo. Queste premesse sono più che sufficien­ti per capire: siamo di fronte a un fenome­no di velleitarismo. Per andare giù piatti, un gruppetto di nonni della politica, alcuni nostalgici e altri disperati, avendo intuito che il bipolarismo non gode di buona salu­te ( ammazza che folgorazione), si è ficcato in testa che bisogna rimettere in piedi un «centro». Anzi, un nuovo centro. Che sareb­be diverso da quello defunto, perché luogo 
di incontro fra cattolici e laici. Figuriamoci”.

Il Fatto Quotidiano: “Monti sveglia l’Anm: No al bavaglio, nessun abuso”. Il duce ha sempre ragione. Editoriale di Marco Travaglio:

“C’è un passaggio, nel magistrale commento di Gustavo Zagrebelsky su Repubblica al conflitto di attribuzioni scatenato da Napolitano contro la Procura di Palermo, che andrebbe affisso in tutte le scuole a caratteri d’oro: “Signor Presidente, non si lasci fuorviare dal coro dei pubblici consensi. Una cosa è l’ufficialità, dove talora prevale la forza seduttiva di ciò che è stato definito il ‘ plusvalore ’ di chi dispone dell’autorità; altra cosa è l’informalità, dove più spesso si manifesta la sincerità. Le perplessità, a quanto pare, superano di gran lunga le marmoree certezze”. Era difficile illustrare meglio quello che dovrebbe essere, e nelle democrazie è, l’intellettuale: uno stimolo vivente allo spirito critico, un antidoto alla cultura autoritaria dell ’ ipse dixit, un instancabile demolitore delle “verità ufficiali”, cioè delle imposture del potere. L’esatto opposto dell’intellettuale medio italiano, sempre organico a tutte le corti, sempre dalla parte verso cui soffia il vento. In questo mese abbiamo interpellato sul conflitto Quirinale-Procura molti giuristi e costituzionalisti”.

La Stampa 20_8_12

La Stampa: “Monti: vicina la fine della crisi”. Usa, la frenata che i mercati non vedono. Editoriale di Mario Deaglio:

“Secondo previsioni largamente condivise, quest’agosto avrebbe dovuto essere un mese di fuoco sui mercati finanziari. L’euro avrebbe dovuto subire l’attacco speculativo «finale» e semplicemente sparire dalla scena in uno scenario di forte disorientamento e di grande paura. Privi dell’aiuto del fondo salva-stati la cui gestazione appare particolarmente laboriosa, i titoli del debito pubblico dei Paesi europei, a cominciare da Spagna e Italia, si sarebbero trovati ad affrontare uno «spread» sempre più alto, fino a diventare insostenibile”.

Esteri. Cina-Giappone, la sfida delle bandiere. Scrive Ilaria Maria Sola:

“Fine settimana di violenta protesta anti-giapponese in Cina, dopo che alcuni attivisti giapponesi hanno fatto sbarco alle isole contese fra Tokyo e Pechino, chiamate Senkaku dagli uni e Diaoyutai dagli altri. Dieci attivisti giapponesi sono sbarcati senza autorizzazione su una delle piccole isole all’alba di domenica, dispiegando bandiere giapponesi e infiammando ulteriormente gli animi in Cina, dopo che la scorsa settimana 14 manifestanti cinesi si erano recati all’arcipelago, sventolando alcune bandiere cinesi e taiwanesi”.

Il Sole 24 Ore: “In Italia i reati tornano a crescere”. L’allarme sociale non deve frenare le riforme penali. L’editoriale di Giovanni Negri:

“Il rischio adesso è che l’aumento dei reati, in controtendenza rispetto ai dati dell’ultimo triennio, rappresenti un ostacolo sulla via delle riforme. Che in parte sono già delineate e, di certo, non possono ancora slittare. Se l’allarme sociale, che è reazione giusta oltre che comprensibile, sfocia in allarmismo oltranzista, il pericolo di un impasse alla ripresa dei lavori parlamentari è assai concreto. Anche perché tra qualche settimana saremo all’inizio della volata elettorale che si concluderà in primavera e si sarebbe troppo facili profeti nel ritenere che le forze politiche (tutte) avranno poca o nessuna voglia di spendersi su temi a elevata sensibilità come quelli della criminalità e delle carceri. Si tratterebbe però di un errore grave”.

Il Messaggero: “Vicini all’uscita dalla crisi”. Consulta, perché bisogna fidarsi. Editoriale di Francesco Paolo Casavola:

“Che il conflitto di attribuzione sollevato dalla presidenza della Repubblica dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo, per la vicenda delle intercettazioni telefoniche su utenze di ex-membri del governo con il Quirinale, nell’ambito delle inchieste sul tema dei rapporti Stato-mafia, datati a circa un ventennio fa, desse fuoco a polemiche variamente mirate e argomentate non era poi evento del tutto scontato. In una democrazia in cui ognuno vivesse di quel poco cibo quotidiano che si usa definire con qualche enfasi «patriottismo costituzionale», si sarebbe atteso il giudizio di un collegio che in cinquantasei anni di vita non sembra abbia deluso le attese dei cittadini quanto alla sua imparzialità. Ma tant’è, lo strumento predisposto per la massima garanzia viene sospettato di poter funzionare come una macchina schiacciasassi con a bordo il doppio peso del Quirinale e della Consulta e a terra i pubblici ministeri di Palermo”.

Il Secolo XIX: “Monti vede la fine della crisi. Applausi al meeting di Cl”. L’alcool padrone della notte: “Nuovo omicidio nella comunità sudamericana”.

Cassano per Pazzini. La Gazzetta dello Sport: “Lo scambio tra Inter e Milan. Confermate le anticipazioni”.