Mps, Repubblica: “Tregua a rischio”. Fatto: “Rissa continua”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Gennaio 2014 - 10:32 OLTRE 6 MESI FA

Repubblica: "Subito a rischio la tregua su Mps"ROMA – Non c’è pace il Monte dei Paschi in ricostruzione. L’incrocio delle dichiarazioni seguite al cda che ha rinnovato la fiducia ai manager si trasforma in ulteriori schermaglie tra il presidente Alessandro Profumo, l’ad Fabrizio Viola, l’azionista Antonella Mansi, il sindaco Bruno Valentini, il “cavaliere bianco” Giuseppe Guzzetti.

Intervistato da Repubblica, l’ex banchiere di Unicredit aveva scelto tinte nette: “Se salta l’aumento Mps rischia l’intero sistema, perché sarebbe un segnale pessimo anche per banche come Carige e Bpm, cui servono aumenti analoghi”. Rilevando la poca incisività del ministro Fabrizio Saccomanni  Profumo ha detto che difenderà l’autonomia della banca “dalla politica ma anche da un pezzo di sindacato,che esprime il sindaco di Siena”.

Scrive Andrea Greco su Repubblica:

Primo a rispondergli è stato il leader di fondazione Cariplo, nume bancario, presidente delle 88 fondazioni e mentore della cordata che tenta di rilevare almeno un 20% di Mps dalla fondazione. «Credo sia un’affermazione avventata e destituita di ogni fondamento — ha detto Guzzetti — . Non bisogna far fallire nessuno, ma questa sui danni al sistema mi pare un’affermazione pesante».

E sui rumors che da un mese lo vedono interessato alle azioni dalla fondazione senese, ha aggiunto: «Non sono sul dossier Mps».

Poiché la disponibilità di Cariplo non è mai stata smentita, trattasi di un segno di insofferenza dei compratori, sottoposti a una trattativa lunga e complessa: volevano chiudere per Natale offrendo 14 centesimi ad azione cash, ma la fondazione locale continua a chiedere più soldi, confortata dai progressi in Borsa (+0,63% ieri a 0,186 euro). Gli investitori però non staranno con 900 milioni in mano sine die, per motivi finanziari e di immagine.

La variabile tempo è vitale anche per il management, che martedì auspicava «in tempi rapidi» le dismissioni dell’ente Mps. Ieri però il primo socio non ha avuto parole distensive: «Hanno cercato di uccidere l’azionista senza riuscirci — ha detto Mansi in un’intervista aPanorama— . Gli avevo detto che sarei andata in fondo ma non mi hanno creduto. Spero cheora quando parlo mi ascolteranno ». Ed è tornata ai temi di genere: «Mi credono debole perché donna e giovane. Ma tutti i giorni do ordini a decine di camionisti, trasportatori, omoni della logistica (è imprenditrice in Nuova Solmine, ndr) senza timori» (…)

Giorgio Meletti, sul Fatto Quotidiano, scrive che

per il Monte dei Paschi di Siena c’è una corsa contro il tempo per trovare sul mercato finanziario 3 miliardi di euro. “Se non riusciamo a fare l’aumento di capitale”, avverte il presidente Alessandro Profumo, “non è a rischio solo il Monte, ma l’intero sistema bancario italiano”. La minaccia, affidata a un’intervista a Repubblica, scuote un mondo squassato da guerre di potere. A Profumo hanno risposto Antonella Man-si, presidente della Fondazione Mps, e Giuseppe Guzzetti, leader delle Fondazioni bancarie. Orgia di parole da leggere nel loro contesto (…)

Profumo ha minacciato le dimissioni, sostenendo che dopo il rinvio sarà difficile trovare banche disposte a garantire l’aumento di capitale. Dopo due settimane di riflessione, fa capire che si è fatto convincere a restare dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, ma si toglie i classici sassolini dalla scarpa.

SECONDO L’EX AD di Unicredit se non gli riuscisse l’aumento di capitale in primavera la cosa “avrebbe un’impatto fortissimo. Sarebbe un segnale pessimo, anche per banche come Carige e Popolare di Milano, che hanno bisogno di aumenti analoghi”. “Affermazioni avventate”, commenta Guzzetti. Ma l’intervista è piena di avvertimenti in codice per i signori delle banche.

Esempio 1: “Qui non si tratta di impedire alla politica di tenere i piedi dentro la banca ma di impedirgli di rimetterceli”. L’avviso è per Guzzetti, regista del potere bancario attraverso il network delle 88 fondazioni in mano ai politici. Esempio 2: “Il problema è che il nostro è un sistema troppo banco-centrico”, dice Profumo e poi ammette di aver finanziato “gente che non se lo meritava, tipo Zunino e Zaleski”, e guarda caso sono le spine nel fianco di Intesa Sanpaolo. Esempio 3: per rivendicare la celebre liquidazione da 40 milioni, Profumo manda un saluto al vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona e al suo amico Luigi Bisignani, registi della sua cacciata da Unicredit: “Se avessi letto allora le intercettazioni tra alcuni componenti del cda Unicredit e alcuni soggetti esterni alla banca, sarei stato ancora più rigido nella negoziazione della buonuscita”.

Mansi risponde con un’intervista a Panorama, molto battagliera, accusando Profumo di aver cercato di “uccidere” la Fondazione Mps, e irridendolo. “La mia fortuna – ha detto – è che gli uomini mi sottovalutano, mi credono debole perché donna e giovane. Tutti i giorni ho a che fare con camionisti, trasportatori, omoni che lavorano nella logistica, e quando una donna come me per mestiere dà ordini a decine di camionisti poi non si intimorisce di fronte a nessuno”. Scene di alta finanza in bassa Toscana.