Salerno, ricovero negato. Parenti: “Erano tutti in ferie”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Agosto 2015 - 15:50 OLTRE 6 MESI FA
Napoli, ricovero negato. Parenti: "Erano tutti in ferie"

Napoli, ricovero negato. Parenti: “Erano tutti in ferie”

SALERNO – Ottanta anni, una malattia che non lascia scampo e l’illusione di una fine dignitosa. Un’illusione rimasta tale, come raccontano i parenti di Elia Montesanto al Mattino. Un calvario per l’assenza di medici ad agosto a Salerno.

Questa è la triste storia di Elia Montesanto, ottanta anni, deceduto il 10 agosto. Questa è la triste storia di tre figli che, nonostante siano coscienti delle condizioni di salute del papà, avrebbero desiderato ricevere «sostegno e almeno un minimo di sensibilità da parte dei sanitari». Sono i primi giorni dello scorso luglio quando ad Elia, che vive a Salerno, viene diagnosticato un tumore al colon con metastasi al fegato, purtroppo inoperabile considerata l’età ed il suo cagionevole stato di salute.

Così, seguendo le indicazioni dell’oncologo, si mette in lista per inserire uno stent intestinale (ossia una protesi che viene posizionata nella parte dell’intestino colpita da grave ostruzione) in vista di una cura chemioterapica. Ma il 29 luglio Elia chiama il figlio Marcello. Non si sente bene, gli dice. Marcello parte subito da Lodi, dove vive, e arriva a Salerno. «Decido – racconta Marcello – di portare mio padre al pronto soccorso dell’ospedale Fucito di Curteri a Mercato San Severino. Un calvario di sei giorni di digiuno e flebo dopo i quali viene operato e gli viene posizionato lo stent». Un intervento che riesce, secondo quanto riferito dai medici che, però, non sono in grado di sapere quando potranno dimettere il paziente. Elia è molto debole ed il figlio Marcello si informa se sia il caso di trasferirlo in un ospedale specializzato in cure oncologiche.

«Mi sono sentito rispondere – dice – che non sarebbe stato ricoverato in quanto in questo periodo non ci sono né posti né personale sufficienti». E, mentre, secondo il racconto di Marcello, i medici avrebbero dimostrato «assenza di umanità» nel trattare anche i familiari ai quali avrebbero detto, in modo molto esplicito, che non c’era più nulla da fare per il papà e che si sarebbero dovuti «attivare per trovargli una sistemazione a casa», intanto le condizioni dell’anziano peggiorano. La famiglia, quindi, cerca di contattare l’oncologo che ha diagnosticato la malattia, ma non si trova in Italia.

«Allora – racconta Marcello – abbiamo iniziato a chiamare diverse cliniche private, ma è agosto e ad agosto non ci si può ammalare. Ebbene sì, ci siamo sentiti rispondere che sono tutti in ferie e se ne sarebbe parlato a settembre». Dalle cliniche agli hospice (le strutture destinate ad accogliere i malati terminali), ma, in questo caso, c’è bisogno dell’approvazione dell’ospedale in cui è ricoverato o dell’autorizzazione del medico curante. In questo pieno uragano emotivo si riesce forse a trovare un posto in un hospice a Salerno che, però, rimanda il ricovero di qualche giorno. «Nell’attesa – spiega il figlio Marcello – decidiamo di portare papà a casa e chiamiamo un’ambulanza (che abbiamo pagato 120 euro). Nel trasporto non viene osservata alcuna cautela e le flebo vanno fuori vena». Il racconto termina, purtroppo, con il triste epilogo: «Tornati a casa, senza che ci sia stato fornito alcun aiuto per riposizionare correttamente le flebo in vena, dopo qualche minuto, mio papà ha smesso di respirare».