Napolitano, Beppe Grillo, Casaleggio: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Maggio 2014 - 08:38 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Appello di Napolitano: Votate, rischio populismi”. Una campagna vergognosa. Editoriale di Luigi Offeddu e Danilo Taino:

L’Italia non è uscita dall’Unione Europea. Se le forze politiche, in queste ore al culmine di una campagna elettorale nominalmente per il Parlamento di Strasburgo, continueranno a eludere le questioni che riguardano la Ue, finiranno con il mettere il Paese definitivamente ai margini di quella Europa che ci vide membri fondatori. Le elezioni di domenica prossima sono le prime dopo la Grande Crisi dell’euro scoppiata nel 2010, uno sconvolgimento che ha cambiato la faccia del Vecchio Continente, ne ha modificato la prospettiva, ha ridisegnato la mappa e le gerarchie dei Paesi che stanno al cuore o alla periferia della costruzione europea. Da esse verranno le indicazioni sulla strada che una nuova Europa dovrà prendere negli anni a venire. Concentrare, come stanno facendo i partiti italiani, le discussioni (si fa per dire), i battibecchi, le contumelie o le banalità solo a finalità neanche nazionali ma di Palazzo è da irresponsabili: significa rinunciare a esserci e abdicare a ogni cultura politica a favore della ricerca di un potere secondario in provincia.
È vero che negli anni recenti, trascorsi in buona parte nell’emergenza per evitare la catastrofe della rottura della moneta unica, la Ue non si è fatta amare per le incertezze, le divisioni, le politiche di rigore, le confusioni di sovranità, la troppa eurocrazia. Ed è vero che in poco tempo gli italiani, fino a cinque anni fa gli europeisti più entusiasti, secondo i sondaggi oggi sono i più scettici: il 51% di loro si dice «totalmente pessimista» sul futuro della Ue. Ma queste sono ragioni forti per essere in Europa, non per disinteressarsene: per modificare ciò che non funziona, per ritrovare un ruolo. E — ce lo dobbiamo dire — per non finire con l’essere agenti distruttivi su scala continentale.

I 5 Stelle all’attacco cercano di forzare il senso del voto. La nota politica di Massimo Franco:

Parla come se avesse già vinto. La spavalderia di Beppe Grillo probabilmente fa parte della sua strategia elettorale per le Europee di domenica prossima. Ma il concetto di vittoria va tarato e interpretato. L’impressione è che il capo del Movimento 5 Stelle voglia tallonare il più possibile il Pd anche senza superarlo, nella speranza di destabilizzare Matteo Renzi. Martella dunque su palazzo Chigi profetizzando «gli ultimi giorni di Pompei» per il premier. E continua con una campagna di insulti e di intimidazioni che gli servono per incorniciare la propria identità di unico oppositore del sistema. Può darsi che l’operazione gli porti più voti. Meno verosimile è che riesca a mettere in crisi un governo privo di alternative.
Che sia in questo momento il leader politico più avvantaggiato si intuisce dalla proposta di sfidarlo in un dibattito televisivo, che Silvio Berlusconi gli fa: un tempo sarebbe stato il contrario. D’altronde, elezioni interpretate a torto come una sorta di mega-sondaggio degli umori dell’opinione pubblica rischiano di essere il terreno ideale per sfogare i malumori: non solo contro l’Europa ma contro i partiti tradizionali e contro l’esecutivo. E il sistema proporzionale consente a ogni forza di misurare i propri consensi senza dover discutere di alleanze.
Per questo Grillo cerca di additare «gli altri» come un insieme indistinto e complice: punta a calamitare tutti i voti antisistema. Renzi lo contrasta, senza però ricambiare gli insulti. E continua a definirsi ottimista. Nega che il voto europeo sia un referendum tra lui, Grillo e Silvio Berlusconi. «Altrimenti anche il Pd avrebbe messo il mio nome sulla scheda». Si tratta di «cambiare l’Ue, non il governo», precisa.

La prima pagina de La Repubblica: “Renzi sfida Grillo: vincerò il derby. Il governo non rischia”.

La Stampa: “Fra Grillo e Berlusconi le europee degli insulti”.

L’odissea dei bambini sul barcone alla deriva. Scrive Laura Anello:

Tante testoline bionde e scure, una accanto all’altra, sul barcone squassato dal mare in tempesta. Quando l’hanno visto, gli uomini della Marina hanno quasi creduto che fosse un abbaglio. Invece erano proprio bambini quelli stretti l’uno all’altro sul barcone in avaria, trascinato da un’altra carretta che procedeva a fatica, tra le onde a sud di Capo Passero, estremo lembo orientale della Sicilia. Una nave di bambini. Un’immagine mai apparsa in questo mare che pure si credeva avesse visto di tutto: morti, sangue, pianti, abbracci, famiglie separate e ritrovate.
Una nave di bambini in fuga dalla Siria, dove in tre anni di guerra civile in 7 milioni sono dovuti fuggire. Uno, due, tre, quattro. Li hanno portati uno per uno sulle navi Grecale e Foscari, mentre faceva sempre più buio e il maltempo peggiorava, tra le urla e il lancio di salvagenti. Alla fine ne hanno contati 133. I più piccoli di pochi anni, i più grandi adolescenti. Arriveranno domani al porto militare di Augusta insieme con le 64 donne e i circa 250 uomini che li accompagnavano.

Il Fatto Quotidiano: “Casaleggio: piano inglese per Letta e Napolitano-bis”.

Leggi anche: Marco Travaglio, l’intervista a Casaleggio: “Piano inglese per Letta e Napolitano-bis”

Il Giornale: “Vi dico io chi è Grillo”. Editoriale di Alessandro Sallusti:

A Porta a porta con Bruno Vespa, Beppe Grillo ha fatto un botto di ascolti nella sua prima apparizione televisiva «uffi­ciale »da quando è in politica. Dico «uf­ficiale » perché in realtà il comico è in tv tutti i giorni. Dice di voler sfuggire ai giornalisti ma in realtà è sempre lì, davanti a microfoni e teleca­mere a parlare e sparlare di tutto e tutti. Da Vespa ha cercato di mostrare un inedito volto rassicu­rante. Nel senso che ha tenuto a freno il linguag­gio colorito e irriverente. Nella sostanza invece Grillo ha confermato una ricetta comunista: chiudere l’Expo,bloccare la costruzione degli ae­rei F35 (oltre centomila posti di lavoro che an­drebbero in fumo), bloccare gli inceneritori, fer­mare la Tav (altre migliaia di neo disoccupati). Il futuro? Secondo il leader del Cinquestelle sta nelle stampanti 3d, oggetto ancora misterioso. Da domani, quindi, tutti a fare fotocopie tridi­mensionali e via con la decrescita felice da lui tanto teorizzata.