Napolitano, Berlusconi, Monti e Obama: rassegna stampa e prime pagine

Pubblicato il 2 Gennaio 2013 - 08:32 OLTRE 6 MESI FA

La politica non è solo numeri. Il Corriere della Sera: “Le riflessioni di Napolitano. L’offensiva mediatica di Monti: meno tasse”. L’ultima regia. Editoriale di Massimo Franco:

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“Il lascito di sette anni è un discorso dall’architettura severa e insieme sobria, con forti venature sociali. Ma politicamente non è un commiato. Dalle parole pronunciate nel messaggio televisivo di fine anno, si capisce che Giorgio Napolitano non considera il suo lavoro terminato: non ancora. Il capo dello Stato osserva con sguardo assai poco indulgente i fallimenti dei partiti sulle riforme e l’indecenza di alcuni scandali. Non concede attenuanti e, quanto all’evoluzione di Mario Monti da tecnico a politico, la definisce una «libera scelta» lasciata alla responsabilità del solo presidente del Consiglio.
Poteva dire che non condivideva quella metamorfosi. Ma c’è la campagna elettorale e Napolitano si ritrae da giudizi di merito, limitandosi a spiegare che l’opzione del premier è legittima. Ormai gli preme altro. Guarda all’appuntamento con le urne del 24 e 25 febbraio e teme che ci si arrivi saltando da una rissa all’altra. Soprattutto, avverte il pericolo di cinquantadue giorni all’insegna del populismo, delle promesse facili e impossibili, che darebbero forma a un’Italia pericolosamente «all’antica», irresponsabile e instabile”.

Le primarie incoronano la sinistra del Pd:

“I risultati ufficiali delle primarie che hanno avuto luogo lo scorso weekend per scegliere i prossimi candidati parlamentari del Pd saranno, con tutta probabilità, resi noti oggi. Però nel partito si fanno già i bilanci del peso conquistato dalle diverse correnti.
Certo, tra chi ha avuto sufficienti consensi per partecipare alle Politiche di febbraio, ci sono tanti nomi nuovi che anche lo staff del Pd nazionale fa fatica a collocare. Ma nessuno discute sul fatto che — non a sorpresa — la maggioranza di Pier Luigi Bersani abbia avuto la meglio, uscendo sostanzialmente rafforzata dalla consultazione. Così come viene dato per acquisito che l’ex principale rivale del segretario, il rottamatore Matteo Renzi, non è riuscito a conquistare molti posti nelle future liste: persino nella sua Toscana sfiora appena un quasi-pareggio, e a Roma si salvano in extremis Roberto Giachetti e Lorenza Bonaccorsi. In Veneto poi, dove è stata eliminata la veterana Maria Pia Garavaglia e resta in bilico la bindiana di ferro Margherita Miotto, la corsa è finita 12 a 2 a favore dei bersaniani”.

Pensioni più leggere, tasse e bolli più cari. Scrive Roberto Bagnoli:

“Casa, auto, risparmio. Sono in queste tre categorie che si concentra la lenzuolata di novità decisa dalla legge di Stabilità. Quasi tutte all’insegna di imposte più elevate e più insidiose. La più tartassata è senza dubbio la casa per la quale i proprietari ne hanno già avuto un anticipo con il pagamento a saldo dell’Imu, in molti casi raddoppiata o triplicata per le seconde e terze case rispetto alla vecchia Ici. La nuova tassa debutta ad aprile, si chiama Tares e va a sostituire la Tarsu sui rifiuti e assorbirà la Tassa di igiene ambientale e altri servizi comunali. Il primo pagamento è stato fatto slittare ad aprile ma poi dovrà essere versata in base alla grandezza dell’immobile e, sul modello anglosassone, non la pagherà il proprietario ma il residente quindi l’inquilino nel caso sia in affitto. Sempre in zona casa debutta anche l’Ivie, l’imposta che si paga per gli immobili all’estero solo nel caso in cui il proprietario sia residente in Italia. Dovrebbe ammontare allo 0,76% del valore commerciale dell’immobile”.

Il nuovo welfare del lavoro I sindacati: ma ora serve di più. Articolo di Enrico Marro:

“Forse non sarà battuto il record del 2010, quando furono autorizzate 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione, ma ci si andrà molto vicini. Nel 2012 le ore di cig hanno già superato il miliardo nei primi undici mesi e con il dato di dicembre, che l’Inps renderà noto in questi giorni, ci si avvicinerà appunto al picco di due anni fa. La Cgil calcola che un monte ore così elevato equivalga a 470 mila persone in cassa integrazione a zero ore ogni mese, con una perdita di salario netto di 7.300 euro per chi fosse rimasto in cig tutto l’anno. In realtà la situazione è articolata perché la cassa colpisce i lavoratori con modalità diverse: ci sono quelli che stanno a casa solo per qualche settimana e quelli che finiscono nella cig straordinaria appunto per uno o due anni, l’anticamera del licenziamento. Inoltre, l’Inps ha più volte sottolineato che un conto sono le ore di cassa autorizzate in seguito alle richieste delle aziende e un altro quelle effettivamente utilizzate, circa la metà”.

Bilancio Usa al fotofinish dopo il via libera al Senato. Scrive Giuseppe Sarcina:

“Ancora incertezza sul «fiscal cliff». Nella notte (prima mattina in Italia) la Camera dei rappresentanti dovrebbe pronunciarsi sull’accordo approvato nella notte di Capodanno al Senato. Alla Camera i repubblicani dispongono della maggioranza e, dopo lunghe e faticose discussioni interne, avrebbero scartato l’idea di emendare il testo giunto da Capitol Hill, introducendo, tra l’altro, un ulteriore taglio di 300 miliardi alla spesa pubblica. I vertici del partito si sarebbero convinti che la manovra avrebbe comportato un forte rischio politico. Innanzitutto la difficoltà di mettere insieme i 218 «sì» necessari, visto che i repubblicani si sono divisi per tutta la giornata. Ma, soprattutto, il Senato, controllato dai democratici, avrebbe con ogni probabilità rigettato il provvedimento corretto dagli avversari. Risultato: il Paese sarebbe finito nel «precipizio fiscale» e la responsabilità sarebbe stata addebitata direttamente dall’opinione pubblica all’atteggiamento oltranzista dei repubblicani. E, in ogni caso, domani finisce la legislatura: se non approvato definitivamente il piano «antifiscal cliff» dovrebbe ripartire da zero”.

Monti: tagliare le tasse di un punto. La Repubblica: “Con il 2013 spunta la Tares, il peso dell’erario al livello record del 45,3%. Coro di sì al discorso del capo dello Stato”.

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L’agenda Napolitano. Editoriale di Massimo Giannini:

“Quel «bene comune» in nome del quale i partiti avrebbero dovuto risparmiarci lo stillicidio del conflitto permanente, della lotta per il potere, del saccheggio delle risorse pubbliche. Si fa ancora più fatica a individuare quel «limite», che è esattamente la misura della buona democrazia, fondata sul «self restraint» della maggioranza e sul rispetto della minoranza, sul mutuo riconoscimento e sulla legittimazione dell’avversario. Se il settennato di Giorgio Napolitano si chiude con lo stesso «spirito» che aveva animato i suoi primi auguri a reti unificate del 2006 (dalla ricerca di «valori condivisi nell’interesse generale» alla «unità nazionale come bene primario») vuol dire che l’Italia in questi anni non ha fatto alcun progresso. Né sul piano politico-istituzionale, visto che si tornerà a votare anche stavolta con l’orribile Porcellum. Né tanto meno sul piano economico-
sociale, visto che si amplia a dismisura il perimetro del disagio, della disuguaglianza, della povertà. Oggi più che mai, purtroppo, siamo alle rituali «prediche inutili» di un’istituzione che pure ha resistito all’ondata di rancore reciproco che ha avvelenato i partiti e all’ondata di livore anti-politico che ha sommerso la società. Ma sarebbe sbagliato non cogliere comunque la portata del «testamento » etico e politico di Napolitano”.

Fisco, il programma del premier “Ridurre le tasse di un punto a partire dai redditi bassi”. Il dossier di Roberto Mania:

“Meno tasse sui redditi più bassi. È un obiettivo realistico secondo il governo grazie al processo di risanamento realizzato a colpi di austerity e che fa anche escludere nuove manovre di aggiustamento dei conti pubblici.
Così, mentre è ormai in corso la campagna elettorale, lo staff di Palazzo Chigi ha elaborato una sorta di bilancio di un anno di governo accompagnato da una serie di proposte per il prossimo esecutivo. È stato intitolato “Analisi di un anno di governo” e idealmente si collega fino a costituirne quasi la premessa all’Agenda Monti, quella con cui il presidente del Consiglio uscente ha deciso di presentarsi alle prossime elezioni, sostenuto da un rassemblement centrista catto- liberale che va dall’Udc di Pier Ferdinando Casini a Italia Futura di Luca di Montezemolo”.

“Il candidato nero non lo vogliamo” insulti sul web al capolista di Storace. Articolo di Mauro Favale:
“L’italiano è bianco, cari signori, bianco, avete capito? ». «Dove sta la difesa dell’identità nazionale?». «Pure coi negri… e dice che sono di destra, ma che destra è?». Francesco Storace giura che i commenti apparsi in queste ore sulla sua pagina Facebook non appartengono a militanti del suo partito o a suoi elettori.
Eppure a qualcuno non dev’essere piaciuto il nome che il leader della Destra ha scelto come capolista per tentare quella che ha definito «la riconquista del Lazio»: Fidel Mbanga-Bauna, 65 anni, giornalista televisivo e volto noto del Tgr Lazio, origini congolesi, primo conduttore di colore di un telegiornale italiano, una dichiarata passione per l’estrema destra e un’esperienza elettorale già fallita con An.
Contro di lui, su Facebook, si sono scatenati gli istinti di alcuni utenti che hanno criticato con toni pesanti la candidatura del giornalista: «Se vi piacciono tanto questi personaggi, portateveli a casa vostra. I coccolanegri non mi sono mai piaciuti», scrive Marco Z. Qualcun altro intona “Faccetta nera” e qualcun altro chiede: «State scherzando? Se è vero straccio la tessera e voto Grillo». Ma c’è pure chi difende
la scelta di Storace e attacca «questa gentaccia con poca testa, capace solo di offendere, oltremodo ridicola, ancora con il braccio imbalsamato. Anacronistici”.
 L’impegno del governo “Imposte giù di un punto”. La Stampa: “L’appello di Napolitano: crisi grave, tutelare i più deboli”. Tasse e politica. L’America resta divisa. Editoriale di Francesco Guerrera:
“Il presidente americano si riferiva al dialogo tra sordi tra repubblicani e democratici sulla questione della schiavitù nel 19° secolo ma la frase funziona ancora nel 21° secolo. Anzi è lo slogan perfetto per descrivere gli interminabili negoziati tra gli stessi due partiti sul «burrone fiscale», la combinazione di tagli di spesa e aumenti di tasse che negli ultimi mesi ha paralizzato Washington e messo a rischio la ripresa dell’economia americana. Dopo aver portato gli Usa sull’orlo del «fiscal cliff», il precipizio fiscale, la Casa Bianca e i repubblicani al Congresso hanno trovato un accordo poco prima della fine del 2012, pieno di compromessi, mezze misure e decisioni rimandate”.
Via al 2013 con una raffica di rincari. Il bilancio delle famiglie. Editoriale di Luigi Grassia:
“Tre nuove tasse al debutto, ma anche maggiori sconti per i figli e qualche significativo beneficio per i lavoratori e le aziende. Se il 2012 è stato l’anno dell’Imu, il 2013 vedrà l’arrivo di tre nuove imposte (Tares, Ivie e Tobin) che contribuiranno ad aumentare la pressione fiscale portandola, secondo i calcoli del governo, dal 44,7% dell’anno appena concluso al livello record del 45,3%. Le nuove tasse guardano soprattutto alla casa e agli investimenti finanziari. Scatta da subito l’Ivie, l’imposta che si paga sugli immobili all’estero, mentre bisognerà attendere marzo per la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie. Ma a caratterizzare l’anno sarà soprattutto la Tares, la nuova tariffa sui rifiuti che si preannuncia come un balzello di rilievo: si pagherà sulla grandezza degli immobili e manderà in pensione la vecchia Tarsu e assorbirà la Tassa di igiene ambientale”.
Il Fatto Quotidiano: “Pd, volti nuovi e impresentabili”. Le impresentarie. Editoriale di Marco Travaglio:
“Le primarie sono un’ottima cosa, l’unico antidoto a una delle porcate del Porcellum: le liste bloccate che consentono ai partiti di nominarsi i parlamentari. Grillo, temendo la piena degli opportunisti last minute, ha inventato le parlamentarie web, ma ha ristretto troppo la platea dei votanti: appena 20 mila. Alle primarie di Capodanno del Pd han votato un milione di elettori. Bene anche i volti nuovi o seminuovi, premiati per le loro facce pulite e si spera anche per le loro capacità. Ma in alcune regioni d’Italia, dove il voto è militarmente controllato non solo dalle mafie, ma anche da cricche clientelari che comprano preferenze con favori e lavori, le primarie sono finte se non vengono accompagnate da ferrei sbarramenti per garantire il ricambio. Se si lascia candidare Mirello Crisafulli nella sua Enna, di cui da una vita è signore e padrone a suon di posti e prebende, oltre a essere amicone del boss Raffaele Bevilacqua (con cui fu filmato e intercettato), è ovvio che faccia il pieno di voti”.
Da oggi siamo più poveri. Il Giornale: “La vera eredità dei tecnici: con l’arrivo del 2013 ecco una giungla di nuove tasse su case, rifiuti e consumi Sarà una mazzata. Vi spieghiamo come difendere i vostri risparmi dal fisco tra azioni, titoli di Stato e fondi”.
Editoriale di Francesco Forte:
A Monti ormai è cresciuto un naso lungo come a Pinocchio per le troppe bugie fiscali. Il premier in­fatti scrive, nel documento del go­verno Analisi di un anno , che il suo obietti­vo è ridurre di un punto la pressione fiscale, iniziando con le aliquote delle fasce più de­boli. Sarebbe un vero toccasana, ma la real­tà è tutt’altra: Monti ha già preparato per il 2013 una sventagliata di aumenti. A comin­ciare dal decreto Salva Italia, con cui ha vara­to un macchinoso aumento della tassa sui ri­fiuti, per famiglie e imprese, la cui pressio­ne dovrebbe passare da circa lo 0,4% del Pil nel 2012 allo 0,6 nel 2013. Il tributo doveva aumentare al massimo di 0,40 euro il metro quadrato ma, non essendo possibile calco­lare le superfici esatte, i comuni faranno au­menti a forfait, giocando su presunzioni. A questo si aggiungerà l’aumento dell’Irpef sui fitti degli immobili la cui base imponibi­le lievita del 10%, mediante la riduzione del 10% della detrazione per spese. Chi ha una aliquota del 45% verrà così a pagare il 50%. Questa norma, inventata per finanziare una parte degli esodati di cui il ministro For­nero si era dimenticata, scatta con la dichia­razione dei redditi del 2013. Il trucco sta nel nascondere l’aggravio nell’imponibile, in­vece che farlo comparire nell’aliquota”.