Napolitano e il processo di Palermo, Massimo Franco e Travaglio: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Ottobre 2013 - 08:38 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Monti e il Pd agitano il governo”. Il Paese delle ombre. Editoriale di Massimo Franco:

“Ammettere la testimonianza di Giorgio Napolitano nel processo sulla trattativa Stato-mafia da parte della Corte d’assise di Palermo sarà pure «pertinente», come ha affermato ieri uno dei sostituti procuratori. Ma non può non lasciare un sottofondo di stupore e di perplessità. Gli stessi magistrati si rendono conto dell’enormità della loro mossa. E infatti, per giustificarla riconoscono limiti rigidi e ampi che toccano le funzioni del presidente della Repubblica e le esigenze di riservatezza legate al suo ruolo. Il rischio, tuttavia, è che il capo dello Stato appaia oggetto di un ulteriore strattone da parte di alcuni settori del potere giudiziario immersi da tempo in conflitti interni; e decisi a riaffermare la propria identità a costo di scaricarne gli effetti su un Quirinale che sta tentando una stabilizzazione anche nella magistratura.
È sacrosanto chiedere a tutti informazioni che possano contribuire a trovare la verità. Ma in questo caso non si può non valutare anche una questione di opportunità; e chiedersi se non sia foriero di pericolosi equivoci gettare ombre sul presidente della Repubblica, citandolo come testimone delle preoccupazioni di un suo collaboratore scomparso. In una fase in cui a livello internazionale Napolitano viene considerato uno dei pochi ancoraggi di un’Italia condannata a galleggiare nell’incertezza, la vicenda assume contorni lievemente surreali. Dietro un aggettivo come «inusuale», utilizzato ieri dalla Guardasigilli, Annamaria Cancellieri, si indovina l’imbarazzo per una sentenza che accoglie e insieme schiva le decisioni della Corte costituzionale”.

Manovra, il paracadute del governo Potranno aumentare benzina e sigarette:

“Ieri sera il testo definitivo della legge di Stabilità approvata dal consiglio dei ministri di martedì non era ancora pronto. I tecnici stavano lavorando alla formulazione finale dei testi per sciogliere gli ultimi dolorosi nodi che riguardano la clausola di salvaguardia che prevede ben 20 miliardi di nuovi aggravi fiscali nel triennio 2015-2016. A Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia spiegavano comunque che il disegno di legge dovrebbe arrivare oggi in Parlamento e che la norma sui 20 miliardi va intesa come una garanzia da dare alla Commissione europea sul fatto che l’Italia rispetterà il percorso di risanamento dei conti pubblici, ma che si ricorrerà a maggiori entrate solo se non basteranno i tagli di spesa. Secondo le ultime indiscrezioni, la norma dovrebbe essere generica e prevedere che nel corso del 2014 (il termine non sarebbe il 31 marzo, ma verrebbe spostato in avanti) con un decreto del presidente del Consiglio si individueranno tutti gli interventi atti a realizzare 3 miliardi di maggiori entrate nel 2015, 7 miliardi nel 2016 e 10 nel 2017. Anche se non verrà specificato, si potrà ricorrere sia al taglio delle agevolazioni, detrazioni, deduzioni ed esenzioni fiscali, sia all’aumento delle aliquote di prelievo, dalle imposte alle accise (carburanti, sigarette, alcol). Si ricorrerà a queste maggiori entrate nella misura in cui i 20 miliardi nel triennio non verranno assicurati dai tagli di spesa che dovrebbero essere individuati dal commissario per la spending review Carlo Cottarelli. E al Tesoro sono fiduciosi che da qui al 2015 l’aumento delle tasse possa essere evitato.
Nel 2014, intanto, scatterà una riduzione dell’aliquota delle spese detraibili (mediche, istruzione, eccetera) dal 19% al 18% (e poi al 17% nel 2015) se entro il 31 gennaio non sarà stato varato un primo riordino della giungla delle agevolazioni fiscali. La detraibilità al 18% colpirebbe le spese effettuate nel 2o13 portate a sconto nella dichiarazione 2014”.

L’intervista di Aldo Cazzullo a Matteo Renzi:

“Io ho un rispetto profondo per il presidente della Repubblica. Per la figura istituzionale, e per la persona. Ma trovo irrispettoso proprio nei confronti di Napolitano trasformare un messaggio di 12 cartelle in un diktat, per cui bisogna far così e basta. Alcuni commentatori non lo sanno, ma il presidente della Repubblica è il primo a essere consapevole che la funzione del suo messaggio era stimolare il dibattito. Io ho fatto la mia parte. Il falso unanimismo su questi temi è frutto di superficialità. Si cambino le leggi che riempiono le carceri, la Giovanardi e la Bossi-Fini. E si prenda atto dell’esperienza del 2006: a sette anni da un indulto non se ne può fare un altro. È diseducativo. Significa che lo Stato rinuncia a fare lo Stato. Non ho la pretesa di avere la verità in tasca. Ma se c’è una cosa da dire, la dico in faccia, chiara. Io non sono cambiato”.

Sinistra Arcaica, Destra Screditata. Dietro il Successo di Marine Le Pen. Dalla corrispondente Daniela Maggioni:

“Esiste un pericolo Fronte nazionale in Francia? Nel momento in cui l’ondata populista rappresenta, su tutto il territorio europeo, una minaccia, quella di sconvolgere l’equilibrio del Parlamento europeo durante le elezioni della prossima primavera, questa domanda non è sorprendente. Se in Austria, che non ha disoccupazione, l’estrema destra sfiora il 30 per cento, in Francia, che ha una disoccupazione di massa, ci sono tutte le ragioni di preoccuparsi per l’ascesa del Partito della famiglia Le Pen, padre e figlia. Inoltre, c’è oggi un male francese che si chiama catastrofismo. Che siate membro dell’opposizione, giornalista, dirigente d’azienda, insomma chiunque voi siate, in Francia vi distinguerete e attirerete l’attenzione solo a condizione di descrivere la realtà sotto il suo aspetto più cupo. Sembra che il Paese non abbia come punto di riferimento nella storia che il Giugno 1940 e la disfatta, e sia irresistibilmente attirato verso l’abisso. A costo di scavare la propria tomba. In politica, questo significherebbe spianare la strada al Fronte nazionale.
Così, a partire da un’elezione cantonale (i dipartimenti sono divisi in cantoni) e da un sondaggio, che situa la lista di Marine Le Pen in cima alle intenzioni di voto nelle elezioni europee, i mass media e numerosi politici hanno decretato, in coro, che il Fronte nazionale è il «primo partito di Francia». La realtà è diversa. L’elezione cantonale di Brignoles, nel dipartimento del Var, vinta dal Fn, è stata esageratamente mediatizzata e interpretata. Ma esiste in effetti il pericolo che l’estrema destra si rinforzi a seconda che altri, in particolare fra gli intellettuali, sostengano sempre più le sue idee”.

La prima pagina di Repubblica: “Obama: Italia nella direzione giusta”.

La prima pagina della Stampa: “Obama vota la fiducia a Letta”.

Il Fatto Quotidiano: “Monti molla Scelta Civica. Il Pd spara sulla manovra”.

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Il Giornale: “Decade Monti”. Doppio ricatto. Editoriale di Alessandro Sallusti:

L’ avvertimento è chiaro: qui comandia­mo noi e­abbiamo deciso che Silvio Ber­lusconi deve uscire dalla politica, subi­to e per sempre. Così ieri, in contempo­ranea, le procure che da anni fanno politica attiva -Palermo e Milano- hanno inviato due messaggi pre­cisi. Il primo è diretto al presidente Napolitano, ca­somai gli venisse in mente, come trapelato nelle ulti­me ore, di concedere una qualsivoglia forma di gra­zia all’illustre condannato. Il pizzino dissuasore ha la forma di un ordine di comparizione presso la cor­te di Assise di Palermo, in qualità di testimone, dove è in corso il processo sulla fantomatica trattativa Sta­to- mafia. Uno sfregio, una umiliazione (anche una vendetta del povero Ingroia) visto che fino ad ora mai un capo dello Stato in carica era stato chiamato alla sbarra.
Il secondo avvertimento è stato inviato diretta­mente a Berlusconi, con l’annuncio dell’apertura a Milano di un nuovo processo- il terzo- sul cosiddet­to caso bunga bunga. Evidentemente i pm di Magi­stratura democratica pensavano di aver chiuso la pratica con l’uno-due di questa estate,prima la con­danna definitiva per una inverosimile evasione fi­scale, poi il salasso economico del maxi risarcimen­to a De Benedetti. E invece niente. Quello, Berlusco­ni, è ancora in piedi, manco fosse l’Ercolino, fortu­nato protagonista dello spot della Galbani Anni Ses­santa, che dondola dondola e mai cade giù. Ma sic­come dopo 18 anni di accanimento il barile era stato raschiato, che fare? Semplice: rimettere in scena il caso Ruby, cioè il gossip elevato a caso giudiziario che piace tanto ai moralisti alla Santoro. Che non per nulla ieri sera, nella puntata di Servizio Pubbli­co , ci si è buttato a pesce con una chicca di giornali­smo spazzatura”.