Napolitano, Renzi e l’uragano Sandy: la rassegna stampa

Pubblicato il 31 Ottobre 2012 - 09:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – «Partiti, siate responsabili». Il Corriere della Sera: “Giorgio Napolitano torna a rivolgersi alle forze politiche per spronarle all’intesa su una nuova legge elettorale con cui votare in primavera. Allo stesso tempo blinda il governo Monti augurandosi la scadenza naturale della legislatura. E ai partiti si rivolge anche il premier: «Il mio esecutivo è maledetto ma più gradito di voi».”

Strade di sabbia e conchiglie New York riemerge dall’acqua. L’articolo a firma di Massimo Gaggi:

“Da Queens a Manhattan, lo spettacolo cambia: la città è in ginocchio, ma le ferite sono meno visibili. Attraversi il ponte di Brooklyn venendo da Long Island e improvvisamente i cellulari smettono di funzionare: in tutta la parte sud di Manhattan le comunicazioni sono bloccate, non c’è energia elettrica, i semafori sono spenti. Wall Street, in qualche modo oggi riaprirà, ma ieri, alle tre del pomeriggio, l’edifico dello Stock Exchange appariva ancora deserto: sacchi di sabbia ancora accatastati davanti ai portoni, anche se l’acqua era ormai defluita da più di dodici ore e, ovviamente, luci tutte spente. Un brulicare di caschi gialli, invece, più in là nella zona di Ground Zero. Fango e polizia ovunque a protezione del sito, mentre gli operai cercavano di mettere in sicurezza le attrezzature del cantiere di WTC1, il grande grattacielo che sta sorgendo al posto delle Torri Gemelle.”

Obama promosso dai repubblicani «Ottimo lavoro». L’articolo a firma di Guido Olimpio:

“Attestato di fiducia che ha dato ancora maggior peso al ruolo del presidente. Obama ha annullato tre giorni di campagna lasciando il compito alla coppia rodata Biden-Clinton, a Internet e alla valanga di spot. Ora deve occuparsi del disastro, Situation Room al mattino e visita alla Croce Rossa nel pomeriggio con l’avviso da meteorologo in capo: «Resta la minaccia di alluvioni. Ma non temete, siamo con voi». Oggi lo ripeterà in New Jersey, il Ground Zero della tempesta. Obama non ha scelta, gli tocca. Ma è anche un’opportunità per convincere gli americani che nei momenti chiave possono contare su di lui. Senza, però, dare l’idea di speculare sui disastri. Di fatto è campagna anche questa. E gli osservatori ipotizzano che «Sandy» possa essere la «sorpresa d’Ottobre», la variabile che rimescola le carte nella sfida elettorale. Altri sono più cauti: intanto vediamo cosa fa. Timori espressi anche da alcuni analisti democratici.”

Napolitano: «Al voto con nuove regole». L’articolo a firma di Marzio Breda:

“Scadenze naturali (dunque no ad anticipi), responsabilità operosa (perché è in gioco la stessa credibilità di una politica ora in grande affanno, come dimostra la crescente disaffezione dei cittadini alle urne), sfida delle riforme (in primis quella elettorale, impantanata al Senato, cancellando subito il Porcellum senza traccheggiamenti tattici). Ecco le parole chiave che sintetizzano il richiamo del capo dello Stato all’indomani del responso del voto in Sicilia e del colpo di teatro del Cavaliere. Un tentativo di spronare i partiti e di rimettere nei binari giusti il dibattito politico, con l’aggiunta di un altro paio di paletti, l’uno connesso all’altro: 1) lo spirito con cui l’Italia sta in Europa «non si è limitato a sottoscrivere intese come quelle sancite nel Six Pack e nel Fiscal Compact, ma mostra come si debba e possa lavorare per rendere concreta e operante una nuova disciplina di bilancio comune»; 2) è ormai provvidenziale, dato l’eterno riaffacciarsi della questione morale, il ruolo di «controllo della finanza pubblica» affidato alla Corte dei Conti.”

Monti sferza i partiti: governo maledetto ma più gradito di loro Vendola: al Colle vorrei Prodi o una donna. L’articolo a firma di Marco Galluzzo:

“Insomma si può lasciare un messaggio, dai numeri dei sondaggi si ricava un insegnamento che in Italia non è mai stato apprezzato fino in fondo, un dato «importante per i politici che governeranno il paese». Ovvero: «Non crediate che non potete fare le politiche giuste perché altrimenti perdereste consensi». Fiducioso sull’approvazione della legge sulla corruzione, che dovrebbe arrivare oggi e che sarà «un passaggio importante per scalare qualche altro posto» nella classifica internazionale della competitività, Monti aggiunge un collegamento fra «l’opera di modernizzazione» del Paese e l’essere costretti a «governare in emergenza»: la seconda cosa non è poi tanto male, è necessario correre e si fanno più cose, dice alla platea.”

Regioni, slitta la riforma Ma tetto agli stipendi. L’articolo a firma di Lorenzo Salvia:

“Diceva il decreto che tutte le retribuzioni dovevano essere portate al livello dell’amministrazione virtuosa. Ed ecco la lista che ieri le stesse Regioni hanno presentato al governo: il presidente guadagnerà 7.400 euro netti al mese, comprensivi di tutte le indennità, mentre in alcuni casi oggi arriva a 14 mila. Il modello è quello dell’Umbria. I consiglieri regionali scenderanno a 6 mila euro netti al mese, sempre comprensivi di tutte le voci, mentre oggi possono arrivare anche a 12 mila. Su questa voce il riferimento è l’Emilia Romagna. Per i contribuiti ai gruppi consiliari, proprio la voce che aveva portato al caso Batman, si scenderà a 5 mila euro l’anno per ogni consigliere, con un risparmio che le stesse Regioni calcolano in 40 milioni l’anno. In questo caso il modello è l’Abruzzo. Non tutti sono d’accordo, però. Le Regioni a statuto speciale hanno criticato il decreto e la Valle D’Aosta ha già annunciato ricorso alla Corte costituzionale.”

Napolitano blinda Monti: voto ad aprile. La Stampa: “Il Colle. Al voto in primavera “sulla base di nuove regole’’. Napolitano torna a sollecitare i partiti a trovare un’intesa sulla legge elettorale prima delle politiche e blinda Monti: la legislatura arriverà alla fine. Palazzo Chigi. Il premier punzecchiai partiti parlando dell’attività di governo: «Il nostro è un esecutivo maledetto ma è più apprezzato delle forze politiche».”

Atlantic City in ginocchio. Ma nella città devastata già riaprono i casinò. L’articolo a firma di Paolo Mastrolilli:

“Per strada giravano i pochi abitanti che non avevano ubbidito all’ordine di evacuazione, per sfidare la natura o combinare affari tra le case e i negozi abbandonati. Gente incappucciata, un po’ per il vento, un po’ per non farsi riconoscere. Verso le sei l’occhio del ciclone è scivolato sopra la città, portando la sua calma assurda mentre tutto intorno crollava. Le strade allagate sono diventate canali, buoni per i giornalisti che dovevano fare gli stand up delle dirette sul disastro. Galosce ai piedi e microfono in mano, vicino alle auto sommerse. Insieme ai poliziotti se ne stavano rintanati nell’hotel Sheraton, l’unico rimasto aperto proprio per ospitare media e soccorsi. Senza luce, sembrava di stare all’Hilton di piazza Tahrir durante la rivolta contro Mubarak, o al Mille Collines di Kigali dopo il genocidio. La manager di turno, Celeste Noble, tentava di dare un tetto a tutti: «Voi della Cbs siete parecchi: non potreste condividere le stanze? Così accomodiamo altra gente». Sopravvivenza, e solidarietà spicciola: una bottiglia di acqua, in cambio di un giro con la torcia elettrica. Il sergente della polizia Green, che ha aveva appena finito di organizzare il comando nel Convention Center di fronte, avvertiva: «Serataccia, stasera. Non andate troppo in giro, perché ci hanno detto di limitare le pattuglie. Il governatore non vuole che i soccorsi vadano in strada mentre tira ancora il vento e cadono gli alberi».”

Primarie, il Pdl si ispira al Pd. L’articolo a firma di Ugo Magri:

“Per affrancarsi dal «padre nobile» (Berlusconi), il Pdl deve dimostrare che perlomeno è in grado di organizzare le sue primarie senza inutili risse e spargimenti di sangue. Ma la strada si annuncia faticosa. Chi era presente al Tavolo per le regole, ieri in via dell’Umiltà, racconta di un clima parecchio effervescente, non proprio da Circolo Pickwick. Alfano, che è il segretario del partito e il candidato numero uno, ha scelto con eleganza di defilarsi dopo nemmeno un quarto d’ora. Sono rimasti a discutere tutti i capi-corrente e alcuni dei personaggi che prenderanno parte alla gara. Per il momento è stato definito un brogliaccio, nulla più, in quanto la parola finale verrà pronunciata il 7 novembre, in un’apposita riunione dell’Ufficio di presidenza a Palazzo Grazioli, nei locali che (si è scoperto dai bilanci ufficiali) vengono pagati dal partito anziché dal munifico padrone di casa. È chiaro dunque che l’impianto delle primarie Pdl può ancora cambiare, anzi sicuramente il Cavaliere dirà la sua. Qualcuno sostiene che potrebbe perfino decidere di prendervi parte, ma l’ipotesi al momento sembra fantascientifica.”

Renzi: “Solo io tra Monti e Grillo”. L’intervista a firma di Federico Geremicca:

“In Sicilia sta per andarci anche lui, magari non attraversando lo Stretto a nuoto – alla maniera di Grillo – ma in tour col camper, come da un mese e mezzo a questa parte. Tappa obbligata Pozzallo, dove nacque Giorgio La Pira, sindaco della città di cui adesso è sindaco lui: poi la Valle dei Templi, Gela e un paio di appuntamenti a sorpresa. Matteo Renzi dirà anche lì, come in questa intervista, che il voto siciliano non gli è piaciuto granché: fatta salva la soddisfazione per la vittoria di Rosario Crocetta («E’ stato un bravo sindaco, farà benissimo anche in Regione») e qualche riflessione controcorrente proprio su Beppe Grillo. Già, Renzi e Grillo: secondo molti, due tipi assai simili…

Il paragone la offende? «Semplicemente non lo capisco. Casini va ripetendo che sarei un Grillo in doppiopetto… A parte la battuta, che senso ha?».

Beh, entrambi volete il noto «tutti a casa», e interpretate la politica in maniera, diciamo, un po’ aggressiva. «Ma nemmeno per idea, guardi. L’unica cosa che abbiamo in comunque, forse, è l’aspirazione ad un radicale rinnovamento. Ma per il resto…».

Per il resto? «Per il resto, credo non ci siano due persone più distanti».

Addirittura. «Guardi, ci sono molti modi attraverso i quali tentare di rinnovare la politica. Uno è il metodo-Monti, diciamo così: politici a casa grazie ai tecnici; un altro è il sistema Grillo: tutto a base di demagogia, insulti e parolacce; poi ci sono io, che non c’entro niente né col primo né col secondo».

Dove sarebbe la differenza? «Nel tentativo di rinnovare la politica attraverso la politica. Politica buona, fatta da gente nuova: e saldamente ancorata a valori, storie e tradizioni. Le pare il modo di fare di Grillo?».

Insomma, lei dice: c’è una questione di stile. Intanto, però, lui in Sicilia ha stravinto, no? «Mah… Credo sia in parte addirittura deluso. Mi dicono che a un certo punto si fosse convinto di vincere davvero, non di arrivare terzo. Perché, non dimentichiamolo, in fondo Grillo è arrivato terzo».

E’ poco? «E’ certo molto di più di quanto si aspettassero tanti leader nazionali, è vero. Ma è anche vero che si è impegnato in Sicilia per settimane anima e corpo. A parte la nuotata, idea interessante sul piano della comunicazione, mi pare abbia completamente fallito l’obiettivo principale: recuperare voti dall’astensione. Che infatti è cresciuta fino a infrangere la barriera del 50%. Preoccupante e spaventoso».”

Allegri: “Ho sbagliato io”. Il Corriere dello Sport: “Non ho indovinato la formazione.” Berlusconi è molto seccato: il tecnico rischia. L’articolo a firma di Antonio Barillà:

“«Non c’ho preso…» . Massimiliano Allegri allarga le braccia e s’addossa le colpe, spiega l’ennesimo (infruttuoso) cambio di modulo: «Sono partito con il 3-5-2 perché devo far recuperare Emanuelson: volevo fare tre sostituzioni in corso e avevo preparato la partita così nella mia testa, pensavo di rischiare meno nel primo tempo e poi cambiare ritmo con tre innesti di tecnica e qualità. Non ho indovinato la formazione perché dopo 47’ eravamo sotto di due gol». . Alla fine è arrivato il pareggio, ma… basterà? Il Berlusconi “raccontato” dagli spifferi rossoneri era molto contrariato e la posizione di Allegri resta in forte rischio. Forse fortissimo…  La svolta nella ripresa, dopo il macigno del raddoppio di Brienza: «E’ la prima volta che rimontiamo e questa è una buona cosa: la squadra ha reagito e creato molto, all’ultimo abbiamo anche costruito due o tre occasioni favorevoli ma abbiamo sbagliato» . Un altro Milan, rispetto al primo tempo: «Abbiamo fatto degli errori, giocato male pur se in fondo rischiando poco: meno male che nel secondo tempo siamo usciti bene e l’abbiamo ripresa» . E’ riemerso il 4-2-3-1, modulo nel tourbillon di Allegri sembra comunque offrire le certezze maggiori, a tratti s’è dipanato un 4-2-4 spudorato ed efficace: «Quando un allenatore pensa a una partita, la legge nell’arco dei cento minuti. Però l’ho interpretata male perché pensavo che i cambi potessero essere determinati: lo sono stati, ma non pensavo certo di trovarmi sotto di due gol dopo 47 minuti».”