Nello Trocchia, giornalista minacciato dai boss: “Gli devo spaccare la testa”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Luglio 2015 - 12:15 OLTRE 6 MESI FA
Nello Trocchia, giornalista minacciato dai boss: "Gli devo spaccare la testa"

Nello Trocchia, giornalista minacciato dai boss: “Gli devo spaccare la testa”

ROMA –  “A quel giornalista gli devo spaccare il cranio e dopo mi faccio arrestare”. A parlare, intercettato, è il fratello in libertà di un boss della camorra in carcere. Il giornalista in questione è Nello Trocchia, lavora con il Fatto Quotidiano, con L’Espresso, e si occupa principalmente di camorra. Nonostante questa minaccia, ascoltata dai carabinieri, non scatta però la protezione nei confronti del cronista. Ecco cosa scrive Giovanni Tizian sull’Espresso:

Il giornalista, scrivono i militari nella loro informativa riservata e inviata con urgenza alla procura antimafia di Napoli, si chiama Nello Trocchia. Collaboratore de “Il Fatto Quotidiano”, “l’Espresso” e della trasmissione di La7 “In Onda”. Un dialogo, quello intercettato dalle cimici, che avrebbe dovuto attivare rapidamente la procedura che di solito si innesca in questi casi: la procura invia la nota degli investigatori alla procura generale, che a sua volta invia la documentazione in Prefettura. A questo punto il prefetto dovrebbe convocare il comitato per l’ordine e la sicurezza, l’organo, cioè, che decide eventuali misure da adottare per la tutela della persona «esposta a rischio».

Sono passati però quasi trenta giorni e nulla è successo. «Continuo a fare il mio lavoro», conferma Trocchia senza aggiungere altro. Nello Trocchia è un cronista campano da sempre impegnato in inchieste delicate sulla criminalità organizzata. È autore anche di numerosi libri. Tra questi, uno in particolare racconta il sistema di complicità tra camorra e Stato nel business dei rifiuti. Titolo, non a caso: “La Peste”. I dialoghi sono fin troppo chiari: «Gli spacchiamo la testa… sappiamo dove sta…».

C’è più di un elemento, insomma, perché il comitato della Prefettura monitori con attenzione la situazione. E dia una risposta a chi cerca soltanto di fare bene il proprio mestiere. Soprattutto non è chiaro quale ingranaggio della macchina burocratica non ha funzionato come avrebbe dovuto. Nessun intervento è stato attivato e nessuno ha mai convocato Trocchia per spiegarli come stanno le cose. Come se nulla fosse mai accaduto. Intanto il collega continua a fare il suo lavoro con coraggio e professionalità.