Olio, parmigiano e mozzarella: per gli inglesi il made in Italy fa male

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Dicembre 2013 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

corriereLONDRA (REGNO UNITO) – Il latte no. La Diet Coke sì. Semaforo rosso per olio, burro e parmigiano. Verde per i pop-corn.

Il governo britannico si siede a capotavola, rinuncia al liberismo integrale predicato dal premier David Cameron e suggerisce che cosa sia meglio mangiare e cosa no.

Scrive Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera:

Da qualche anno gli esperti della sanità inglese elaborano statistiche preoccupanti. La Gran Bretagna sta diventando un Paese di obesi: un cittadino su quattro è sovrappeso. Un fenomeno sociale allarmante e costoso per le casse dello Stato: cinque miliardi di sterline all’anno per curare le malattie legate a disturbi alimentari.

Ecco allora la contromossa del governo: un semaforo da applicare sulle etichette per orientare i consumatori. Tre parametri fissati sulla base del contenuto di grassi per ogni 100 grammi di prodotto. Rosso, quindi da evitare, se la materia grassa è superiore a 17,5 grammi; giallo, cioè moderato, da 3 a 17,5 grammi; verde, via libera, fino a 3 grammi. La direttiva non costituisce obbligo di legge, ma è già stata adottata dalla maggior parte dei supermercati di Londra e delle altre città del Regno Unito.

Non si conoscono ancora i risultati sulla salute dei cittadini. Secondo i sondaggi le indicazioni del semaforo sarebbero seguite dal 41% delle donne e dal 30% degli uomini. La luce rossa blocca l’eccellenza della produzione mediterranea, in particolare italiana, francese, spagnola e portoghese. I consumatori britannici, secondo i criteri di Cameron, dovrebbero rinunciare all’olio di oliva in tutte le sue varianti, compresi gli extravergine dop. Oppure al Parmigiano reggiano, alla mozzarella, al prosciutto cotto o crudo, ai tortellini, ai sughi pronti. Per non parlare di panettone, pandoro, torroni e via dicendo. Stop anche ai formaggi francesi, al Roquefort, o al prosciutto spagnolo, jamon iberico «pata negra» o jamon serrano.

La Federalimentari, l’associazione di settore affiliata a Confindustria, ha stilato la lista dei danni a cui è esposto il «made in Italy». Nel complesso il mercato inglese è il quarto sbocco per importanza delle esportazioni alimentari italiane. Nel 2012 ha sommato ricavi per due miliardi e 250 milioni di euro. Ebbene il semaforo inglese, stimano gli industriali, può costare una perdita di 632,4 milioni, cioè quasi il 30 per cento del totale.

Alcune voci nel dettaglio delle perdite potenziali: 204 milioni per la mancata vendita di dolci; 127 milioni per le carni confezionate; 187 milioni per i formaggi e altri derivati dal latte; 68 milioni per l’olio di oliva (…)