Ora il governo litiga sulla pelle dei pensionati, Maurizio Belpietro su Libero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2014 - 11:20 OLTRE 6 MESI FA
Ora il governo litiga sulla pelle dei pensionati, Maurizio Belpietro su Libero

Ora il governo litiga sulla pelle dei pensionati, Maurizio Belpietro su Libero

ROMA – “Sarà perché è giovane – scrive Maurizio Belpietro su Libero – sarà perché ha un problema irrisolto con la nonna, sta di fatto che Matteo Renzi ce l’ha a morte con i pensionati. Non passa settimana, infatti,in cui il presidente del Consiglio non minacci di soffiare una parte dei vitalizi a coloro che si sono ritirati dal lavoro”.

Cominciò mesi fa, durante una puntata di Porta a porta. A Bruno Vespa che gli chiedeva come avrebbe ridotto il cuneo fiscale che grava sulle buste paga, l’ex sindaco rispose che i soldi li avrebbe trovati togliendoli ai pensionati d’oro. Idea splendida, dato che tra i percettori di ricchi assegni ci sono boiardi dello Stato che sono andati in quiescenza con leggi ad personam che gli garantiscono  cifre da diecimila euro netti in su. Tuttavia, nonostante il taglio della pensione a questi esponenti della Casta sia molto popolare,è difficile che basti a coprire i costi di una riduzione del cuneo fiscale, in quanto la platea su cui intervenire è di poche centinaia di persone. Ma a chi gliene chiedeva conto, Renzi ribatté che sua nonna percepiva da anni un vitalizio di 3 mila euro, domandandosi se non avrebbe potuto rinunciare a una parte di quell’assegno. Che il futuro premier avesse in mente di colpire lì, cioè non le pensioni d’oro ma quelle un po’ sopra la media, era evidente sin da allora. Ma se ci fossero stati dubbi, Renzi ha provveduto a fugarli durante una puntata di Servizio pubblico, ritirando fuori la storia dell’anziana di famiglia. Né lo hanno indotto ad arretrare le obiezioni fatte in studio da un ingegnere livornese, il quale avendo lavorato per oltre 40 anni con incarichi da dirigente gli spiegò che la sua pensione non era frutto di marchingegni contabili o di agevolazione del sistema retributivo, ma dei sudati contributi versati. Passati i mesi e approdato a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ritorna dunque alla carica e stavolta non in un talk show. Ad annunciare le intenzioni di governo è stato per primo il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, il quale ai margini di un’audizione al Senato ha anticipato che la scure potrebbe abbattersi sul 15 per cento dei pensionati. Ipotesi resa più concreta ieri mattina dal sottosegretario Graziano Delrio, cioè dal braccio operativo di Renzi, il quale partecipando ad Agorà ha ripetuto praticamente ciò che aveva detto Cottarelli,dicendo chel’85 percento dei pensionati può stare tranquillo. Già, mal’altro 15 per cento deve cominciare a tremare, perché le intenzioni sono bellicose, nonostante la secca smentita serale di Renzi, sempre a Porta a porta. Però ricordiamo che pure Delrio era stato smentito a proposito del prelievo sulle rendite finanziarie, che poi è stato fatto. Ma chi sono questi signori, questo 15 per cento? Tutti quelli che hanno una pensione sopra i due mila euro, cioè poco meno di un milione di pensionati. A costoro potrebbe essere applicato un prelievo progressivo dal 2 al 15 per cento di ciò che percepiscono, ricopiando pari pari una proposta del professor Tito Boeri, economista della Bocconi tanto caro al partito di Repubblica. Peccato che l’idea di colpire i pensionati che non stanno alla fame (più di undici milioni, cioè due terzi dei trattamenti Inps, ricevono un assegno mensile da 650 euro) non tenga conto di un paio di aspetti. Il primo è che dal primo gennaio il governo Letta ha già introdotto un contributo di solidarietà sui vitalizi, stangando chiunque percepisca più di 91 mila euro lordi l’anno, ossia quattromila netti al mese. Un prelievo del sei per cento, che oltre la soglia dei 130 mila euro lordi (circa sei netti al mese) diventa del 12, per poi salire al 18 nel caso si incassi una pensione da 195 mila euro (circa otto netti al mese). Evidentemente la tassa di Renzi si aggiungerebbe, diventando un vero e proprio salasso, che a seconda degli scaglioni andrebbe dal 10 a oltre il 30 per cento. Non è tutto. In passato la Consulta ha definito incostituzionale il prelievo, obbligando il governo a restituire con gli interessi le somme ingiustamente prelevate e ciò potrebbe avvenire anche in futuro, quando si discuterà del contributo istituito da Letta. In tal caso Renzi che farà? Insisterà nel- lo scippare i soldi ai pensionati che non stanno al minimo anche se poi li dovrà rendere ai legittimi proprietari? Naturalmente non ci sfugge la natura demagogica del provvedimento. Visto che la misura colpisce «solo» il 15 per cento dei pensionati, si può essere certi che questo farà contenti tutti gli altri, i quali non solo sorrideranno felici di averla scampata, ma vedranno rinfrancato quel sentimento di invidia che cova nell’animo umano nei confronti di chi sta meglio di noi. E però oltre ai problemi di equità (si colpisce chi è già stato colpito) e di costituzionalità (si reitera una tassa già dichiarata fuorilegge), ci sono altri due tipi di questioni, una di giustizia e l’altra di contabilità. La prima è semplice e lo stesso Tito Boeri non la nasconde. Esclusi alcuni casi eccezionali (i boiardi che si sono fatti la legge su misura per avere una pensione d’oro) la maggior parte della platea che verrebbe colpita dal provvedimento di Renzi è costituita da persone che hanno lavorato molto e per questo prendono più di altri. Se un lavoratore ha versato i contributi per oltre quarant’anni e lo ha fatto godendo di un ottimo stipendio percepirà una buona pensione. E il governo del merito che fa? Lo tassa per dare un contributo magari a chi non ha lavorato quarant’anni e ha pure evaso i contributi? È questa la giustizia di Renzi? Seconda questione. Se applicata alle cifre eccedenti la soglia dei duemila euro, la stangata porterebbe nelle casse pubbliche poco più di 300 milioni, cioè briciole peri conti di uno Stato sprecone.

Vale la pena di fare tutto questo per 300 milioni? Ultima osservazione: se fossi nei pensionati che gioiscono nel veder colpiti altri pensionati non starei tranquillo. Nei giorni scorsi dalle parti del governo qualcuno ha ipotizzato di mettere mano anche alle pensioni di reversibilità, cioè agli assegni delle vedove. Come dire: si sa dove si inizia, ma con gente svelta nel mettere mano nelle tasche degli italiani non si sa dove si finisce.