“Pachistani dicono che i cristiani contaminano acqua”

di redazione Blitz
Pubblicato il 31 Marzo 2016 - 19:43 OLTRE 6 MESI FA
"Pachistani dicono che i cristiani contaminano acqua"

“Pachistani dicono che i cristiani contaminano acqua”

ISLAMABAD – “In Pakistan si insegna ai bambini a non bere dove bevono i cristiani perché loro contaminano l’acqua. E’ in corso un vero e proprio genocidio. La strage di Pasqua a Lahore era prevedibile”: a dirlo, in una intervista a Matteo Matzuzzi del Foglio, è Wilson Chowdhry, pachistano e cristiano, presidente della British Pakistani Christian Association.

 

Secondo Chowdhry,

“l’odio in Pakistan – un Paese dove i cristiani rappresentano l’1,6 per cento della popolazione ma salgono al 15 per cento se si considerano gli accusati a vario titolo di blasfemia – è così radicato che tanti musulmani pensano che i cristiani contaminino l’acqua potabile, tanto da bere in pozzi separati. Musulmani che, in larga parte, sono istruiti nelle madrasse, perché è più conveniente. Questo consente all’imam del luogo di coltivare l’odio attraverso una linea ‘dura’ dell’islam, che è quella che va per la maggiore nelle moschee del paese. In Pakistan, i cristiani sono considerati spie dell’occidente, ed è per questo che non è affatto sorprendente che si siano verificati proprio qui tre enormi attentati negli ultimi quattro anni”.

Per il presidente dell’associazione dei cristiani britannici e pachistani le minacce ai cristiani si sono moltiplicate soprattutto di recente:

“Da tempo abbiamo messo in guardia il governo pachistano sulle minacce crescenti contro la comunità cristiana, soprattutto dopo l’impiccagione di Mumtaz Qadri. Questi è stato giustiziato per il suo ruolo nell’assassinio dell’ex governatore del Punjab, Salmaan Taseer, un coraggioso politico che aveva chiesto l’abrogazione delle draconiane leggi sulla blasfemia, auspicando altresì la liberazione di Asia Bibi, la vittima più celebre di tali leggi. Quasi ogni musulmano in Pakistan ha passato il tempo attaccando le élite musulmane liberali e i cristiani, chiedendo la liberazione di Mumtaz Qadri, divenuto una sorta di eroe islamico e un vanto nazionale. Migliaia lo hanno ricoperto di fiori durante il processo, che lui ha vinto in Appello prima del verdetto decisivo della Corte Suprema. I cristiani invece chiedevano giustizia per Salmaan Taseer, e per questo sono divenuti dei paria. I cristiani chiedevano giustizia per sradicare l’impunità che ammantava gli estremisti”.

Secondo Wilson Chowdhry nel caso dei cristiani in Pakistan è corretto parlare di “genocidio”:

“Negli ultimi quattro anni, tre attacchi dinamitardi hanno portato alla morte di più di duecento cristiani, con feriti stimabili a oltre cinquecento. E poi Shama e Shazad, i coniugi bruciati vivi in una fornace di mattoni, l’uccisione di cristiani a Karachi. Anche lo Stato è coinvolto, implicato nell’omicidio di innocenti uomini cristiani, impiccati o assassinati in modo brutale dalla polizia. Le chiese sono spesso costrette a firmare contratti con notabili musulmani locali in riunioni in cui i cristiani si trovano in inferiorità numerica (riunioni presidiate dalla polizia). I riti devono essere inoffensivi per i musulmani. La Pakistan Telecommunications Agency ha rimosso il nome di Gesù Cristo dai propri testi nel 2012. Il contributo dei cristiani alle sorti del Paese è escluso dai programmi di studio, ed essi sono costantemente ridicolizzati nel tentativo di minarne la fede. Nel 2013, la ong musulmana Movement of Solidarity and Peace ha riferito che settecento ragazze cristiane erano state rapite, violentate e costrette a un matrimonio islamico. E’ un processo che demoralizza la comunità cristiana e il mondo rimane in silenzio. La lista delle violazioni dei diritti umani – prosegue il nostro interlocutore – è infinita, ma è del tutto chiaro che tali esempi altro non sono che tentativi di  eliminare la comunità cristiana del Pakistan, ed è per questo che parlo di genocidio”.

Il problema, per Chowdhry, è europeo:

“I governi comunitari sono ancora impegnati a farsi carico di enormi quantità di richiedenti asilo dalla Siria e dall’Iraq, molti dei quali sono tra coloro che hanno seviziato e ucciso migranti cristiani nei campi profughi. La loro ideologia potrebbe non essere così distante da quella dello Stato islamico, come invece sostengono i governi europei. L’assalto alle donne in Germania ne è una dimostrazione. Più di 130 mila musulmani britannici credono che Mumtaz Qadri sia un eroe, e hanno già firmato una petizione che chiede la condanna del governo pakistano. Un negoziante musulmano di Glasgow è stato ammazzato dopo che aveva augurato ai cristiani una Buona Pasqua. Ucciso da musulmani che hanno condannato il suo amore per le persone di altre fedi”.

Chowdhry punta il dito contro le “corti della Sharia” in Europa:

“Troppe nazioni in Europa hanno permesso a corti della Sharia di esistere a fianco dei tribunali regolari. Benché le decisioni di queste corti, nel Regno Unito, non abbiano alcun valore di precedente legale, sfortunatamente i musulmani rispettano queste decisioni, che fomentano il loro fervore religioso. Il processo per il divorzio sotto la Sharia è troppo facile ed è sfavorevole alle donne. In Gran Bretagna abbiamo molti incidenti che hanno come vittime bambini e donne causati da gang musulmane. La polizia rifiuta di etichettare queste squadre come pakistani musulmani e ancora parla di esse solamente come di “pakistani”, benché il cento per cento di queste sia musulmano. Il rifiuto di chiamare le cose con il loro nome consente all’ingiustizia di perpetrarsi”.