Paolo Guzzanti sul Giornale: “Il Dc Matteo Renzi espugna il fortino del Pci”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Novembre 2013 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA
renzi

Roma, aperta la nuova sede di Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – Matteo Renzi batte l’apparato e vince nei circoli del Pd. Che sul caso Cancellieri è a un passo dall’esplosione. Alfano parte dal 7%, ma insulta subito gli ex amici.

Scrive Paolo Guzzanti sul Giornale:

Una volta si chiamavano «comunisti di sagrestia» quei democristiani di si­nistra che sembravano figli di Palmi­ro Togliatti. Oggi si potrebbero chia­mare «democristiani della Lubianka» i nipoti di Berlinguer che hanno scelto un ex democri­stiano come loro segretario. È fantastico: se ven­ticinque anni fa ci avessero detto che i cloni di Fanfani, Moro e Andreotti avrebbero conqui­stato il Partito comunista, ci saremmo messi a ridere. Nessuno avrebbe osato scrivere un ro­manzo di fantapolitica del genere, neanche Gianfranco Piazzesi che nel 1974 ebbe un suc­cesso enorme con Berlinguer e il Professore che pubblicò come opera anonima.

Oggi non resta che prendere atto. Forse chi è giovane non può rendersi conto della portata di un evento come quello della conquista del­l’apparato che fu comunista da parte di un ram­pollo della democristianeria. Ormai le spore dello Scudo crociato stanno agendo come quel­le degli alieni immaginati negli anni Cinquan­ta: entravano nei corpi altrui, penetravano le menti e ne prendevano possesso. Certo, anche Letta, Alfano e Lupi vanno forte in questa mar­cia verso il potere, ma quel che ha realizzato ieri il sindaco di Firenze lo impone come campio­ne: ha spazzato via l’apparato comunista e ha fatto perdere le staffe a D’Alema, affacciandosi sulla scena politica nazionale come Attila trave­stito da Fonzie.

Certo, la sua vittoria non è ancora definitiva e non lo sarà formalmente prima dell’Immacola­ta, perché devono ora votare i non tesserati. Ma intanto ha liquidato l’eredità della scuola delle Frattocchie e questo è un fatto storico anche perché da adesso saranno problemi amarissi­mi per Enrico Letta, dal momento che Renzi non sa che farsene della segreteria e punta co­me un siluro direttamente su Palazzo Chigi che vorrebbe espugnare come Lenin espugnò il Palazzo d’Inverno, sia pure per mano armata di Trotsky (…)

Per sferrare l’attacco finale Renzi ha bisogno di Berlusconi fuori gioco, con­vinto come è di essere lui un «berlusco­nino ». Dunque il suo tasso di antiberlu­sconismo mediatico è destinato a rag­giungere livelli incendiari per dimostra­re di essere un originale e non una co­pia. Arduo programma. Certamente fa­rà leva sul Nuovo centrodestra bran­dendo su qu­ei parlamentari la clava del­la sopravvivenza politica dopo una tor­nata elettorale in cui non si faranno pri­gionieri. Renzi promette di essere il Na­tale per molti tacchini. Intanto i suoi, non fanno mistero di una vocazione se­cessionista: portarsi via il bottino del centro lasciando D’Alema e Vendola a battere i denti: anche in questo si vede il democristiano di razza, pronto a fracas­sare le ossa altrui per assicurarsi il pote­re che logora chi non ce l’ha.

(…) Ren­zi è invece sicuro di essere cool , fico e an­zi irresistibile mantenendosi a una die­ta leggerissima di contenuti ma ben za­vorrata di chiacchiere. Cioè agli antipo­di della tradizione delle Botteghe Oscu­re dove dominavano i sardo­ liguri-pie­montesi: gente di poche parole ma den­se. Con Renzi, il palazzo che fu di Gram­sci, Togliatti, Longo, Berlinguer, Natta e Occhetto è ora espugnato e sulla torre sventola il vessillo di don Sturzo in ver­sione pop.