Patrimomiale, torna l’incubo. Il Governo ci pensa? “Sarebbe una tragedia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Maggio 2015 - 07:32 OLTRE 6 MESI FA
Patrimomiale, torna l'incubo. Il Governo ci pensa? "Sarebbe una tragedia"

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan (foto Ansa)

ROMA – Dopo mesi che non si parlava di patrimoniale, la parola che tanta paura fa agli italiani è riapparsa a caratteri quasi cubitali in mezzo a una pagina del Corriere della Sera, pronunciata da due firme di prestigio, Massimo Fracaro e Nicola Saldutti, due studiosi fuori dal coro del conformismo bancario che paralizza la politica.

Il ragionamento un po’ criminale dei politici e dei mega tecnici che  Massimo Fracaro e Nicola Saldutti denunciano è raccapricciante: per sanare i debiti dello Stato, accumulati per finanziare sprechi e ruberie, rapiniamo i cittadini, così potremo ripartire da zero e ricominciare a rubare e sperperare, senza più l’assillo dei parametri del Fiscal Compact. Restano delusi e spaventati i tanti che pensavano allo scampato pericolo senza accorgersi che l’Imu e mutazioni e le altre gabelle sulla casa e non solo che ci tartassano sono tante patrimoniali non dichiarate.

Il titolo del Corriere della Sera all’articolo di Massimo Fracaro e Nicola Saldutti è duro e secco:

“La tentazione sbagliata della patrimoniale”.

Lo svolgimento del tema segue un ritmo incalzante e anche un po’ angosciante:

“La tentazione è forte. La ricchezza finanziaria e immobiliare delle famiglie [italiane] supera gli 8.000 miliardi (vale la pena ricordarlo spesso accumulati con grande fatica ed enorme pazienza).

Il ragionamento che di tanto in tanto affiora è più o meno questo: prendiamo la ricchezza degli italiani, immaginiamo un prelievo forzoso, e con questo intervento, come per magia, il debito potrebbe essere fortemente ridotto. Una parola, la patrimoniale, che si presta a numerosi equivoci: un capannone, la prima casa vanno considerati? Qual è il limite tra grandi e piccoli patrimoni?

Di tasse patrimoniali, anche se nessuno ha mai avuto il coraggio di chiamarle con il loro nome, gli italiani ne pagano già molte. Alcuni esempi:

1. la vecchia Imu e la nuova Tasi (la tassa sui servizi indivisibili) altro non sono che imposte patrimoniali. Il loro importo, infatti, dipende dal valore delle rendite catastali.

2. l’imposta di bollo del 2 per mille sugli investimenti finanziari (dai titoli di Stato, ai fondi, dalle obbligazioni ai depositi) altro non è che una patrimoniale mascherata.

Quando si parla di interventi straordinari, la memoria corre ancora al ’92, al prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti, una scelta dolorosa adottata dal governo Amato in piena tempesta valutaria come misura d’emergenza in grado di arginare le preoccupazioni sulle finanze pubbliche.

Ma la patrimoniale di allora è servita a qualcosa?

Nell’immediato sì, ma il confronto numerico è impietoso. Allora il rapporto tra debito e Pil era pari al 105%. Oggi, nonostante un aumento della pressione tributaria del 3%, abbiamo superato la soglia del 135%.

[Ci vuole] una drastica cura dimagrante della spesa pubblica, il gettito straordinario della patrimoniale svanisc in un battibaleno.

La tentazione della patrimoniale ha molti sponsor.

È uno slogan, quello della patrimoniale, che fa presa, suona bene come provvedimento redistributivo.

Però non è detto che sia così. Il tema, è questo: stabilire il confine a partire dal quale un patrimonio può essere considerato grande.
Si devono tassare anche i titoli di Stato e i terreni agricoli? Solo le attività finanziarie oppure gli immobili?

Senza contare che su molte case i contribuenti stanno pagando un mutuo. Si finirebbe per tassare il debito invece della ricchezza. Il bersaglio, quando si parla di tasse e imposte, difficilmente viene centrato.

Qualche anno fa il Governo Monti introdusse una super prelievo sulle barche più grandi: le imbarcazioni cambiarono porti d’attracco, si spostarono all’estero e il gettito fu risibile [e un intero settore industriale da alcuni miliardi di euro, quello della nautica da diporto, fu polverizzato].

Uno scenario che, in caso di patrimoniale, non stenterebbe a ripetersi, vista la rapidità con cui i capitali si muovono.

Più di qualcuno evoca tra i principi ispiratori il pensiero di Luigi Einaudi. Come ha spiegato Francesco Forte, Einaudi ha sempre avversato chi voleva tassare il risparmio perché si sarebbe così creata una doppia imposizione, prima sul reddito, poi sui suoi frutti (accantonati per il futuro).

E l’Italia, in una fase come questa, non può permettersi di ipotecare il futuro delle famiglie. Sarebbe illusorio immaginare che con una patrimoniale le altre imposte possano calare”.