Pm insulta carabiniere che gli chiede i documenti: caso archiviato

di Silvio De Santis
Pubblicato il 19 Luglio 2016 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA
Pm insulta carabiniere che gli chiede i documenti: caso archiviato

Il Giornale: Pm insulta carabiniere che gli chiede i documenti, caso archiviato

PALERMO – Secondo Il Giornale, che cita come fonte il sito Grnet, un pubblico ministero ha insultato un carabiniere solo perché gli chiedeva i documenti. Il carabiniere ha denunciato il magistrato, ma i colleghi del pm hanno archiviato il caso. Questa, secondo Claudio Cartaldo del Giornale, è la ricostruzione del fatto e della sua mancata evoluzione processuale:

“Ma vaffanculo”, è l’offesa rivolta dal pubblico ministero all’appuntato. Un insulto che il carabiniere ha ritenuto di dover denunciare alla procura della Repubblica di Palermo. E che i pm non hanno mancato di archiviare, salvando il collega dal processo.

È questa la sintesi della vicenda che ha investito la procura di Palermo e un appuntato del reparto scorte della città palermitana. Ma facciamo un passo indietro. È dicembre 2015 quando il giudice in questione entra nell’area blindata della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo senza usare il badge. L’appuntato, non conoscendo di vista il pm, non poteva chiudere un occhio. E così ha chiesto più volte i documenti alla toga, evidentemente infastidita da tanta insistenza. E così, dopo aver rifiutato l’identificazione, ha apostrofato il militare, dicendo: “Vaffanculo”.

La vicenda, come scrive il sito di informazione su sicurezza, difesa e giustizia grnet.it, sarebbe stata confermata anche da altri tre carabinieri presenti al momento dell’insulto e anche dal pm stesso nella relazione di servizio.

Ma non è bastato. La procura di Caltanissetta cui è stato inviato il fascicolo, infatti, ha deciso che non è possibile punire il pubblico ministero, chiedendo l’archiviazione del caso. Il motivo? Il militare avrebbe sbagliato a insistere nel chiedere i documenti “quando appariva ormai chiaro che si trattava di un magistrato e quando lo aveva certamente valutato come un soggetto inoffensivo dal punto di vista della sicurezza del magistrato da lui protetto”.