Poligono del Giappone, la pianta che sfascia le case minaccia Milano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2014 - 11:31 OLTRE 6 MESI FA
Poligono del Giappone, la pianta che sfascia le case e minaccia Milano

Poligono del Giappone, la pianta che sfascia le case e minaccia Milano

MILANO – Le case della città di Milano sono minacciate dal Poligono del Giappone, una pianta che aggredisce gli edifici e ne corrode il cemento. La pianta orientale è particolarmente invasiva: risale i corsi d’acqua e penetra in cemento e asfalto. Inutili diserbanti e veleni, l’unica soluzione è eliminare le radici e bruciarle perché non si riproducano.

Paola D’Amico sul Corriere della Sera scrive:

“Non c’è modo di eradicarla, resiste a tutti i diserbanti e le risorse per contenerne l’espansione sono poche. Si chiama Poligono del Giappone, ama l’acqua e le zone freddo-umide, ed è arrivata anche a Milano. È stata individuata nel Parco Adda Nord, nel Parco del Ticino tra Gallarate e Malpensa, a Vigevano, durante la posa di un metanodotto, a Tradate nel Parco Pineta, nel parco di Monza e ora anche alla periferia Est di Milano, dove il Lambro scorre tra ciò che resta dell’ex stabilimento Innocenti di Lambrate e il nuovo quartiere Rubattino”.

La pianta fu importata in Europa nell’800 e da allora si riproduce:

“Nel Regno Unito, dove molte case sono dotate di un giardino, le proprietà invase da questa specie si svalutano di 30.000 sterline e le banche tolgono le ipoteche. «Il problema c’è ed è quasi impossibile controllarlo», titolava il Daily Telegraph lo scorso luglio. «Coppia costretta a demolire la casa dopo l’invasione del Poligono del Giappone», faceva eco il Daily Mail. E pensare che il Japanese Knotweed (Reynoutria japonica ) fu importato proprio in Inghilterra negli anni Venti dell’800, gli fu addirittura conferito un premio come miglior pianta ornamentale e dalle sue radici in Oriente estraggono un potente antiossidante (il resveratrolo, lo stesso dell’uva). Oggi, invece, è una pianta killer, che è reato anche solo sfalciare, perché come un «alien» si riproduce da minuscoli frammenti”.

Un workshop ha riunito gli esperti europei a Zurigo per decidere cosa fare contro l’invasione, spiega Gabriele Galasso, botanico del Museo di Storia Naturale di Milano:

“«Si presume che abbia degli antagonisti che qui non ci sono, incluso un insettino – spiega Gabriele Galasso, botanico del Museo di Storia Naturale di Milano, l’esperto coinvolto nel gruppo di lavoro internazionale -, che però non sappiamo cosa potrebbe fare inserito in un ambiente diverso». Si pensi ai danni che il tarlo asiatico, o cerambice dalle lunghe antenne (Anoplophora chinensis. ) sta facendo ai nostri boschi”.

E aggiunge:

“«Introdotta intorno alla metà del XIX secolo come pianta ornamentale – aggiunge il dottor Galasso -, è stata in seguito coltivata anche al di fuori di parchi e giardini per interventi di consolidamento del suolo. La sua presenza allo stato spontaneo è documentata dal 1875, e da allora ha iniziato ad espandersi in modo allarmante»”.

La pianta che minaccia Milano e l’Europa si è evoluta da quell’unica piantina originale che fu importata dal Giappone secoli fa:

“Prima che se ne comprendesse la pericolosità (i suoi fusti bucano l’asfalto e l’unica soluzione è scavare in profondità, rimuovere i rizomi e bruciarli), fu anche importata una specie con foglie più grandi (Reynoutria sachalinensis ) che ha generato un ibrido bohemica , più forte e invincibile dei suoi genitori. Quella che sta crescendo al Rubattino. La stessa che Galasso aveva individuato per la prima volta nell’87 insieme a colleghi fiorentini e ad esperti del Corpo Forestale dello Stato, a Subbiano, in provincia di Arezzo, dove scorre l’Arno”.